Rosario Crocetta sul lettino di Freud: “Resti a Vienna per il bene suo e dei siciliani…”

18 novembre 2015

Il presidente della Regione siciliana, in crisi d’identità (a quanto pare avrebbe dimenticato di aver regalato al governo Renzi oltre 5 miliardi di Euro), si è recato a Vienna dal celebre psicanalista. Siamo riusciti a intercettare il dialogo tra Freud e Rosario da Gela. Eccolo

Si sta da cani  su questo divano dottor Freud, perché ha tolto quello di prima? Era così comodo!

Perché  perché … ci si è addormentato subito sopra all’inizio della nostra prima  seduta e io, per deontologia professionale, non l’ho svegliato e mi sono sorbito un’ora dei suoi incubi, con urla, frasi sconnesse, tarantolio e russamento… E poi quei nomi strani… Cracolix, Lup mann, lo Scardinale, la Dalìa o Dalila, non era chiaro. Il suo caso clinico è assai interessante, ma lei deve restare sveglio, se vuole guarire dai suoi incubi. Deciderò io quando deve dormire Cominciamo?

D’accordo.

Mi  parli di sé.

Ecco, io credo di essere il presidente della Regione siciliana. E’ grave?

Dipende. Ci sono vari gradi di gravità. Se lei è veramente il presidente della Regione, visto il suo stato psicofisico, la cosa è grave, soprattutto per i siciliani. Se invece è una sua mania, sono fatti suoi. C’è però una terza possibilità. Lei potrebbe essere vittima di un grave caso di sdoppiamento di identità.

E cioè?

Lei potrebbe  essere veramente  il presidente di quella Regione e non  crederlo possibile.

Dottore, lei è veramente un genio. E’ proprio questo il punto. Io nel mio subconscio stento a credere che ci possano essere persone ragionevoli che mi abbiano votato, perché, sempre nel mio subconscio, so con certezza di essere una perfetta nullità. E però ci sono momenti in  cui mi convinco che è successo.

Quali momenti?

Le faccio un esempio. Ogni mattina arriva sotto casa mia una macchina  piena di uomini che non conosco, sembrano poliziotti; si piazzano lì e aspettano.

Aspettano?

Si, aspettano che io scenda.

 E lei scende?

E perché scende?

Perché, perché… Perché io appena li vedo mi convinco che sono venuti per portarmi via per sottopormi a un Trattamento sanitario obbligatorio, e io che odio essere oggetto di violenza , scendo e mi consegno.

E poi che succede?

Avviene una specie di transfert.

Questo lo lasci giudicare a me!

Mi scusi dottore, ma è un vero transfert. Vengo portato in un antico palazzo, e fatto scendere dalla macchina. Poi vengo scortato fino a una stanza piena di donne

Di donne?

Sì. Hanno tutte la gonna scura e i capelli tinti di rosso, lunghi e crespi. Sono tante, ma sembrano gemelle, quasi la stessa persona che si moltiplica. E tutte mi  sorridono. Ognuna di loro ha in mano una  o più carpette rosse. Mi fanno sedere a un lungo tavolo e si siedono pure loro, tutte intorno a me. Mi sorridono  ancora e…

E poi?

Da fuori, dalla piazza, comincia a levarsi un brontolio sordo e ritmato, in crescendo.

Interessante! E poi?

Coraggio!

Le donne…M i …mi…molestano…

In che senso?

Mi costringono a leggere quelle carte. Il brontolio fuori diventa un urlo agghiacciante. Sembra di essere alla partita di calcio, allo stadio. Le donne, insistono,devo leggere le carte, io però non ci capisco niente, niente di niente, ma loro dicono che sono cose importanti… Poi si fanno più vicine e mi mettono in mano… No! No!

Si  calmi.  Un bel respiro. Ecco. Che cosa le mettono in mano? Feticci? Icone sessuali?

No, no

Sculture falliche?

NO! NO!

Si calmi, si calmi. Un altro  bel respiro. E dunque?

Una penna Bic, mi mettono in mano un penna Bic senza cappuccio.

Una penna Bic. Strano, molto strano. E’ una perversione che ignoravo, e dire che di casi clinici ne ho visti tanti! Una penna a sfera! E lei come reagisce?

A quel punto io non sono più padrone di me stesso!

Diventa violento, aggredisce le donne?

No, firmo. Firmo tutto quello che mi dicono di firmare. Ah! dottore, non so che cosa mi fanno fare! E fuori il frastuono diventa un boato disumano. Riesco a capire qualcosa, del tipo “Quel minchione finalmente ha firmato”. Inneggiano a una certa Messalina, la loro protettrice, sarà  una dea locale. “Siamo a posto – dicono – siamo a posto  per un altro anno!”. Segue un silenzio innaturale. Che significa tutto questo, dottore?

Siamo alla prima seduta. E’ presto per una diagnosi, ma così su due piedi, mi sento di potere dire che siamo di fronte ad un caso di analisi interminabile e che lei deve rimanere qui a Vienna a tempo indeterminato. Per il bene suo e dei siciliani. 

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