Terra e Liberazione: “In Sicilia un’Autonomia vigilata”

27 ottobre 2015

Continua il nostro viaggio nel mondo dell’indipendentismo siciliano. Oggi è la volta di un movimento unico nel suo genere. Con loro parliamo di tutte le bugie neo-coloniali che riguardano la nostra regione, ma anche di mafia, antimafia, di massomafie e del 1992. E, ancora di Muos, di Statuto e del futuro di una Sicilia che non può non passare da una Assemblea Costituente del Popolo Siciliano

Continua il nostro viaggio nel mondo dell’indipendentismo siciliano. Abbiamo cominciato con Pippo Scianò, leader del Fronte Nazionale Siciliano (qui potete leggere l’intervista). Oggi ci spostiamo da Palermo e Catania per incontrare gli esponenti di Terra e Liberazione

Un movimento che , nel panorama politico-culturale della Sicilia contemporanea, è, decisamente, un caso unico. Non fanno “proclami”, non fanno “proselitismo”, dichiarano dalla cima dell’Etna “la secessione dagli eventi dello spettacolo neocoloniale”. La loro filosofia è chiara: “La vita quotidiana è il principale strumento di r/esistenza politica, l’essenza del cammino di liberazione del Popolo siciliano. Se capisci veramente una bolletta dell’ENEL diventi indipendentista…”. Diffondono le loro idee attraverso un Istituto culturale, una rivista di sintesi e un blog www.terraeliberazione.wordpress.com.
L’unica uscita pubblica regolare della ‘Fratellanza- così di definiscono- è l’annuale commemorazione dei caduti per l’Indipendenza, che si tiene il 17 Giugno- anniversario dell’assassinio dello storico leader dell’Evis, il professor Antonio Canepa-  a mezzogiorno esatto, al Sacrario del Cimitero monumentale di Catania, secondo un rituale codificato.

Se capisci veramente una bolletta dell’ENEL diventi indipendentista…

Il loro simbolo ufficiale è costituito dalla Triskeles cosmica al centro della Galassia M33. Nelle manifestazioni pubbliche è stata adottata la Bannera gialla con la Triskeles: quella della Rivoluzione dei Fratelli Siciliani del 1837, affiancata alla Bannera classica “che, al di là delle origini mitostoriche, fu concepita da Attilio Castrogiovanni intorno al 1943”.
I suoi militanti hanno operato e operano, “senza spillette” , in diversi movimenti di r/esistenza civile: contro la militarizzazione, contro il razzismo, contro i velENI, contro i “Ladri di Vento, Sole, Boschi, Monnezza…della false energie pulite: rinnovabili sono solo i profitti coloniali…”. Ma anche su temi locali e di “solidarietà diretta e silenziosa”.
Secondo Wikideep, che cita  Pino Aprile “Terra e LiberAzione” è una lobby-gruppo di pressione… – Loro non confermano, né smentiscono, ma sullo scrittore meridionalista hanno una idea precisa: “Pino Aprile è un equivoco, una falsa flag, una invenzione editoriale dell’unitarismo sofisticato: le cose che riporta nei suoi libri hanno un vasta circolazione, e questo è il dato positivo. Il vero storico delle Due Sicilie è il nostro maestro Nicola Zitara: al momento non ne esistono altri, ce ne saremmo accorti!”.
Considerano il “sicilianismo” una forma di polmonite di una sana Sicilianità: emancipata dall’ossessione unitarista (A.Gramsci), dalla Sindrome di Fanon (N.Turco), dal mezzogiornismo sudicio (N.Zitara).

L’intera classe dirigente della Riserva SicilIndiana: una palude di broker, ascari e mercenari

Alle nostre domande rispondono: Mario Di Mauro, Stefano Fiamingo e l’ing. Giuseppe Mignemi (ha 91 anni, è l’ultimo dei “ragazzi di Canepa”, tuttora attivissimo all’Istituto, di cui cura l’Archivio storico).RANDAZZO

Quando nasce Terra e LiberAzione?
(MDM): “Il gruppo originario prende forma all’inizio degli anni Ottanta, da un bilancio critico e autocritico dell’esperienza condotta nel movimento antimilitarista contro l’installazione dei 112 missili atomici americani a Comiso; e da una riflessione in profondità sul nostro impegno antimafia nella Piana di Catania e nel Sindacato (CGIL). Nasciamo da una ‘uscita organizzata’ dal partito di Democrazia proletaria, con alcuni innesti provenienti dall’associazionismo cattolico: il gruppo venne raggiunto da Natale Turco (1922-1987), il più grande storiografo indipendentista del Novecento, già fondatore di ‘Sicilia Rossa’ nel 1944, organizzazione trotskista che fiancheggiava l’EVIS di Canepa. Avevamo una Radio libera e un Centro culturale: tutto venne assorbito da Terra e LiberAzione. Non abbiamo mai rinnegato il valore dell’esperienza in Democrazia proletaria, l’unico partito che si diede una struttura federale che riconosceva il diritto all’Autodeterminazione dei Popoli storici: Democrazia Proletaria Sarda, per esempio, era indipendentista. Abbiamo provato a spiegarlo ai nostri compagni d’allora: avevamo più attenzione a Roma e Milano che non a Catania e Palermo!. Siamo usciti, rischiando tutto: ci davano “due anni di vita, politicamente parlando”. Noi siamo qui, vivi e vegeti… su un cammino che vuole aprire una strada a chi verrà dopo, considerato che 30 anni fa non abbiamo trovato niente!. Ne abbiamo viste e fatte di tutti colori, ma il bello deve venire.

Non abbiamo mai rinnegato il valore dell’esperienza in Democrazia proletaria, l’unico partito che si diede una struttura federale che riconosceva il diritto all’Autodeterminazione dei Popoli storici.

 

Da dove nasce il nome Terra e LiberAzione?
(MDM): “Bella domanda. Lo abbiamo capito dopo…E’ lui, il “nome”, che ha trovato noi!. La composizione sociale del gruppo, a forte prevalenza operaia e bracciantile, si incontrò con una certa suggestione neo-zapatista ante litteram da parte della componente studentesca… Il seme è ”Tierra y Libertad”, viene dal Messico…ma viene sviluppato ben presto in forme originali”.
(SF): “Hanno provato a rubarcelo questo nome, diverse volte…Ormai è tutelato a ogni livello legale, ma in quegli anni non lo era…E comunque ci provano, in internet: ma li becchiamo subito, coi motori di ricerca è facile, anche se non è facile individuare nickname e troll…Al resto ci pensa il nostro Ufficio Legale, un punto di forza del Cammino, fanno miracoli!.

siciliaindipendente
E’ opinione diffusa che una Sicilia indipendente sarebbe povera…Cosa rispondete?
(SF): “Si, povera e periferica, ed anche abitata da mafiosi, selvaggi e cafoni irredimibili. Queste sono le pillole scadute, idiotizzanti, che lo Spettacolo neocoloniale fa ingoiare fin da bambini ai Siciliani, trasformandoli in ‘Taliani. Uno Spettacolo totalitario fondato su 4 Menzogne e su un Apparato deformativo da Grande Fratello orwelliano. Qui, se dici che “2+2 fa 4” entri subito nel loro Programma di isolamento ed epurazione. Lo Spettacolo neocoloniale, ammucciando e mascariando la Verità siciliana, sradica i Siciliani dalla loro stessa Geografia, dalla Storia millenaria di cui sono incosciente “eredità”, e dalla Conoscenza dell’immane Ricchezza che farebbe dell’Arcipelago siciliano, in meno di dieci anni, una Potenza da G20.
(MDM): “E’ ovvio che il colonizzato si percepisca povero per natura, periferico per geografia. Se non fosse così, il nostro cammino di Liberazione non avrebbe motivo di esistere. Faremmo altro!. Quando parliamo della Questione Siciliana descriviamo l’irrisolto problema della Sovranità del Popolo Siciliano sulla propria Terra di appartenenza e di Vita. Sovranità politica sul suolo, sul sottosuolo, sulle acque territoriali e sul corrispondente spazio aereo: 45.000 kmq, al centro del Corridoio mediterraneo che collega l’Oceano Atlantico e l’Oceano indiano: dal quale transita un terzo del commercio mondiale!. Altro che “periferia”!. La “periferia” ce l’hanno nel cervello ed è il risultato di una allucinazione collettiva prodotta dallo spettacolo neocoloniale. E quello che proponiamo noi, come primo passo pratico, è la restituzione del Sistema-Sicilia alla Normalità: quello che vale per l’Islanda, per l’Irlanda o per Malta, per fare qualche esempio, vale anche per la Sicilia. Ci sembra normale, anormale è la condizione neocoloniale che ci sta strozzando.

E’ ovvio che il colonizzato si percepisca povero per natura, periferico per geografia. Altro che “periferia”!. La “periferia” ce l’hanno nel cervello ed è il risultato di una allucinazione collettiva prodotta dallo spettacolo neocoloniale.

Come definite la Questione Siciliana?
(SF): “Quando parliamo della Questione Siciliana descriviamo, in primo luogo, la sofisticata e capillare Macchina di compressione e svuotamento neocoloniale che domina, avvilisce e avvelena uno strano e originale “Popolo”. Un “composito multietnico” specifico, né migliore né peggiore di altri, plurale nella sua unitarietà di biostorica concrezione in forma di “Popolo”…laddove la Geografia ha fatto e fa, comunque, la Storia. E’ la Sicilia a fare i Siciliani. Altra cosa è l’esserne consapevoli: questo “Popolo” oggi è una palude familistica, clanica, tribale…e perfino queste arcaiche e nobili forme sociali tendono all’implosione e al delirio egotico.
(GM):”Sul piano della struttura sociale, del “metabolismo” come ha scritto Mario, la tragedia siciliana è la tragedia dell’emigrazione di massa che svuota interi paesi e inghiotte intere generazioni…E l’emigrazione si porta via anche l’unica possibile base sociale per il nostro Discorso…
(MDM): “ La Sicilia post-annessione, sottoposta all’embargo, bombardata dal mare dalla flotta militare dell’Italia una e fatta (Settembre 1866), diventa ben presto una fabbrica di figli, che produce, tra una ondata migratoria e l’altra, una selezione genetica al contrario; in compenso abbiamo stabilito perfino il record europeo di consumo di psicofarmaci!. E’ il circolo chiuso della miseria. O lo spezziamo o ci spezza iddhu. Ma come? Senza scuole e università, massmedia e chiese, partiti e sindacati, rockstar e pornostar in Lotta per la Sovranità nella Verità?.

La Massomafia, è solo una frazione che funziona come società di servizi sul mercato mondiale e ascensore sociale, una puttana figlia della cosiddetta “Unità d’Italia” imposta dagli anglo-piemontesi nel 1860.

“La palude neocoloniale in cui siamo sprofondati potrà essere bonificata solo da una ‘Comunità di Destino’ che riconoscerà se stessa riconoscendo i suoi veri nemici, per dirla con Paul Eluard: nemici esterni, geopolitici per capirci; e interni, la borghesia compradora, dell’intermediazione, del brokeraggio, degli intrallazzi e delle carriere servili, di cui la mafia, e manco tutta, per la precisione la Massomafia, è solo una frazione che funziona come società di servizi sul mercato mondiale e ascensore sociale, una puttana figlia della cosiddetta “Unità d’Italia” imposta dagli anglo-piemontesi nel 1860.
E la mafia?
“La Mafia S.p.A. è una frazione della borghesia compradora isolana, la più dinamica; l’unico vero modello vincente per salire sull’ascensore sociale; l’altro è l’emigrazione: cu nesci arrinesci. Nella Catania di fine anni Settanta, sull’onda lunga del Sacco urbanistico, per esempio, quel genio “proletario” di Jimmy Miano fonda –in alternativa a Cosa Nostra- il Partito Armato dei Cursoti e ne trapianta un ramo a Milano. Fu un modello vincente di ascesa sociale: ma quei ragazzi ne avevano un altro?. La Mafia moderna è nata nel 1860, con l’invasione anglo-piemontese, finirà quando con le budella dell’ultimo mercenario impiccheremo l’ultimo mafioso: il mafioso che è in noi!. Ma la Mafia S.p.A. non è quella carnevalata dei pizzini analfabeti ammucciati nelle masserie del Vallone o della nostra Piana…Cercatela a Londra, alle Isole Cayman, la testa della Piovra: qui non c’è…La Mafia SpA andrebbe “yakusizzata” sul modello giapponese!.

Ma la Mafia S.p.A. non è quella carnevalata dei pizzini analfabeti ammucciati nelle masserie del Vallone o della nostra Piana…Cercatela a Londra, alle Isole Cayman, la testa della Piovra: qui non c’è…

Che dire, invece dell’Antimafia?
“L’Antimafia professionista, che denunciamo dal 1985, è un braccio armato delle Massomafie tosco-padane. Non partecipiamo al carnevale dell’Antimafia delle collusioni fotografiche in associazione mafiosa!… La Lotta di Classe per l’Indipendenza del Popolo siciliano distingue anche nella stratificazione sociale del “fenomeno mafioso”: la Lotta contro la Mafia è una cosa seria. L’Antimafia, al momento, è poco più di un alibi per rastrellare capitali e cannibalizzare imprese produttive “concorrenziali” che vengono regolarmente fatte fallire (su 1600 imprese “mafiose” statalizzate, ne funzionano solo una dozzina: quelle che sarebbero rimaste in piedi anche da sole!). Con tanto di magna-magna legalizzato. E quando lo urlavamo noi ci prendevano per pazzi!.

L’Antimafia, al momento, è poco più di un alibi per rastrellare capitali e cannibalizzare imprese produttive “concorrenziali” che vengono regolarmente fatte fallire

Che consideriate l’attuale Regione Siciliana del tutto fallita e del tutto non “riformabile” lo diamo per acquisito, ma cosa ne pensate dello “Statuto” siciliano?
(SF): “Nel deserto sociale che avanza, dobbiamo come prima cosa riconoscere che un ciclo storico si è chiuso: un giro a vuoto lungo 70anni. Comincia dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale –in cui, a proposito di “periferia”- l’Operazione Huski è la chiave di volta dell’intero Conflitto Globale- e si conclude del tutto, in realtà, nel 1992. E’ il ciclo storico che possiamo definire dell’ ‘autonomia vigilata’, legittimato da uno Statuto che, del tutto dal 1992 vale meno di certi Trattati di Pace tra il Governo di Washington e le Nazioni indiane.

1992: Maastricht, le stragi politiche di Capaci e via D’Amelio in Palermo, l’Operazione Britannia. E altri fatti che non vengono ancora letti nella loro giusta luce.

(MDM): “Lo Statuto si trascina come un povero zombi che implora il seppellimento. Magari lo lasceranno moribondo, come comodo alibi dell’incapacità dei Siciliani bisognosi di Roma e di Bruxelles…nel Carnevale settennale dei “Fondi comunitari”, dei Bandi per Banditi, delle carte che figliano carte: una elemosina tossica che andrebbe rifiutata o canalizzata, al massimo, in un normale Istituto di Mediocredito alle Imprese vere. Lo Statuto, prima del tutto ignorato, ora viene impugnato, da taluni, più o meno a spezzatino, ora da questo ora da quello: fondano partitini senza capo né coda, cercano “la-Vi-si-bi-li-tà”, sbagliano pure i conti, invocano l’intervento dell’Esercito per difendere i Siciliani dall’invasione (televisiva) dei profughi, scampati alla Politiguerra dell’imperialismo euro-americano e dei suoi soci arabi ubriachi di petroldollari… Ma cosa potremmo fare insieme a gente di questo tipo?. C’è perfino chi invoca l’applicazione dello Statuto contro l’inesistente “Teoria Gender”, e magari a favore del bullismo e della discriminazione sessuale nelle Scuole dell’Isola!. Non ci facciamo mancare niente!.
All’Autonomia fallita –concessa in malafede- seguirà il Commissariamento permanente legittimato attraverso periodiche elezioni coloniali. L’unica “lista utile” sarebbe quella per lo scioglimento della Regione e l’indizione dell’Assemblea Costituente del Popolo Siciliano. Un governo di transizione, di grosse koalition, dovrebbe assicurare la normale amministrazione (che, di per sé, sarebbe già “rivoluzionaria”!). Questa è la nostra proposta: non ce ne saranno altre.

L’unica “lista utile” sarebbe quella per lo scioglimento della Regione e l’indizione dell’Assemblea Costituente del Popolo Siciliano

Vi chiedo qualche chiarimento, anche tecnico, sulla definizione di “Autonomia vigilata”…
(GM): “Basta leggere l’Art. 1. L’unico che sia stato applicato regolarmente, ogni giorno. Autonomia vigilata e subordinata a Roma, perché il colonizzato è un mezzo ritardato incapace di camminare da solo nella Vita; uno Statuto, di natura formalmente “pattizia”, che venne comunque del tutto sterilizzato, già negli anni Cinquanta, malgrado o forse proprio perchè fu veramente conquista de facto di indipendentisti come il professore Antonio Canepa, fondatore dell’EVIS, che ci rimise la vita, e di molti altri Siciliani coraggiosi…
(MDM)– L’”Autonomia vigilata” divenne ben presto la foglia di fico di un compromesso moderato semplice ed efficace: mano libera al notabilato politicante e affaristico, ascaro di “Roma”, nel riciclaggio clientelare e parassitario della spesa pubblica, in cambio di voti e controllo sociale, modello “riserve indiane”: al resto ci pensava l’emigrazione di massa, una vera e propria selezione genetica al contrario, una “secessione dei migliori”. Un etnocidio sofisticato completato dalla “società dello spettacolo”. Il sicilianoide medio di oggi è del tutto un colonizzato irrecuperabile, è il tipo sociale selezionato nel ciclo storico della falsa “Autonomia vigilata”.

Palazzo d'Orléans, sede della Presidenza della Regione
Palazzo d’Orléans, sede della Presidenza della Regione Siciliana

Uno dei luoghi comuni sulla Sicilia, tra visioni da cartolina e paesaggi di monnezza e case abusive, recita “la litania colonialista delle 33 dominazioni”, come la definite voi…
(MDM): “ L’espressione “litanìa” fu introdotta da Carlo Muratori, Artista siciliano di visione profonda, relatore a diversi nostri Cuncumi. La Civiltà Siciliana ha radici plurimillenarie, i suoi Grandi Antichi sono come i sogni,… Questa Storia puo’ essere ricostruita solo dal Cammino di Liberazione: è una Storia ammucciata, mascariata, sbiancata, distorta…da un intero Apparato dello Spettacolo neocoloniale. In ogni caso: i Sikani, i Siculi, i Sikeliani, i Siqillyani, i Siciliani, e chissà, domani i Sicilians…di cui non siamo gli “eredi”, ma l’Eredità stessa; il semplice rosario dei nostri nomi demotici restituito alla Verità ad onta della litanìa mistificante delle “dominazioni”: un solo frammento di queste Imago può ridurre la Società dello Spettacolo neocoloniale e il suo circo di “eventi” a un idiota rumore di fondo, increspato da continui cambi di quinte su una invariante scena tragica, e di pupi e di pupari, e di iene e di sciacalli, e di ominicchi e quaquaracquà, attenti al lucido delle scarpe e alla roba che figlia roba.
Limitandoci all’Epoca moderna –ma se vuoi facciamo un’altra intervista- riprendiamo dagli Atti del nostro Cuncumiu del 1994.

La Sicilia medievale e moderna non era mai stata una colonia assimilata; anche nei periodi più feroci della dominazione castigliana, negli anni dell’Inquisizione ibero-cattolica, sopra il Re c’è sempre stato un Vicerè e sopra di questi un sistema di Autonomie, più o meno baronali o beatopaoline, capace di condizionare lo stesso Re.

In Sicilia non contò mai granchè il re di Spagna, che, ricordiamolo, era però il sovrano di un Impero dove il Sole non tramontava mai, non il Re di uno staterello nazionale che puzzava di stalla>>.
Quanto al mito della Sicilia eternamente immobile e arretrata, spacciato in particolare dall’asineria “de sinistra”, megafono popolare delle sorti magnifiche e progressive del “capitalismo di stato” dei poli petrolchimici ecc., basterebbe dire, al volo, che il feudo in Sicilia esisteva da secoli senza i feudatari e senza i servi della gleba e del tutto integrato nel mercato mondiale.

Nel Das Kapital, Marx scrive che il primo luogo dove apparve il capitalismo -nell’antichità classica!- fu proprio la Sicilia.

La storiella della Sicilia irredimibile, eternamente immobile e arretrata, è una gran balla; la Sicilia è sempre stata, un Paese dinamico, con una sua collocazione più o meno rilevante nell’Immaginario e nel Mercato mondiale delle varie epoche: e non erano colonizzatori né i viaggiatori del Gran Tour, né le comunità imprenditoriali catalane, genovesi, pisane, inglesi, svizzere…che la vissero spesso radicandovisi del tutto, come oggi a Londra, per esempio!. Io vivo a Catania, a due passi dalla chiesa della Madonna di Mont Serrat, che fu costruita dalla comunità catalana catanese, snodo vitale di un grande impero commerciale, tre secoli fa…ma cca no sapi nuddhu. E che dire, per esempio, delle grandi bonifiche idrauliche, dell’epopea dei Mastri d’Acqua, mentre in Padania erano divorati dalla pellagra… Perfino il “risotto alla milanese” è una invenzione siciliana, colà esportata; e la pasta ligure, le trofie? E’ stata inventata a Trabia, mille anni fa: si chiamava Itrija, lo narra Idrisi al-Siqilly. Alcuni secoli dopo, alcuni mercanti genovesi…
Oggi, se dovessimo vivere “consumando prodotti siciliani”, come certi idioti “sicilianisti” vanno ripetendo, moriremmo di fame in qualche settimana (per non dire di: telefoni, computer, frigoriferi, automobili, scarpe ecc.). Ma questo, ormai, vale anche per i Milanesi e i Genovesi!.
Molto potrebbe essere prodotto “Made in Sicily”, in una Sicilia sovrana: e così sarà. Per dirne una: solo il 3% della carne che consumiamo e prodotta in Sicilia. Quanto ai latticini e formaggi il “Made in Sicily” è un bluff che prima o poi scoppierà travolgendo tutto. E così via”.

Ma come dovrebbe essere la Sicilia?
La Sicilia che Verrà dovrà essere un Paese industriale ad alta tecnologia, vettorializzata sull’Agroenergia: il Paesaggio agrario siciliano è oggi la fotografia di un disastro culturale con tanto di Latifondo tecno-parassitario dei Ladri di Vento delle Massomafie europee. Lo avevamo previsto negli anni Ottanta: scripta manent!. E anche il Turismo è una Industria, o non è niente.

L’Industrializzazione ad alta tecnologia è il Motore dell’Indipendenza.

Ma certe visioni asfittiche, bucoliche e autarchiche della Sicilia di domani sono demenziali già Oggi. Fanno male al vammino di Liberazione…La Civiltà Siciliana sarà Solare, in tutti i sensi. O non sarà niente.
Come ci spiegò bene il nostro Nicola Zitara, anche in magnifici editoriali e studi che uscivano sul nostro giornale, assai più indietro, nell’Ottocento, era la Padania profonda, la Paludania terra di malaria e pellagra, fame e disperazione che contribuì, nella prima fase, all’emigrazione italiana in modo assai più massiccio della nostra Sudania. Poi, con le immense ricchezze saccheggiate nel Regno delle Due Sicilie e il leverage delle truffe monetariste dei banchieri torinesi e genovesi, si pagarono, in Paludania, le bonifiche, le reti di irrigazione, le ferrovie, con tanto di immani speculazioni da poterle configurare come la vera accumulazione originaria del “Triangolo Industriale”. Insomma, ci fecero cornuti e mazziati.

A proposito di cornuti e mazziati: ma lo Statuto del 1946 è tutto da buttare?
(SF-GM)- Come Garibaldi nel 1860, che promise la terra ai contadini (ppi vurricalli!), anche nel 1946 “…ci fecero molte promesse, più di quante ne ricordi, ma ne mantennero una sola: promisero di prendere la nostra terra. E se la presero.” (Nuvola Rossa).
Lo Statuto è un Trattato di pace scritto col sangue dei ragazzi dell’EVIS, e stipulato tra lo Stato italiano e quei Siciliani che tra il ’43 e il ’45 si batterono per l’indipendenza dell’Isola.

L’Autonomia fu una concessione che aveva l’obiettivo, raggiunto, di sedare il fermento indipendentista; nella migliore delle ipotesi sarebbe comunque stata una “gabbia dorata” entro la quale soffocare ogni anelito di Indipendenza: si è rivelata invece assai peggio.

Bisogna realizzare finalmente che l’applicazione integrale di quello Statuto non risolverebbe la “questione Siciliana” del Secolo XXI. E non solo perchè il Patto fu burocraticamente sottoscritto da “Roma”, sulle macerie della Guerra Mondiale, con l’obiettivo di non rispettarlo. Figuriamoci, poi, quanto sarebbe “rispettato” dalla sopraggiunta “Bruxelles”!. Pacta Servanda Sunt. E se non si ‘servano’, non servono più. E si possono buttare!.
Siete tra i pochi ad aver salvato dall’oblio la figura di Guarino Amella, il vero Padre del Titolo Quinto dello Statuto…
(SF-MDM): “A voler raschiare il fondo della giara ci sarebbe ancora una parte formalmente spendibile, che è la parte economica, l’allora ottimo Titolo Quinto…diciamo spendibile perché, specie grazie al grande avvocato antifascista del Popolo siciliano, Odoacre Giovanni Guarino Amella, ci sono, tra l’altro, anche gli artt. 40 e 41(senza bis) dello Statuto che permetterebbero una teorica legittimazione di una moneta sociale complementare: potremmo scriverci un romanzo sull’asineria di chi, in quasi 70 anni di “riparazionismi” in salsa parassitaria, di “sacchi” urbanistici, di truffe agrarie e di riciclaggio privato di spesa pubblica, avrebbe potuto impegnarsi almeno su questo tema, che fece inorridire a suo tempo Luigi Einaudi…Su questo tema diamo una buona e concreta mano ai nostri confratelli di “Progetto Sicilia” e a Giuseppe Pizzino, che peraltro è membro di secondo grado della Fratellanza “Terra e LiberAzione”.
(MDM): “ Il ciclo fallimentare della vecchia “Autonomia vigilata” –ne salvo solo la prima legislatura- si chiude del tutto, in forma tombale, con la sconfitta del recente, contraddittorio, tentativo autonomista animato da Raffaele Lombardo, col quale abbiamo collaborato, per autentico Amor di Patria, specie su temi eco-ambientali e culturali, sostanzialmente dal maggio 2007, quando venne personalmente a cercarci, al maggio 2010, quando, malgrado il nostro umile e chiaro allarme (a un convegno affollatissimo, ad Acireale, ne ero un relatore ufficiale) si lasciò travolgere da un Golpe mediatico-giudiziario, che meritava ben altra Risposta Politica. E’ il limite di un certo “bonapartismo”: tutto comincia e finisce col leader e si risolve nel suo cupio dissolvi. E’ una lezione per l’Avvenire e purtroppo anche un avvertimento sistemico: lo Scenario è assai più grande delle sedute spiritiche su cui è costruito il processo “Iblis” (il nome arabo del Diavolo!).
Uno scenario assai più grande in che senso?
“Premesso che senza una qualunque politica estera dignitosa, per la nostra Sicilia non c’è alcun futuro!. Che te ne fai di uno Statuto da Riserva indiana, nel Secolo XXI?. Quali “riparazionismi” devi elemosinare, quelli delle Trazzere o quelli del nostro cervello guasto?. La Questione Siciliana, al 90%, è Geopolitica.

Per esempio, non lo si dice, ma Hillary Clinton in persona, a Pechino, manifestò insofferenza per l’apertura del dialogo diretto Sicilia-Cina!.

E il dialogo, dal 2010 (Expo di Shanghai) era in stato avanzato di definizione: sarebbe stata la svolta epocale per le Infrastrutture siciliane e il nostro Turismo di massa: Hub aeroportuale intercontinentale, porti, treni e tutto il resto (e le delegazioni cinesi – in particolare i manager di HNA – al di là di sorrisini di circostanza, non manifestarono MAI alcun interesse pratico per quella boiata ottocentesca di “Ponte”, ma solo per il know how sviluppato, cioè per quella montagna di carte –studi di fattibilità ecc.- costate un Miliardo: l’Hub serviva, solo l’Hub: a noi e a loro!).

Non abbiamo avuto bisogno dei cablo statunitensi sulla situazione siciliana emersi da Wikileaks per capire di un certo nervosismo, anche al Pentagono, per la resistenza dilatoria sul Muos da parte dell’allora Presidente Lombardo, che lasciò dietro la porta l’Ambasciatore USA!.

Abbiamo anche notizie, positive, da fonte russa sull’attenzione al Quadro Siciliano. Nell’allora “cerchio magico” il NO MUOS di “Terra e LiberAzione” venne spiegato con durezza, specie all’inizio del 2008- quando ben pochi capivano di cosa si trattasse-. Le “pressioni” di Roma e Washington non si fecero attendere!. I manager dell’HNA su indicazione del Governo cinese (e di chi sennò?) volsero lo sguardo lungimirante altrove: la Grecia (Pireo), la TAV fino a Budapest; ma anche Venezia, come nodo –non solo simbolico- della nuova Via della Seta.
L’Isola Contesa: tra il militarismo strategico di Washington e lo sviluppismo strategico di Pekin, l’Isola senza Sovranità, doveva finire fracassata come un “vaso di coccio”!. Sappiamo altro, ma a cosa serve dirlo?. Ai fini di una buona comprensione del nostro: “La Sicilia è peggio di Portorico!”, basta e avanza questo. Al nostro “Partito-Scuola” non serve altro. Spiegarlo a 50.000 Siciliani pensanti è il nostro obiettivo didattico. Niente cose troppo complicate, non le capisce nessuno; niente cose troppo banali, chè l’Asilo l’abbiamo chiuso.
Sbaglio, o è una Lezione di Realismo dialettico?
Lo è. Ad ogni modo non abbiamo tratto conclusioni definitive: ma crediamo si sia persa l’ultima possibilità di agganciare il Tempo del Secolo XXI. La Sicilia è peggio di Portorico. E la guerra criminale contro la Jamahirya di Libia (2011) ha chiuso, al momento, ogni possibilità di far rifiorire l’Isola-Giardino in un Mare di Pace, senza Muri sull’Acqua. La Storia è tornata indietro di un Secolo. Ciò che accade nel Mediterraneo Orientale non accade solo in televisione!. L’unico con la testa sulle spalle è Al Sisi, il leader dell’Egitto neonasseriano. E i migliori si confermano i libanesi dell’Hezbollah (guarda caso nella “lista nera” di Washington!).
***
Siete stati i soli, in Sicilia, a difendere la Libia dal “Golpeguerra dell’Imperialismo: euro-americano-turco-qatarioto-saudita”. Che rapporti avevate con Tripoli?onore a tripoli
Siamo stati i soli a difendere “Tripoli che R/esiste” e il nostro amico Muammar Gheddafi, l’Ultimo Re dell’Africa che si era messo in testa di coniare la Moneta Africana di sviluppo, coinvolgendo Algeria, Nigeria e Sudafrica: anche per questo –specie Parigi- dovevano ammazzarlo.
A Tripoli, la Fratellanza “Terra e LiberAzione”, dopo decenni di relazioni complicate, stava per aprire una sede dell’Istituto con la benedizione di Muammar, che ci invitò anche a Villa Pamphili, al ricevimento ufficiale per la firma del Trattato di Pace e Amicizia con l’Italia, unici invitati non “istituzionali”. Vedi che fine si fa a firmare Trattati con l’Italia?. Noi abbiamo chiesto, fin dall’inizio negli anni Ottanta, solo il “riconoscimento politico e un canale privilegiato per scambi culturali ed economici”, ma l’Ambasciata libica a Roma –peraltro corrotta fino al midollo- si metteva sempre di traverso: per risolvere la questione è intervenuto Gheddafi personalmente, ma solo nel 2010. E tanto basta.
Come finirà a Niscemi?
Il MUOS lo fanno a prescindere, di orge militariste tipo Trident Junckture ne faranno ancora. E anche di “guerre per la libertà e la democrazia”. Fin quando “qualcuno” non gli spaccherà le ossa, facendo Opera di Carità all’intera Umanità. E’ l’Impero degli Zombi, senza “colonie” morirebbe in pochi giorni!.
Ma la R/esistenza antimilitarista deve continuare, la Lotta per la smilitarizzazione continua a oltranza. La generazione di chi, come me, si formò all’IMAC di Comiso all’inizio degli anni Ottanta, sta passando un Testimone di Verità a una nuova generazione. Creare ostilità alle forze di occupazione dell’Isola Contesa, è un impegno quotidiano. Tantopiù che gli Uffici propaganda della nuova AMGOT statunitense si stanno prodigando in operazioni simpatia tra le popolazioni locali: a Ramacca, per esempio, i marines di Sigonella sono andati a ripitturare una scuola: ottimo, di solito le bombardano!. A Catania i marines –coi Lions e il Sindaco – andranno a ripulire il Waterfront dalle cicche di sigarette e spinelli!. L’Ufficio propaganda sembra uscito da un film di Woody Allen sulla “Repubblica delle Banane”: regala anche Centesimi scaduti di dollari per farne bottoni: come contributo alla lotta alla disoccupazione. Aspettiamo ora le “perline” per i ragazzi della Riserva SicilIndiana!. Certo, se l’Ideologia americanista fosse solo questa, ci faremmo una risata e basta!.
Sia chiaro: contro il Muos in sé la Regione non ha potere alcuno, decidono a Roma e Washington sulla base del B.I.A., un trattato bilaterale sostanzialmente segreto, di cui sappiamo però molte cose, avendole ascoltate, decenni fa, dalla voce del Generale della Nato Nino Pasti, che lasciò la carriera per appoggiare il Movimento per la Pace, di cui eravamo giovani e ferventi militanti.

Tutti i vari governi, da destra a sinistra, hanno approvato il MUOS. Ma alcune, importanti, autorizzazioni amministrative, anche grazie al fantasma dello Statuto di Autonomia, restano pur sempre di competenza regionale e perfino comunale!.

Ma senza il CGA, il Cosiglio di Giustizia Amministyrativa che in Sicilia svolge le funzioni del Consiglio di Stato (è la Fortezza Bastiani del defunto “Statuto”!) anche questa linea di r/esistenza crollerà. E’ importante lo stesso l’averci provato. Solo in sicily il Pentagono ha incontrato una vera R/esistenza civile. E l’Ambasciata romana degli USA (e il potentissimo Consolato Generale di Napoli) si sono rovinati il sonno con l’incubo del Movimento NO MUOS.
Perché il Presidente Lombardo, “contro la sua volontà”, avrebbe firmato il via libera al Muos?
“Quella di Lombardo, ormai travolto dal Golpe mediatico-giudiziario, fu una firma sbagliata, sebbene apposta ponendo condizioni –che hanno aperto un varco ai successivi ricorsi- ma con una “pistola” puntata alla tempia. Da quel giorno, per quel che vale, non abbiamo più avuto veri rapporti politici, se non la condivisione di un tentativo effimero, in extremis, di inventare un Partito-Sindacato dei Siciliani (ma con diritto di Correntone indipendentista). Un’ Interferenza comegghjiè, nello Spettacolo neocoloniale. Ma era troppo tardi, anche se i topi avevano abbandonato la nave (un fatto per noi positivo).
Abbiamo vinto, in quegli anni, battaglie importanti: in primis contro i megainceneritori e le loro nuvole di diossine e polveri sottili letali. Abbiamo bloccato gli iter autorizzativi delle mega Wind Farm dei Ladri di Vento… Ma abbiamo perso una guerra, come al solito. Punto. manifestazione-no-muos-_1
Titoli di coda: Raffaele è uno dei miei migliori amici. Il processo “Iblis” mi pare scritto con inchiostro kafkiano. La Storia lo assolverà. Quanto ai “forcaioli”, ho visto le menti migliori della mia generazione politica impiccarsi alla corda della “Le.ga.li,tà”. I peggiori crimini coloniali, in Sicilia e non solo, sono stati commessi e vengono tuttora consumati dentro la “Le.ga.li.tà”: borghese e coloniale. La Lotta di Classe per l’Indipendenza del Popolo siciliano, il Cammino di Liberazione, ne dovrà tenere conto.
(SF): “Poi arriva Crocetta, un uomo dei velENI e dell’Antimaf paranoide: manco ci fosse una regia scientifica del palinsesto, sul canovaccio dello spettacolo neocoloniale…E poi il Commissariamento di tutto e di tutti e l’attuale Sciarada finale. La Regione fallita non può essere “riformata”. Va solo impacchettata e restituita al suo legittimo proprietario: lo Stato italiano. O diventa il Laboratorio-Cavia del “Partito della Nazione”, cioè del Partito delle Massomafie tosco-padane. Con o senza parentesi “grillina”.
E’ tempo di Assemblea Costituente: devono essere i Siciliani a decidere cosa vogliono fare nel Secolo XXI. Nessuno deve sostituirsi al nostro Popolo sovrano.
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In un vostro recente documento avete escluso ogni ipotesi di uscita dalla “dipendenza coloniale” per via elettorale o referendaria , escludendo anche ogni “scorciatoia di tipo lottarmatista”…
“E’ la nostra impostazione fin dal 1985. E l’abbiamo precisata, argomentata e ribadita anche in diversi incontri internazionali con l’FLN della Corsica, l’ETA basca, l’IRA irlandese e altri. Abbiamo anche subito pressioni ripetute da parte dei Corsi, dal capo del Fronte di allora (Santoni): la prima, lo stesso giorno della Strage di via D’Amelio, eravamo ad Ajaccio, ma ospiti dell’ANC di Petru Poggioli che combatteva “la deriva mafiosa” di un settore del Movimento indipendentista corso, e venne a trovarci a Catania chiedendoci consigli e aiuto internazionalista: cosa che abbiamo fatto, e anche bene.

La Questione Siciliana è causata da una patologia geostorica che non può essere curata con mezzi classici: non funzionano.

E se la lotta armata, che non rifiutiamo per principio, sarebbe antistorico, nelle nostre condizioni attuali non porta da nessuna parte, deve essere altrettanto chiaro che se le elezioni servissero a cambiare la Realtà siciliana le avrebbero già abolite. Mettiamoci anche che il “Nemico” non è un Tizio o un Club di Tizi, come pensano certi aspiranti terroristi o candidati alle elezioni (entrambe espressione della medesima subcultura piccolo borghese!), ma un intero Blocco sociale, la cui crisi di sfaldamento è in atto, ma non ne sottovalutiamo le capacità di autoriparazione che l’Ingegneria sociale coloniale ha già dimostrato di avere. Certo neanche l’Ascaro è più quello di una volta: un broker, un mediatore autorevole della dipendenza coloniale, capace anche di grandi operazioni di chirurgia e ingegneria sociale: 40.000 giovani intruppati nell’Art.23+LSU+Corsi di Formazione; 30.000 turnisti nella Forestale (mancu in Amazzonia!); 20.000 bidelli e uscieri ecc.; 10.000 infornati come “categorie protette”…Un Blocco sociale!. Oggi falliscono anche i “clik day”, già miserabili a prescindere!. “Nelly, Nelly…unnè dda scimunita?” (disse un Tizio in un corridoio dei passi perduti, nell’estate 2014). Negli anni Ottanta un Rino Nicolosi, l’Ultimo Vicere, li avrebbe presi a calci in culo!.

C’è oggi uno spazio per l’Indipendentismo sociale: prima non c’era.

Ci basterebbe questo, per trasformare il Cammino di Testimonianza in un Cammino di Liberazione con influenza di massa. Quando parliamo di Indipendenza non si mettono più a ridere, né ci sputano in faccia…come accadeva negli anni Ottanta.

Come si potrebbe arrivare all’Assemblea Costituente?
“L’Assemblea Costituente è stata scolpita sul marmo delle nostre Tesi fondative: “dallo sganciamento economico e culturale dal sistema padano, all’Assemblea Costituente per la Repubblica siciliana, progressivamente edificata sul principio ordinatore dell’Autogestione sociale generalizzata” (Tesi 23).
Se e quando dovesse attivarsi un processo del genere, che non sarà breve, un “Partito di Lotta – per l’Indipendenza” lo si costruisce per linee interne e in pochi mesi.

Ma, crediamo, solo un Sindacato del Popolo Siciliano, potrebbe imporre il Tema e attivare una mobilitazione di questa portata, alzando uno sguardo sul Mondo, cercando alleati in Cinque Continenti.

Il Cammino di Liberazione si dota degli “strumenti utili”, quando servono. Ora ne servono altri. Servono “Case” in cui vedersi, condividere il Pane della Conoscenza, la Pazienza dei Passi pratici, il Tempo della Coscienza cosmica e radicata. Altro che il “mi piace-non mi piace” fessibbukkista!.
Se mai verrà compresa la nostra proposta di “Sindacato”, esso sarà incentrato su queste “Case”, simili al nostro esperimento riuscito –e che riprenderemo- della nostra “Casa Trinakria” che operò per quasi un decennio nel cuore antico di Catania. E certo non furono i “sicilianisti” a farla vivere!. Ma decine di Siciliani vivi, che ne fecero una base accogliente per discorrere e crescere insieme, condividere una cena, impostare una Inchiesta o un ciclo di seminari, organizzarsi per escursioni sull’Etna, per azioni dirette in Città, per manifestazioni di r/esistenza civile in ogni dove. “Casa Trinakria” ospitò anche diversi Incontri internazionalisti e di solidarietà, e forniva strutture e spazi a gruppi teatrali, di meditazione…
La Conca catanese di “Terra e LiberAzione” metteva tutti in contatto tra di loro, gestendo con rigore militante e abnegazione l’intera Struttura. Ecco, questo è un esempio di Modello organizzativo: il Nostro. Non fondiamo partitini, né eserciti: semmai li affondiamo. Sono rottami ottocenteschi e maschere di ambizioni egotiche quando non del tutto di Cosche d’ogni genere e sottospecie. prima la vita”.

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