Minima Immoralia

‘Maramao perché sei morto?’ la canzone italiana più censurata di tutti i tempi

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  • Veniva considerata come segno di scherno verso i potenti appena passati a miglior vita, dalla Roma papalina del 1831 fino al fascismo
  • La tradizione anglosassone delle canzoni censurate, dai Beatles ai Queen, passando per “Je T’aime… Moi Non Plus”  

di Nota Diplomatica 

Veniva considerata come segno di scherno verso i potenti appena passati a miglior vita, dalla Roma papalina del 1831 fino al fascismo

Quando si cita la censura, la mente corre ai testi giornalistici o ai servizi del telegiornale. Nei fatti però, anche la censura della musica – specialmente se ‘popolare’- è stata, ed è, piuttosto comune. Il più interessante caso italiano è relativo alla vecchissima ‘Maramao perché sei morto?’, una canzone censurata nel Belpaese per la prima volta – che si sappia – addirittura nel 1831, quando, nella notte del 10 Febbraio di quell’anno, fu arrestato un disabile che per le vie di Roma cantava “Maramao perché sei morto? Pan e vin non ti mancava, l’insalata sta all’orto…”, in quanto si pensò facesse ironico riferimento alla scomparsa del Papa Pio VIII, deceduto alcuni giorni prima. Il problema ‘politico’ con quella canzonetta – della quale esiste anche un’improbabile versione di Rita Pavone – è che la si possa cantare in segno di scherno verso i potenti appena passati a miglior vita. Così, era invisa anche al fascismo, che la mise al bando in occasione della morte nel 1939 del presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni Costanzo Ciano, padre di Galeazzo Ciano e consuocero di Benito Mussolini. Il fascismo inoltre si poneva il problema dell’arrivo in Italia della musica popolare americana. Al riguardo, Carlo Ravasio, vicesegretario del Partito Nazionale Fascista, scrisse: “È nefando e ingiurioso per la tradizione e per la stirpe riporre in soffitta violini e mandolini per dare fiato a sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie che vivono soltanto per le effemeridi della moda. È stupido, ridicolo e antifascista andare in solluchero per le danze ombelicali di una mulatta o accorrere come babbei ad ogni americanata che ci venga da oltreoceano”.

 

La tradizione anglosassone delle canzoni censurate, dai Beatles ai Queen, passando per “Je T’aime… Moi Non Plus”  

Non è che ‘l’oltreoceano’ sia poi immune alla censura musicale, anche se la motivazione è almeno nominalmente più ‘morale’ che strettamente politica. Ne è esempio il divieto (nel 1975) alla trasmissione da parte delle reti radiofoniche Usa di “The Pill” della cantante country Loretta Lynn – promuoveva l’utilizzo dei contraccettivi orali – oppure, per motivi forse ancora più ovvi, di “Fuck the police” del gruppo rap NWA nel 1988. Questo solo per citare poche istanze… L’usanza non è solo americana. Da questa parte dell’Atlantico, la BBC inglese è notoriamente attenta al rischio di ‘dare offesa’, come quando (nel 1967) ha ‘bannato’ i Beatles per “Lucy in the Sky with Diamonds”, a causa della presunta promozione del consumo dell’LSD, oppure, nel 1969, “Je T’aime… Moi Non Plus”, di Jane Birkin e Serge Gainsbourg, per via del sottofondo ‘orgasmico’. Non parliamo poi della colorita versione di “God Save the Queen”, degli Sex Pistols (1977)… Malgrado tutto ciò, è da notare, specialmente nei confronti della musica ‘pop’ anglosassone, che la lista delle canzoni vietate calza in maniera meravigliosa con quella dei ‘Greatest Hits’…

Foto tratta da www.canzoneitaliana.it

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