Terza pagina

La storia degli ospedali Fatebenefratelli e del suo grande fondatore San Giovanni di Dio patrono degli infermieri

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  • “Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi. Fate del bene”
  • La conversione di San Giovanni di Dio 
  • La riforma dell’assistenza infermieristica e la pionieristica rivoluzione umanitaria dell’assistenza ai malati di mente 
  • La nascita dell’assistenza sociale e i miracoli
  • La morte e la gloria

di Maddalena Albanese 

“Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi. Fate del bene”

“Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi. Fate del bene”. Chi è che non conosce la parola “Fatebenefratelli”? Tutti sappiamo che si tratta di un complesso di ospedali gestiti da religiosi. Dietro questa parola c’è una storia bellissima che vogliamo raccontare. Correva l’anno 1539 e questa era la frase che gli abitanti di Granada sentivano ogni giorno in ogni strada da parte di un loro concittadino: Giovanni Ciudad. La storia lo avrebbe conosciuto con il nome di Giovanni di Dio, San Giovanni di Dio, patrono degli infermieri e dei librai (foto a destra tratta da Wikipedia). Giovanni era nato l’8 marzo del 1495 a Montemor-o-Novo in Portogallo; all’età di otto anni scomparve dalla casa natale, forse scappò o venne rapito, fatto sta che la madre ne morì di dolore. Alcuni anni dopo ricomparve in Spagna ormai nomade di vita e di pensiero. Furono vari i lavori che fece, le città che attraversò. Divenne anche soldato al comando di Carlo V prima a Pavia contro Francesco I e poi nella battaglia di Vienna contro Solimano II il Magnifico sempre in obbedienza del sovrano sul cui Impero non tramontava mai il sole. Soldato, agricoltore, pastore, venditore ambulante, pellegrino, infine libraio, a Siviglia, a Gibilterra, a Compostela ed infine a Granada. Lì si innamorò dei libri e delle immagini, delle illustrazioni associate agli scritti. Il suo animo aveva già iniziato a convertirsi a Gesù e, unendo la fede al lavoro, invitava tutti ad usufruire della immediata ricchezza che può dare l’osservazione di un’immagine. “Che nessuno si privi di un simile aiuto – diceva ai suoi avventori -: le immagini basta guardarle per ravvivare la devozione, esse risvegliano l’attenzione, fissano i ricordi”.

 

La conversione di San Giovanni di Dio 

Dopo avere ascoltato la predica di un grande sacerdote e predicatore, Giovanni D’Avila, futuro Santo e dottore della Chiesa, amico di Sant’Ignazio di Loyola, Giovanni capì che la sua anima non poteva più attendere: solo e per sempre Gesù. Cominciò a vivere per strada, sottoponendosi a forti penitenze in preda al tormento di una crisi interiore di conversione che lo portò ad essere considerato addirittura pazzo dai suoi concittadini. Camminava per le strade di Granada e chiedeva l’elemosina, non per sé ma per quelli più bisognosi di lui, ripetendo la frase che sarebbe diventata il motto del suo futuro Ordine: “Fate (del) bene fratelli a voi stessi! Fate bene fratelli”. Il suo cambiamento repentino, totale e, forse inizialmente, smodato, gli guadagnò di finire in manicomio nell’Ospedale Reale di Granada. Ma in Dio nulla avviene a caso. La conoscenza diretta delle torture, spacciate per cure, a cui i malati di mente venivano sottoposti, gli fece capire che doveva dedicarsi agli ultimi fra gli ultimi: i poveri di salute, della salute della mente e, per questo, anche abbandonati dai loro stessi familiari. Ciò che forse vi era di eccessivo nel suo comportamento sparì, ma Giovanni fece in modo di rimanere in manicomio, anche quando gli dissero che era guarito, per assistere i malati di mente. Quando finalmente uscì dal manicomio si dedicò all’assistenza dei malati in altre strutture. Gli abitanti di Granada, vinta la loro diffidenza, ne sposarono la causa, lo aiutarono, si unirono a lui.

 

La riforma dell’assistenza infermieristica e la pionieristica rivoluzione umanitaria dell’assistenza ai malati di mente 

Fu uno dei riformatori dell’assistenza infermieristica insieme con San Camillo De Lellis. I due erano contemporanei. Se San Camillo operò a Roma, San Giovanni di Dio si cimentò a Granada, nella Spagna imperiale. In quei tempi gli ospedali erano luoghi in cui i malati, soprattutto i più poveri, venivano semplicemente scaricati. La loro attività portò, oltre che spiritualità, metodo ed umanità in una gestione approssimativa e disumana della salute e del malato. Entrambi sono stati eletti patroni dei malati, degli infermieri e degli ospedali. (Certo …un nuovo santo di questo calibro anche per la sanità affannata del nostro rampante XXI secolo non ci starebbe male…). Perfino uno psichiatra ed antropologo non credente nel XIX secolo, Cesare Lombroso, dichiarò che “in quanto al trattamento dei malati Giovanni di Dio fu un riformatore, il creatore dell’ospedale moderno”. E fu forse una delle poche cose giuste dette dal positivista Cesare Lombroso, in Italia padre del razzismo antimeridionale. Giovanni non divenne mai monaco né sacerdote, rimase quello che oggi chiameremmo un fratello laico (proprio come Biagio Conte a Palermo), ma sollevò dal peso della loro malattia molti malati di mente e di corpo e sollevò anche le loro famiglie, che non sempre volevano disfarsi dei loro cari, ma che spesso non avevano la forza fisica, morale ed economica per assisterli. Egli operava cercando di curare innanzitutto lo spirito insieme al corpo, perché sapeva che alleviare le sofferenze dello spirito migliorava le condizioni della salute fisica e mentale. La Fede era il baluardo della sua esistenza e cercava di appoggiarvi tutti coloro che a lui si appoggiavano. Qualche secolo più tardi in un altro lembo del fu Impero Spagnolo, nel Regno delle Due Sicilie, a Napoli, un altro Santo, medico, Giuseppe Moscati, avrebbe operato esattamente allo stesso modo, lavorando nel proprio studio e presso l’Ospedale degli Incurabili. La lingua e le azioni dei Santi, nello Spirito, sono sempre eguali pur rinnovandosi a seconda dei tempi e dei luoghi. Volendo, San Giovanni di Dio ha anticipato di circa 300 anni il barone Pietro Pisani e la riforma dei manicomi operata a Palermo.

 

La nascita dell’assistenza sociale e i miracoli

Giovanni a Granada nel suo portar via gli ultimi dal loro degrado non si accontentò di raccogliere i malati e di guarirli, ma cercò e liberò dal degrado morale e sociale altre categorie di derelitti tra cui gli orfani di padre e i disoccupati. Avvicinò e raccolse anche le prostitute, restituendole alla loro dignità di donne e cercando di reintegrarle negli ingranaggi della società. L’appellativo “di Dio” fu concesso a Giovanni dall’Arcivescovo di Granada, sicuramente per rendere omaggio ad un uomo guidato da Dio, ma anche perché forse Giovanni gli doveva sembrare una “manna dal Cielo” per il sollievo che dava alla città tutta intera. A così grande carità non mancò il dono dei miracoli: durante un incendio dell’ospedale di Granada riuscì a salvare la vita di tutti i ricoverati passando illeso tra il fumo e le fiamme. I miracoli per sua intercessione continuarono anche dopo secoli dalla sua morte. A Troia, in Puglia, i confratelli di San Giovanni arrivarono nel 1590 prendendo in gestione l’ospedale locale. A San Giovanni di Dio venne affidato il patronato della cittadina e venne dedicata una chiesa con un campanile in cui era contenuto un concerto campanario costituito da tre elementi. Un giorno dei primi anni del Novecento, nel 1910, in una miniera della Pennsylvania un gruppo di minatori, emigrati proprio da quella cittadina, sentirono distintamente il suono della più piccola delle tre campane e uscirono subito dalla miniera sbigottiti ed insospettiti. Dopo pochi minuti vi fu uno spaventoso crollo dentro la miniera al quale erano così miracolosamente sfuggiti. Da vivo Giovanni aveva rischiato la propria vita per salvare i suoi assistiti durante l’incendio, da morto aveva salvato i suoi devoti facendoli fuggire prima del disastro.

 

La morte e la gloria

San Giovanni di Dio morì a soli 55 anni, dopo una penosa ed incurabile malattia, in ginocchio, con il Crocifisso tra le mani, l’8 marzo del 1550, nel giorno del suo compleanno, lasciando i suoi compagni, i suoi confratelli a perpetuare l’assistenza ai malati. Un nuovo Ordine di Religiosi sarebbe stato poi costituito: l’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio. Non ne scrisse la regola, che venne redatta postuma nel 1595 con il nome di “Regla y Constituciones para al Hospital de Juan de Dios en Granata”. Oggi, nel XXI secolo, in ben 49 Stati sorgono ospedali retti dall’Ordine fondato da San Giovanni di Dio, l’Ordine Ospitaliero, ma tutti li chiamano, dalle tre parole con cui San Giovanni chiedeva l’elemosina, gli ospedali dei “Fatebenefratelli”.

Foto di prima pagina tratta da Famiglia Cristiana 

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