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La vittoria di Pirro del centrodestra in Lombardia e Lazio, se è vero che 6-7 elettori su 10 non vanno più a votare

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  • In democrazia, piaccia o no, gli elettori hanno sempre ragione: se oltre il 60% dei cittadini diserta le urne è perché la politica è considerata sterile e inutile. Ed è così e illustriamo anche il perché
  • Visto che al Sud e in Sicilia non si riesce a far decollare partiti politici regionali è molto più serio non andare più a votare

In democrazia, piaccia o no, gli elettori hanno sempre ragione: se oltre il 60% dei cittadini diserta le urne è perché la politica è considerata sterile e inutile. Ed è così e illustriamo anche il perché

Dicono, gli esponenti del centrodestra, che la vittoria di questo schieramento politico alle elezioni regionali di Lombardia e Lazio rafforza il Governo di Giorgia Meloni. In realtà, il vero dato politico di questo passaggio elettorale è la terribile vittoria degli astenuti: oltre il 60% degli elettori non è andato a votare. In entrambe le Regioni è andato a votare il 36-37% degli elettori. Il dato è molto più grave in Lombardia, Regione con oltre 10 milioni di abitanti, mentre nella Regione Lazio gli abitanti sono poco meno di 6 milioni. Questo significa, grosso modo, che in Lombardia gli elettori astenuti sono quasi il doppio rispetto agli elettori astenuti del Lazio. Siamo, insomma, davanti a una clamorosa sconfitta della politica italiana nel suo insieme. Di fatto, se consideriamo che una parte di meno del 40% di elettori che è andata a votare è fatta da persone legate ai vari carrozzoni politici, non è esagerato affermare che gli elettori che sono andati a votare liberamente sono veramente pochi. Perché gli italiani non vanno più a votare? La risposta è semplice: perché la politica italiana non è più credibile. L’ennesima prova dell’inutilità del voto in Italia lo sta fornendo il Governo di Giorgia Meloni: si assumono grandi impegni in campagna elettorale e poi, una volta al Governo, la stragrande maggioranza degli impegni presi con gli elettori diventa regolarmente carta straccia. Nei fatti le elezioni le vince chi riesce a prendere per i fondelli gli elettori, perché poi, chi va a governare l’Italia – a prescindere dal colore politico – deve fare quello che dice l’Unione europea. E’ la Ue che decide il nome del Ministro dell’Economia ed è la stessa Ue che decide le cose più importanti. I Governi italiani godono di una certa agibilità in materie diversa dall’economia (neanche troppa, poi). Ma sull’economia, lo ribadiamo, comanda l’Europa.

 

Visto che al Sud e in Sicilia non si riesce a far decollare partiti politici regionali è molto più serio non andare più a votare 

L’unico settore in cui i Governi italiani possono agire liberamente sono i tagli di risorse al Sud e alla Sicilia. Basti vedere la ripartizione dei fondi del Pnrr. Questi soldi europei – circa 193 miliardi di euro – sono stati erogati all’Italia perché il Mezzogiorno presenta un divario economico e infrastrutturale notevole rispetto al Nord Italia. Sulla carta, il 67% dei fondi Pnrr sarebbe dovuto andare al Sud e alla Sicilia e il 33% al Centro Nord Italia. Invece il Governo di Giuseppe Conte, il Governo di Mario Draghi e ora il Governo di Giorgia Meloni hanno deciso che il 60% di tali fondi andrà al Centro Nord Italia e il 40%, sulla carta, a Sud e Sicilia. In realtà, se a Sud e Sicilia andrà il 25% dei fondi Pnrr sarà già molto. Tirando le somme, i Governi italiani – di centrodestra o di centrosinistra – fanno sostanzialmente due cose: obbediscono agli ordini dell’Unione europea dell’euro e fottono il Sud e la Sicilia. Il 75% dei fondi del Pnrr andrà al Centro Nord e tra un anno e mezzo circa – dopo i passaggi di rito dal Parlamento e dalla Conferenza Stato-Regione – passerà anche l’Autonomia differenziata che consentirà al Nord Italia di scippare a Sud e Sicilia altri 60-70 miliardi di euro all’anno, penalizzando la sanità e le scuole di Sud e Sicilia. Però, nonostante gli scippi del Pnrr e lo scippo prossimo venturo dell’Autonomia differenziata anche il Nord Italia, invece di andare avanti, va indietro. La guerra in Ucraina ha accentuato la crisi economica europea. Al di là delle minchiate che raccontano sulla crescita dell’economia italiana e sull’inflazione, i cittadini italiani, in maggioranza, sono sempre più poveri e la stragrande maggioranza degl’italiani ha i cabbasisi girati e ha capito che andare a votare è tempo perso: e infatti la stragrande maggioranza degli elettori non va più a votare. E fa bene. Non siamo mai stati favorevoli all’astensione, ma vedendo quello che succede oggi, siamo arrivati alla stessa conclusione di quella che in Sicilia si chiama la gentuzza: “I pulitici? Sunnu tutti i stissi, unu peggiu i l’autro…“. Confermiamo: oggi andare a votare non serve a nulla! Ci auguriamo che lo capiscano finalmente anche gli elettori di Sud e Sicilia che si ostinano a votare partiti politici nazionali che poi ‘incaprettano’ le stesse Regioni del Sud e la Sicilia.

Foto tratta da Avvenire 

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