Sul Titanic

“Stato e presidente della Regione in Sicilia sono due perfetti sconosciuti”

Condividi
  • L’Associazione Le Partite IVA si racconta attraverso le parole del coordinatore per la Sicilia Maria Francesca Briganti

“Speriamo di riuscire dove le altre associazioni non sono riuscite”

Maria Francesca Briganti guida il coordinamento dell’Associazione Le Partite IVA in Sicilia. I Nuovi Vespri hanno già pubblicato un suo intervento sull’Autonomia differenziata, l’ultimo imbroglio contro il Sud e la Sicilia a cura della politica nazionale. Abbiamo posto alcune domande sui ruolo che l’Associazione che coordina svolge nella nostra Isola.

Ci parli un po’ del lavoro che portata avanti. 

“La ringrazio per questa intervista perché è molto importante che una struttura come la nostra possa farsi conoscere per aiutare le Piccole e Medie Imprese della Sicilia (PMI). Il mio ruolo è quello di coordinare le imprese ma il cuore dell’associazione sono gli imprenditori che, con molto coraggio, ogni giorno, resistono ai colpi inferti sino ad oggi all’imprenditoria. Il nostro obiettivo è aiutare le imprese, continuare la nostra battaglia istituzionale per i nostri diritti e ritornare ad essere riconosciuti in tutto il mondo per il nostro saper fare”.

Non crede che queste parole siano state già dette e ridette da altre associazioni prima di voi?

“Anche i politici fanno delle promesse prima di sedersi su quelle poltrone e poi, improvvisamente, vengono colpiti da vuoti di memoria. Per carità, potrei sembrare una paladina di altri tempi, ma la nostra associazione è ancora giovane. Grazie alla presenza in tutto il territorio nazionale del nostro Presidente, Angelo Di Stefano, possiamo sederci ai tavoli di concertazione, perché la prima battaglia che abbiamo fatto è stata quella per la libertà e la dignità. Una battaglia culturale e politica che ci ha permesso di farci conoscere ed essere apprezzati, anche dalla politica romana. Speriamo di riuscire dove le altre associazioni non sono riuscite”.

In Sicilia cosa sta accadendo?

“Dipende. A cosa si riferisce di preciso?”.

All’economia, ovviamente

“L’Isola più bella del mondo, mi consenta questo aggettivo, non vive un buon momento, anzi, in questi tre anni non è più riuscita a venirne fuori, grazie anche alle chiusure, alle restrizioni che la politica ha adottato in occasione della pandemia. In più corriamo seriamente il rischio di chiudere la Regione per fallimento se dovesse essere approvata l’Autonomia differenziata.

La settimana scorsa, sempre non le ha mandato a dire al Ministro leghista Roberto Calederoli.

“Sì, non poteva mancare il mio punto di vista, prima di tutto da siciliana, e poi da coordinatore dell’associazione. Vede, è molto importante sfatare i pregiudizi sulla Sicilia e non mi riferisco ai soliti luoghi comuni, bensì a come ci vedono i cittadini del Nord. Non siamo spreconi e, comunque, anche al Nord si spreca tanto denaro pubblico; ai siciliani tolgono le risorse che per Statuto devono restare nelle ‘casse’ regionali e, soprattutto, è importate chiarire che la ‘macchina’ regionale, diversamente dalle altre Regioni italiana, si finanzia con le proprie risorse”.

Cosa pensa, da siciliana, Stato italiano?

“Un perfetto sconosciuto in tutti i sensi. Dal tema della legalità alle imprese, al welfare e all’occupazione la presenza dello Stato e del Presidente della Regione non sono così sentite”.

Sono dichiarazioni molto ‘pesantucce’.

“E’ vero. Ma lei ha mai visto lo Stato in Sicilia per risolvere i nostri problemi? Io no. Lo vediamo, come in questi giorni, per dire le frasi di circostanza oppure in campagna elettorale. Tra l’altro come un politico del Nord possa risolvere i nostri problemi, per quanto mi riguarda, rimane un mistero.

E per finire?

“Noi riteniamo che questi tre anni ci abbiano insegnato che siamo utili allo Stato. Considerata la pressione fiscale a cui siamo sottoposti, adesso è giunto il momento di rivedere il modello di impresa guardando al passato, ripercorrendo la strada dei grandi capitani che hanno ricostruito il Paese. Credo che sia importate dare un’impronta etica e sociale alle imprese. Penso a un nuovo corso che renda l’imprenditore protagonista e non solo parte passiva in un rapporto con lo Stato basato solo ad onorare i propri doveri. Ecco, la presenza dello Stato si potrà avvertire se riuscirà a favorire un modello di impresa in grado di creare occupazione e garantire il welfare, puntando su una società meno precaria”.

Foto tratta da Messina7.it

Pubblicato da