Minima Immoralia

Camminare è il più antico mezzo di locomozione umana e rivela tante sorprese…

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  • Lo sapevate che le persone che vivono nell’Europa Occidentale e in Giappone camminano più velocemente di chi vive nei Paesi economicamente meno sviluppati? 
  • Lo studio è un po’ datato, se è vero che non tiene contro dell’avvento del monopattino che sta rivoluzionando gli spostamenti delle persone nelle città

di Nota Diplomatica 

Lo sapevate che le persone che vivono nell’Europa Occidentale e in Giappone camminano più velocemente di chi vive nei Paesi economicamente meno sviluppati? 

Camminare è il più antico mezzo di locomozione umana, il nostro equivalente del volo degli uccelli, della reptazione dei rettili e del nuoto dei pesci. Ovviamente, la precisa velocità del passo che adottiamo dipende anche dall’età, dallo stato di salute del soggetto e da altri fattori ancora, ma per la maggior parte delle persone si aggira con una sorprendente precisione attorno agli 1,42 metri al secondo, circa 5,1 km/h – il ‘preferred walking speed’ nel gergo dei pochi ricercatori che si occupano del tema. Esistono però variazioni culturali e geografiche. Ci sono per esempio indicazioni che, in genere, ci sia un rapporto tra la densità della popolazione e la velocità della camminata. Nei grandi centri, tendenzialmente, si cammina più velocemente rispetto ai centri minori. Secondo una delle più citate ricerche sul tema – “The Pace of Life in 31 Countries”, di Robert Levine della California State University e Ara Norenzayan della University of Michigan – “Perlopiù, il ‘passo’ risulta più veloce in Giappone e nell’Europa Occidentale, e più lento nei Paesi economicamente sottosviluppati”.

 

Lo studio è un po’ datato, se è vero che non tiene contro dell’avvento del monopattino che sta rivoluzionando gli spostamenti delle persone nelle città

Questa velocità ha però un prezzo. Sempre secondo Levine e Norenzayan: “I centri ‘più veloci’ tendono inoltre ad avere tassi più alti di mortalità a causa di malattie cardiache nonché una maggiore incidenza del fumo”. Forse paradossalmente, tali centri sarebbero anche caratterizzati da un “maggiore senso di benessere soggettivo”. La ricerca dei due americani è del 1999 ed è inevitabilmente datata. Non tiene conto né del verticale declino degli ultimi anni nel consumo del tabacco né, tanto meno, dell’avvento dei monopattini elettrici che hanno trasformato il trasporto ‘spicciolo’ urbano. Dati più recenti sottolineano anche un altro tipo di rapporto tra il camminare e i centri urbani. In città si cammina di più, non di meno, come forse si potrebbe pensare. Un esempio per tutti: meno del 3 per cento (il 2,7%) degli americani va a lavorare a piedi. Invece, il 5,9% dei lavoratori attivi nella città di New York seguono questa abitudine, un dato comune ad altre metropoli americane. I ‘pendolari a piedi’ sono il 6,5% a Honolulu e il 5,2% a Boston. Sono dati superati solo dalle piccole città che ospitano un’università importante, le cosiddette ‘college towns’ piene di studenti/lavoratori appiedati…

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