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Il liberismo economico e il suo ‘metaverso’ fa credere ai propri cittadini-sudditi di essere liberi

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  • Come illustra in questa riflessione il filoso marxista, Diego Fusaro, “le catene più opprimenti sono quelle che non vediamo e che dunque non sappiamo di portare addosso”
  • Il modo arrivato dopo il crollo del Muro di Berlino è “un totalitarismo sia pure smart e nascosto dietro le emoticons dei social network”

di Diego Fusaro

Come illustra in questa riflessione il filoso marxista, Diego Fusaro, “le catene più opprimenti sono quelle che non vediamo e che dunque non sappiamo di portare addosso”

 

Il metaverso è uno spazio virtuale, ma il suo impatto sarà reale. Questa frase, ribadita fino alla nausea, è stata utilizzata dagli architetti del capitalismo Big Tech per spiegare la bontà innegabile del nuovo progetto di digitalizzazione integrale delle nostre esistenze, secondo quello che è stato definito metaverso. Che il metaverso abbia un impatto reale è stato in questi giorni provato dal fatto che Meta, l’azienda del capitalismo digitale di Mark Zuckerberg, ha scelto di licenziare in tronco 11.000 lavoratori giudicati lavoratori in esubero, come ama ripetere la neolingua liberista. Insomma, come sempre, le ragioni del profitto vengono prima rispetto a quelle della persona, la quale può essere tranquillamente utilizzata e poi abbandonata a seconda delle esigenze del mercato stesso. Con ciò crolla anche il teorema degli apologeti della civiltà dei mercati, secondo i quali queste grandi compagnie del capitale no border produrrebbero se non altro posti di lavoro. La tesi in effetti pare difficilmente difendibile, al cospetto di un licenziamento in blocco di 11.000 lavoratori.

 

Il mondo arrivato dopo il crollo del Muro di Berlino è “un totalitarismo sia pure smart e nascosto dietro le emoticons dei social network”

 

Sempre più sta prendendo forma una società piramidale, post-borghese, post-proletaria e ultra-capitalistica: una società al cui vertice vi sono pochi ammiragli del capitalismo senza frontiere, con una potenza ogni giorno crescente, e alla cui base vi è una massa sterminata di soggetti sempre più deboli e precarizzati, sempre più privi di beni e financo di diritti e di dignità. Una società sempre più disumana, inutile sottolinearlo: una società in cui il divario tra i primi e gli ultimi cresce ogni giorno, avvalorando la tesi di quegli economisti, anche di provenienza diversa, che hanno ben sottolineato come la parola d’ordine del mondo post1989 debba essere individuata nel lemma disuguaglianza. Contro lo storytelling edulcorante che celebra il mondo venuto dopo il crollo del muro di Berlino come regno della libertà e dei diritti, stiamo apprendendo sulla nostra pelle il fatto che anche quello neoliberale è un totalitarismo sia pure smart e nascosto dietro le emoticons dei social network. Il vero totalitarismo del resto è quello che si fa invisibile, che nasconde la propria natura e che anzi riesce a far credere ai propri sudditi di essere liberi. Detto altrimenti, le catene più opprimenti sono quelle che non vediamo e che dunque non sappiamo di portare addosso.

Foto tratta da AcquaeSapone

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