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La nomina di Patrizia Monterosso alla Segreteria generale della Regione siciliana era illegittima, parola della Cassazione/ MATTINALE 820

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  • La vicenda si conclude con le condanne contabili dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e di un gruppo di ex assessori  
  • Nell’amministrazione regionale le professionalità interne non mancavano
  • La carriera fulminante di Patrizia Monterosso fino al vertice dell’amministrazione regionale siciliana 
  • Quando le nomine illegittime facevano curriculum
  • Il ricorso di Salvatore Taormina e Alessandra Russo respinto dal TAR Sicilia

La vicenda si conclude con le condanne contabili dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e di un gruppo di ex assessori  

La Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla nomina di Patrizia Monterosso alla Segreteria generale della presidenza della Regione siciliana. Sono stati i giudici delle sezioni unite civili della corte di Cassazione presieduti da Biagio Virgilio a chiudere una vicenda che si trascina da anni. Una storia che si conclude con la condanna dell’ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e di un gruppo di ex assessori regionali. Lombardo dovrà risarcire 52 mila euro. Nella vicenda era coinvolto anche il presidente della Regione siciliana arrivato dopo Lombardo, Rosario Crocetta. Con Lombardo erano stati citati in giudizio gli ex assessori Alessandro Aricò, Accursio Gallo, Beppe Spampinato, Daniele Tranchida, Amleto Trigilio, Marco Venturi. Con Rosario Crocetta erano stati citati Mariella Lo Bello, Vania Contrafatto, Giovanni Pistorio, Bruno Marziano, Baldo Gucciardi e Luisa Lantieri. “Parte della richiesta – leggiamo su La Sicilia – è andata in prescrizione, circa 576 mila euro. Oltre a Lombardo i giudici della Corte d’appello avevano condannato l’ex presidente Rosario Crocetta a risarcire 106 mila euro. Gli ex assessori della giunta Lombardo (Aricò, Gallo, Spampinato, Tranchida, Trigilio, Venturi) dovranno pagare a testa 8 mila e 600 mila euro. Gli ex assessori di Crocetta (Lo Bello, Contrafatto, Pistorio, Marziano, Gucciardi e Lantieri) 17.750 euro ciascuno. Il procedimento ha origine da «varie segnalazioni» e soprattutto da una denuncia del DIRSI, il sindacato dei dirigenti regionali”.

Nell’amministrazione regionale le professionalità interne non mancavano

Per la cronaca, Patrizia Monterosso – che oggi ricopre la carica di direttrice della Fondazione Federico II, braccio operativo dell’Assemblea regionale siciliana nelle attività culturali – è esterna all’amministrazione regionale. Da esterna è riuscita a ‘conquistare’ la più alta carica amministrativa della Regione. Ma questo – stando alla legge sulla pubblica amministrazione che porta il nome dell’ex Ministro, Renato Brunetta – può avvenire soltanto se nell’amministrazione pubblica (in questo caso nell’amministrazione della Regione siciliana) non ci sono professionalità interne in grado di ricoprire questo ruolo. Le professionalità interne a quanto pare erano presenti, ma come scrive sempre La Sicilia, gli ex presidenti Lombardo e Crocetta avrebbero operato una “rimozione”. Resta da capire perché due presidenti della Regione e uno stuoli di ex assessori regionali hanno insistito tanto per nominale Patrizia Monterosso al vertice della regione, pur sapendo – lo dimostra la sentenza della Corte di Cassazione – che si trattava di una nomina rischiosa. Chi è, in realtà, Patrizia Monterosso? E perché la vecchia politica siciliana – di centrodestra e di centrosinistra – l’ha sempre favorita?

La carriera fulminante di Patrizia Monterosso fino al vertice dell’amministrazione regionale siciliana

Riprendiamo un nostro articolo del 2015. “Il personaggio è un po’ la sintesi della decadenza dell’alta dirigenza regionale iniziata nel 2000 con la legge regionale numero 10. Come racconteremo, è la legge che, in modo rocambolesco, ha salvato, di fatto, il posto di Segretario generale della presidenza della Regione alla dottoressa Monterosso. Ma andiamo per ordine. Patrizia Monterosso inizia la sua ascesa con l’ex assessore regionale ai Beni culturali, Fabio Granata. Siamo nella legislatura 2001-2006. Presidente della Regione siciliana è Totò Cuffaro. E’ Cuffaro a dare il via alla ‘valorizzazione’ dei dirigenti di terza fascia e anche ai dirigenti esterni alla Regione. La terza fascia dirigenziale è un’invenzione un po’ fantasiosa del Governo siciliano di Angelo Capodicasa, un esecutivo regionale di centrosinistra, frutto di un ribaltone, che governerà la Sicilia dall’autunno del 1998 alla primavera del 2000. Una delle ultime leggi volute da questo governo è la già citata legge n. 10 del 2000, partorita, se così si può dire, dalla mente dell’allora assessore alla Presidenza, Mirello Crisafulli. Questa legge (che, a dir la verità, lo stesso Crisafulli, negli anni successivi sconfesserà, almeno in parte) introduce la dirigenza di terza fascia, una categoria che in altre parti d’Italia non esiste. Nel 2001 il Governo Cuffaro decide, come già accennato, di ‘valorizzare’ questa fascia dirigenziale, iniziando a nominare dirigenti generali pescati proprio dalla terza fascia. Lo poteva fare? Alcuni dicono di no, altri dicono di sì (più avanti vedremo cosa dirà il TAR Sicilia, sigla che sta per Tribunale Amministrativo Regionale). Altri ancora sostengono che i dirigenti della terza fascia avrebbero dovuto, previo esame, passare nella fascia superiore. Con il governo Cuffaro, invece, alcuni dirigenti della terza fascia andranno ‘al Parco della vittoria senza passare dal via’, per utilizzare un’espressione del celebre ‘Monopoli’. Insomma verranno promossi dirigenti generali sul campo…”.

Quando le nomine illegittime facevano curriculum

“Non c’è da stupirsi, volendo. Perché, sempre in quegli anni, la Regione siciliana, come direbbero i giuristi, ‘novellava’ alcune regole un po’ ‘antiquate’ del Diritto. Non avevi i requisiti per diventare dirigente generale? Il governo ti nominava lo stesso. Certo, la nomina era illegittima. Però con la nomina illegittima acquisivi esperienza e, soprattutto, facevi curriculum. Con questa formula si giustificava tutto e tutti, dalle nomine illegittime ai curricula viziati da nomine illegittime. Tutto faceva brodo. In quest’atmosfera, come dire?, di ‘allegria’ amministrativa maturano gli incarichi della dottoressa Monterosso. Che finisce sulla plancia di comando del dipartimento della Formazione professionale. In quegli anni la Formazione professionale non era quella che è oggi. Allora, tra fondi regionali (legge regionale n. 24 del 1977) e fondi europei si ‘viaggiava’ con Piani formativi da 500-600-700 milioni di euro all’anno. ‘Barcate’ di soldi a mai finire”. In quegli anni vengono alla ribalta anche gli extra budget. Ma questa è un’altra storia. Nella legislatura 2001-2006 Patrizia Monterosso si avvale di due altri sponsor: Gianfranco Miccichè e Lino Leanza. Il primo è stato il fondatore di Forza Italia in Sicilia e ormai ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana; il secondo, scomparso qualche tempo fa, dopo un passato democristiano era approdato a Forza per poi diventare uno dei punti di forza del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo. E’ con il Governo Lombardo che la dottoressa Monterosso diventa Segretario generale della presidenza della Regione. Sulla sua nomina risultano molto interessanti le considerazioni di Paolo Luparello, dirigente regionale e presidente dell’Associazione Perché no qualcosa si muove (Blog www.perchenosicilia.org): “La dott.ssa Monterosso possiede i requisiti di legge per ricoprire il suo attuale incarico? Qui non si tratta di capire se l’attuale segretario generale della presidenza della Regione è in grado di assolvere l’incarico a lei conferito, ma se possiede i requisiti previsti dalla normativa vigente in materia di incarichi di livello dirigenziale generale a soggetti esterni all’Amministrazione regionale. E’ bene ricordare, infatti, che la dott.ssa Monterosso non è una dirigente a tempo indeterminato dell’Amministrazione regionale! La dott.ssa Monterosso è, da più di 10 anni, destinataria di incarichi presso uffici di diretta collaborazione dei vertici politici del governo della Regione siciliana e non solo” (qui potete leggere per esteso le considerazioni di Oaolo Luparello).

Il ricorso di Salvatore Taormina e Alessandra Russo respinto dal TAR Sicilia

Agli atti di questa storia da contorni molto strani c’è anche un ricorso presentato da due dirigenti regionali: Salvatore Taormina e Alessandra Russo. Ancora il nostro articolo del 2015: “Ricorso respinto non perché i giudici sono entrati nel merito della vicenda dando ragione a una delle due parti, ma perché, a giudizio del Tribunale Amministrativo Regionale, Salvatore Taormina e Alessandra Russo non possono presentare ricorso avverso la nomina della dottoressa Monterosso perché non avrebbero i titoli per accedere alla Segreteria generale della presidenza della Regione. Motivo: sono dirigenti di terza fascia e, di conseguenza – sottolineano i giudici del TAR Sicilia – non possono ricoprire la carica di dirigenti generali della Regione! E se non possono ricoprire la carica di dirigenti generali, a maggior ragione non possono essere nominati alla Segreteria generale della presidenza della Regione, cioè al vertice della Regione siciliana. Il ragionamento dei giudici amministrativi – anche se un po’ in ritardo rispetto alla ‘valorizzazione’ dei dirigenti regionali della terza fascia ‘partoriti’ dalla legge 10 del 2000 – non fa una grinza. Però (un altro però di questa parziale Monterosso-story) un interrogativo rimane: se Salvatore Taormina e Alessandra Russo non possono presentare ricorso contro la dottoressa Monterosso perché, da dirigenti di terza fascia, non possono essere nominati dirigenti generali della Regione, allora come mai, nella stessa amministrazione regionale operano ancora dirigenti generali provenienti dalla terza fascia dirigenziale?… Di fatto, come già accennato, anche se indirettamente, la legge 10 ha salvato la dottoressa Monterosso. Senza la contestazione sulle nomine di dirigenti generali ‘pescati’ dalla terza fascia il TAR sarebbe stato costretto ad entrare nel merito della vicenda…”. Dirigenti di terza fascia a parte, oggi la vicenda Monterosso la possiamo considerare conclusa.

Foto tratta da Il Moderatore 

 

 

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