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Dietro l’inondazione di Trapani c’è il vuoto pneumatico-politico della politica che ignora i cambiamenti climatici

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  • Nei primi venti giorni di Autunno già un paio di inondazioni in Sicilia, peraltro non pesanti. Speriamo bene
  • Il nulla mescolato col niente della Regione siciliana 

Nei primi venti giorni di Autunno già un paio di inondazioni in Sicilia, peraltro non pesanti. Speriamo bene

Poco meno di un anno fa – era il Novembre del 2021 – dopo un’Estate funestata dagli incendi boschivi e dopo un Autunno con alluvioni sparse qua e là per la Sicilia (pesanti assai le alluvioni a Catania e nella Piana di Catania e le alluvioni nel Siracusano). Dopo sei mesi tremendi tra caldo, boschi inceneriti e piogge torrenziali con relative esondazioni di fiumi e corsi d’acqua abbiamo lanciato una proposta al Governo della Regione: assumere 30 operai forestali per presidiare il territorio della Sicilia: operai forestali nelle aree verdi dell’Isola in servizio H 24 per bloccare sul nascere gli incendi; lavoro in sinergia con i privati proprietari di fondi agricoli spesso abbandonati sempre per prevenire gli incendi; idem con le aree comunali spesso focolai di incendi. Gli operai forestali avrebbero dovuto anche effettuare le opere di sistemazione idraulica e forestale, per prevenire, là dove è possibile, esondazioni di fiumi e corsi d’acqua, frane e smottamenti. Il Governo regionale di Nello Musumeci ha preferito seguire altre strade. Per la prevenzione degli incendi boschivi convenzioni con Vigili del fuoco, associazioni private, coinvolgimento della Protezione civile, droni, elicotteri, aerei anfibi. Risultato: la Sicilia, come lo scorso anno, è stata la Regione italiana tra le più incendiate. Non sta andando meglio oggi, nei primi venti giorni di Autunno, con nubifragi nel Trapanese e relativi allagamenti dell’autostrada Palermo-Trapani, di altre strade e grandi e piccoli centri. E siamo al primo mese, anzi, per la precisione, nei primi venti giorni di Autunno.

Il nulla mescolato col niente della Regione siciliana 

Lo scorso anno abbiamo riportato una dichiarazione del segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso, nella quale venivano descritte le alluvioni di quei giorni: “Dopo il Catanese e il Siracusano, è stata la volta delle province di Agrigento, Trapani e Palermo a subire la violenza dei nubifragi che hanno determinato alluvioni, frane e smottamenti sulle fragilità territoriali delle città e delle campagne. Lo abbiamo già detto e ripetuto mille volte: siamo dentro una fase in cui si è venuto a determinare un vero e proprio cambiamento climatico che si manifesta con la sua tropicizzazione. Quindi non siamo in una fase di emergenza ma ordinaria e come tale dobbiamo affrontarla se vogliamo ridurre i danni di un territorio in cui il dissesto idrogeologico e la desertificazione la fanno da padrone”. La realtà amara è che la politica siciliana snobba i cambiamenti climatici. Ci sono studiosi come  l‘ecologo siciliano Silvano Riggio che ne parlano da decenni. Tra l’altro – e questo è un punto sul quale insistiamo – fino ad oggi, tutto sommato, le piogge che hanno colpito la Sicilia sono state violente, ma non devastanti. Intervenire sul territorio non con appalti sparsi qua e là con criteri clientelari ma con un’opera continua, che può essere garantita da chi, nella nostra Isola, si occupa di tutela del territorio, dagli operai della Forestale all’ex Azienda Foreste della Regione siciliana purtroppo in parte smantellata da una politica siciliana miope è una necessità. Soprattutto nelle aree fragili della Sicilia dove potrebbero succedere disastri ambientali molto pesanti: come, ad esempio a Mondello e a Partanna Mondello, a Palermo. Il Nuovo Governo regionale di Nello Musumeci si intesterà questa battaglia culturale e ambientale?

Foto tratta dalla Gazzetta del Sud

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