Sul Titanic

Vittoria scontata del centrodestra e Giorgia Meloni capo del Governo? Se Berlusconi sarà l’ago della bilancia aspettiamoci di tutto

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  • La vittoria scontata del centrodestra alle elezioni politiche del 25 Settembre potrebbe riservare soprese se i voti di Berlusconi saranno fondamentali 
  • L’Unione europea, attraverso Berlusconi, potrebbe reimporre il PD al Governo dell’Italia per altri cinque anni. A patto che ci siano le condizioni
  • Le tre variabili

La vittoria scontata del centrodestra alle elezioni politiche del 25 Settembre potrebbe riservare soprese se i voti di Berlusconi saranno fondamentali 

Giochi fatti, troppo ‘fatti’ per le elezioni politiche del 25 Settembre. PD e Movimento 5 Stelle divisi. Centrodestra unito. Morale: vincerà il centrodestra perché prenderà più seggi. Matematico. Tuttavia, a noi, questo schema non convince proprio. Proviamo a illustrare il perché. I partiti di centrodestra hanno trovato l’accordo sulle candidature nei collegi dove vige il maggioritario: 98 seggi a Fratelli d’Italia, 70 alla Lega e 42 a Forza Italia che riserverà 11 seggi ai centristi di Noi con l’Italia e Coraggio Italia. Ribadiamo: vista così, alla luce del fallimento del Governo di Mario Draghi – che è sempre stato il Governo del PD – e alla luce della divisione tra PD e Movimento 5 Stelle la vittoria del centrodestra è scontata. Un centrodestra che dovrebbe farla da padrona anche con il terzo di seggi che l’attuale legge elettorale riserva alla quota proporzionale. Perché noi siamo convinti che tutto questo è troppo scontato per essere vero? Semplice: perché se Forza Italia e i centristi, tra seggi che conquisteranno nel maggioritario e seggi che conquisteranno nel proporzionale, saranno fondamentali per fare vita a una maggioranza – nel senso che alleandosi con il centrodestra farebbero governare il centrodestra e alleandosi con il centrosinistra farebbero governare il centrosinistra – noi siamo più che sicuri che Berlusconi farà valere la sua forza di ago della bilancia. Comincerà a chiedere la presidenza del Consiglio, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dirà di no e comincerà il batti e ribatti. Cosa vogliamo dire? Che la Meloni potrà diventare premier solo se il suo partito e la Lega prenderanno la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato. E siccome riteniamo tale ipotesi molto improbabile, siamo più che certi che, alla fine, Berlusconi, nel nome dell’Europa, o si prenderà la carica di capo del Governo, o cercherà altre strade aprendo al PD.

L’Unione europea, attraverso Berlusconi, potrebbe reimporre il PD al Governo dell’Italia per altri cinque anni. A patto che ci siano le condizioni

Il PD, in Italia, è il partito di riferimento degli ultra-liberisti e globalisti dell’Unione europea. Grazie all’Unione europea il PD governa l’Italia deal 2013, con la brevissima interruzione di un anno, quando è nato il Governo tra grillini e leghisti. Ma, appunto, tale Governo è durato un anno, poi è tornato il PD che, con il 18% dei voti, grazie ai grillini, controlla la più importanti leve del Governo e quasi tutto il sottogoverno. Sulla carta il centrodestra, il 25 Settembre, vincerà le elezioni. Ma l’Unione europea, attraverso Berlusconi, potrebbe reimporre il PD al Governo dell’Italia per altri cinque anni. Perché pensiamo questo di Berlusconi? Semplice: perché Berlusconi non è mai stato il leader del centrodestra italiano. Berlusconi è sempre stato il ‘leader’ delle sue aziende che ha utilizzato la politica – ovvero il centrodestra – per farsi i fatti propri. Berlusconi non si è mai trovato in conflitto di interessi, perché ha perseguito solo un certo tipo di interessi: i propri. Ciò che scriviamo è nei fatti, perché di questo, con il passare degli anni, si sono accorti anche gli italiani, tant’è vero che Forza Italia, da primo partito italiano, pur con tutti i soldi di Berlusconi, è diventato un partito del 6-7%. Le Regioni del Nord di centrodestra non le amministra Forza Italia: le amministra la Lega e, tra qualche anno, le amministrerà Fratelli d’Italia. Oggi Forza Italia esprime il presidente della Regione solo in Calabria: e non è difficile capire il perché, considerato chi sono i veri ‘padroni’ della Calabria. Oggi, Forza Italia, nel centrodestra italiano, ricopre una posizione minoritaria. Ma – lo ribadiamo – se i risultati elettorali del 25 Settembre faranno di Forza Italia e dei centristi l’ago della bilancia, la bilancia potrebbe spostarsi sul PD.

Le tre variabili

Tutto stabilito, allora? Non esattamente. Perché ci sono tre variabili. La prima variabile è il Movimento 5 Stelle di Conte che, se prenderà il 10-15% dei voti, potrebbe impedire la formazione di un Governo PD-Forza Italia. Soprattutto se in lista con i grillini ci sarà Alessandro Di Battista, che non accetterebbe mai di governare con il PD e con Berlusconi. Da qui una considerazione che è nei fatti: se in lista, con i grillini di Conte, ci sarà Di Battista, ciò significherà che i grillini non governeranno mai con PD e Berlusconi; se Di Battista non sarà in lista, non è da escludere che Conte vada a fare il Governo con PD e Forza Italia e i centristi da presidente del Consiglio. La seconda variabile è rappresentata da Unione Popolare, una forza politica di sinistra nata dalla convergenza di forze sociali, sindacali di base ed autorganizzate, ambientaliste, politiche tra cui Potere al Popolo!, ManifestA, Rifondazione Comunista, l’ex Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris più altre sigle di sinistra. Le elezioni fissate il 25 Settembre dovrebbero impedire all’Unione Popolare di raccogliere le firme per presentare le liste, visto che di mezzo c’è Agosto. Ma non è detto che finisca così, perché – da quello che sappiamo – i protagonisti di Unione Popolare stanno provando a trovare una soluzione che prevede anche il tentativo di raccogliere le firme. Vedremo. Se l’Unione Popolare presenterà proprie liste ci potrebbero essere grandi sorprese. Questa lista potrebbe superare lo sbarramento del 5% provocando una perdita di voti al PD, complicando la formazione di un Governo tra il PD e Berlusconi.  La terza variabile potrebbe essere la più importante: l’accentuarsi della crisi economica dell’Unione europea. La Russia ha già tagliato una parte del gas all’Europa. Ma la Ue continua a inviare armi all’Ucraina. Proprio in queste ore l’Italia ha annunciato un consistente aumento delle spese militari per spedire armi in Ucraina, mentre la Germania continua a vendere armi all’Ucraina. Se ne deduce che, tra qualche settimana, la Russia taglierà completamente il gas all’Unione europea. Gli affetti saranno dirompenti. Non è detto, come scrivono alcuni osservatori economici, che si bloccherà soltanto il 50% dell’economia tedesca; il blocco potrebbe essere maggiore, perché il gas mancherà in tutti i Paesi europei e si fermerà buona parte dell’economia europea. Non è da escludere che la fine del gas russo provochi la fine dell’euro, la moneta unica europea che è stata ‘ritagliata’ sugli interessi economici della Germania. Ma con l’economia bloccata la Germania potrebbe non avere più interesse a mantenere l’euro. Con il taglio del gas russo potrebbe finire la storia del “Ce lo chiede l’Europa”, perché potrebbe non esserci più l’Europa…

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