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Sulla gestione dei rifiuti in Sicilia la mafia più forte di Stato e Regione. Sanità siciliana derubata/ MATTINALE 680

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  • Dal 2016 al 2021 la politica ha tolto agli ospedali pubblici siciliani 280 milioni di euro all’anno per pagare clientele. E’ questo il motivo per il quale nei Pronto Soccorso dell’Isola mancano ancora oggi medici e infermieri e i cittadini, stanchi di aspettare giornate intere, vanno spesso in escandescenze  
  • Carmelo Zuccaro, procuratore della Repubblica di Catania: “In Sicilia quasi tutte le imprese per la raccolta dei rifiuti sono gestite dalla mafia”

Dal 2016 al 2021 la politica ha tolto agli ospedali pubblici siciliani 280 milioni di euro all’anno per pagare clientele. E’ questo il motivo per il quale nei Pronto Soccorso dell’Isola mancano ancora oggi medici e infermieri e i cittadini, stanchi di aspettare giornate intere, vanno spesso in escandescenze  

La Regione siciliana come il Comune di Palermo e come il Comune di Catania sono, da sempre, aree politiche a maggioranza moderata. In condizioni normali, quando si vota, vince sempre il centrodestra. Per poter vedere vincere il centrosinistra, ‘pezzi’ del centrodestra o debbono passare nel centrosinistra, com’è avvenuto alle elezioni comunali di Palermo del 2017; oppure parti del centrodestra debbono far venire meno l’unità di questo schieramento politico, come avvenuto nelle elezioni regionali del 2013, quando il centrodestra presentò due candidati alla presidenza della Regione – Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè -: cosa, questa, che determinò l’elezione del candidato di centrosinistra, Rosario Crocetta. Oggi lo scenario è sempre lo stesso: se il centrodestra sarà unito vincerà le elezioni regionali, se sarà diviso vincerà il centrosinistra. Questo spiega il perché quando il centrosinistra va al governo – della Regione, di Palermo e di Catania – lascia solo disastri economici e sociali. Un po’ per ‘ingrassare’, un po’ per mettere in difficoltà i successori. E’ successo a Catania, quando dopo il passaggio del centrosinistra venne fuori un ‘buco’ finanziario di 1,6 miliardi di euro. Da qualche giorno il centrosinistra non è più al Governo del Comune di Palermo e i disastri politici, amministrativi, economici, finanziari e sociali lasciati dalla passata amministrazione di Leoluca Orlando sono sotto gli occhi di tutti. Quale possa essere la situazione del Comune di Palermo lo ha detto senza peli sulla lingua Ciro Lomonte lo scorso 12 Aprile: “… la vera entità dell’enorme buco nei conti del Comune, che potrebbe ridicolizzare gli 1,5 miliardi del Comune di Catania in dissesto…” (qui per esteso l’articolo con le dichiarazioni di Lomonte). La stessa tecnica il centrosinistra l’ha adoperata con la Regione, che il PD ha amministrato ininterrottamente dal 2009 fino al Novembre del 2017. Durante gli anni del centrosinistra la Regione siciliana, sotto il profilo finanziario, è stata letteralmente ‘spogliata’: ha perso l’autonomia finanziaria, ha perso quasi 6 miliardi di crediti che vantava verso lo Stato e ha lasciato un ‘buco’ di 2 miliardi di euro che gli ignari siciliani pagano ancora oggi allo Stato con un mutuo ventennale pesantissimo. A un certo punto, nel 2016, quando mancava poco più un anno alla fine della legislatura, il centrosinistra ha fatto approvare dall’Assemblea regionale siciliana una legge con la quale si toglievano 280 milioni di euro al Fondo sanitario regionale per pagare spese che con la sanità non avevano nulla a che vedere! Questa vergogna è finita solo quest’anno perché è intervenuta la Corte dei Conti. Dal 2016 al 2021 i siciliani si chiedevano perché mancavano medici e infermieri dai Pronto Soccorso: la risposta è in questa legge regionale del 2016. Vergogne siciliane poco gettonate.

Carmelo Zuccaro, procuratore della Repubblica di Catania: “In Sicilia quasi tutte le imprese per la raccolta dei rifiuti sono gestite dalla mafia”

E oggi? Non sappiamo come finirà. Bisogna dare atto al presidente uscente, Nello Musumeci, di avere invertito la rotta in alcuni settori della vita pubblica. Quasi tutti i fondi europei e nazionali stanziati per la Sicilia per fronteggiare il dissesto idrogeologico sono stati utilizzati in Sicilia. Non era mai successo e va a merito dell’attuale Governo. Prima questi fondi non venivano spesi, o venivano utilizzati in minima parte per dare modo al Governo nazionale di ‘riprogrammarli’ per consentire al Nord Italia di prenderne, per ogni ‘riprogrammazione’, non meno del 50%. Si chiama ascarismo. Politici che svendevano la Sicilia al Nord Italia in cambio di benefici e prebende personali. Il Governo Musumeci, su questo fronte, ha cambiato scenario. Fallimentare, invece, la gestione dei rifiuti. “In Sicilia quasi tutte le imprese per la raccolta dei rifiuti sono gestite dalla mafia”, ha detto in queste ore il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro, nel corso di un’audizione presso la Commissione Antimafia nazionale (qui un articolo del quotidiano La Sicilia). Le arciconfraternite mafiose che controllano il ciclo dei rifiuti in buona parte della Sicilia sono troppo forti. Più forti della politica. Più forti di Regione e dello Stato. In verità, sia l’ex presidente della regione, Rosario Crocetta, sia l’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci, hanno provato a opporsi. Crocetta affidò la gestione dei rifiuti a un magistrato, Nicolò Marino. Musumeci ha affidato la gestione dei rifiuti ad Alberto Pierobon, manager veneto di questo settore. Entrambi sono stati nominati assessori regionali. Ed entrami sono stati destituiti. I rifiuti, in Sicilia, sono ‘cosa loro’. La mafia, certo. O forse qualcosa di più della mafia. Qualcuno, con un’iperbole, potrebbe pensare ai grandi appalti che si intravedono nella tragica stagione di passaggio del 1992. I poteri che condizionano questo settore ‘concedono’ la raccolta differenziata qua e là. Ma nelle grandi città dell’Isola – come Palermo e Catania – la munnizza deve restare nelle strade e finire, in un modo o nell’altro, nelle discariche. Il resto sono chiacchiere.

 

 

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