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Draghi offre la testa dell’Italia all’Unione europea dell’euro. Come salvarsi? Uscendo dalla Ue

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  • Il capo del Governo italiano Mario Draghi non ha tradito, al contrario ha mantenuto puntualmente tutte le sue promesse
  • Dopo la Grecia sembra essere giunta inesorabilmente la volta dell’Italia

di Diego Fusaro

Il capo del Governo italiano Mario Draghi non ha tradito, al contrario ha mantenuto puntualmente tutte le sue promesse

E adesso pare che i superpoteri di quello che fino a ieri veniva osannato con il ridicolo nome di battaglia di “Super Mario” si siano esauriti. Torna a fare la sua epifania lo spauracchio dello Spread, proprio ora che l’indice RT iniziava a scendere. Le Borse si agitano, le minacce rivolte all’Italia si susseguono incontenibili. Ci viene detto che l’Italia è a forte rischio, dato che la Lagarde non è Mario Draghi… mi siano allora consentite soltanto due riflessioni, celerrime: in primo luogo, Mario Draghi ha mantenuto le sue promesse, che non erano certo quelle di salvare l’Italia o di aiutarla a crescere, tutelando l’interesse dei ceti medi e delle classi lavoratrici; Mario Draghi non rappresenta e non ha mai rappresentato l’interesse nazionale italiano, avendo invece sempre e soltanto difeso l’interesse della finanza no border e della plutocrazia neoliberale. D’altro canto, la priorità per l’euroinomane di Bruxelles ed ex Goldman Sachs era quella di salvare whatever it takes l’euro, non l’Italia. Cioè non una nazione, una storia e un popolo, bensì una moneta privata e transnazionale, innalzata a quint’essenza del metodo neoliberale di governo delle cose e delle persone. L’euro è il fondamentale metodo di governo con cui l’Unione Europea attua la propria essenza di dispositivo che, nobilitandosi con il venerando nome di Europa, massacra senza pietà i ceti medi e le classi lavoratrici, distrugge le identità e produce il trionfo del nichilismo liberal-finanziario. Questo e non altro è Mario Draghi: egli non ha tradito, al contrario ha mantenuto puntualmente tutte le sue promesse.

Dopo la Grecia sembra essere giunta inesorabilmente la volta dell’Italia

Secondo rilievo che intendo svolgere: dopo aver distrutto senza pietà la Grecia, l’Unione Europea, vale a dire l’Unione delle classi dominanti d’Europa contro i popoli e le classi dominate europee, si accinge ora a trascinare nell’abisso l’Italia, novella vittima designata. La catastrofe della Grecia, si badi, non è un errore, una sfortunata coincidenza, un fuorviamento imprevisto: come disse un noto teologo bocconiano ed ex presidente del consiglio, la Grecia rappresenta “il più grande successo dell’euro”, vale a dire la perfetta realizzazione delle politiche economiche e sociali per cui la moneta detta euro è stata concepita e posta in atto dalle classi dominanti d’Europa. Se la Grecia è il più grande successo dell’euro e se salvare l’euro è la cosa più importante whatever it takes, non stupisce che la difesa a oltranza dell’euro da parte dei plutocrati del capitale cagioni la distruzione delle nazioni come già accaduto nel caso greco e come probabilmente sta per accadere anche con la sventurata Italia, “di dolore ostello”. Insomma, dopo la Grecia sembra essere giunta inesorabilmente la volta dell’Italia. Prepariamoci, giacché questo è solo l’inizio. Come diceva il mio maestro Costanzo Preve, quando il rinoceronte prende la carica la sola cosa sensata da fare sta nel provare a togliersi il prima possibile dalla sua traiettoria, fuor di metafora uscire dall’euro e dall’Unione Europea.

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