Sul Titanic

Se in Estate in Sicilia con temperature vicine a 50 gradi si dovesse verificare un black aut che succederebbe? Una strage!

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  • Lo scriviamo ora per allertare i governanti della Sicilia, visto che l’Estate dello scorso anno la nostra Isola ha registrato il record europeo di alte temperature. Ne parliamo con Marco Trapanese, professore universitario di Ingegneria dell’energia elettrica
  • La rete siciliana è concepita più per trasmettere l’energia nelle Regioni del Nord Italia che per distribuirla ai nostri territori

Proviamo a capire cosa potrebbe succedere in Sicilia la prossima Estate se si dovessero materializzare contemporaneamente temperatura vicina a 50 gradi e un black aut

Già da qualche mese stiamo provando a sensibilizzare il Governo siciliano su possibili problemi che potrebbero essere provocati dai cambiamenti climatici in atto. La nostra speranza è che gli attuali governanti dell’Isola abbiamo imparato qualcosa dal disastroso 2021. Un anno orribile che è costato alla Sicilia quasi 80 mila ettari di boschi andati in fumo la scorsa Estate e due alluvioni – una a Catania e dintorni e una a Siracusa e dintorni – lo scorso Autunno. E’ per questo che torniamo a ribadire la necessità che la Regione siciliana assuma subito non meno di 30 mila operai forestali che dovrebbero scongiurare nuovi, possibili incendi nelle aree verdi la prossima Estate e dovrebbero occuparsi di regimare fiumi e corsi d’acqua per cercare di mitigare gli effetti di possibili piogge autunnali (ma anche temporali estivi), se è vero che tanti fiumi e tanti corsi d’acqua della Sicilia, di fatto abbandonati, ormai esondano con piogge di media intensità. Oggi affrontiamo un altro aspetto – per la precisione, un altro possibile pericolo – legato ai cambiamenti climatici: il timore di un possibile black aut in giornate estive particolarmente calde. Ricordiamo che la scorsa Estate, per circa due mesi, la temperatura, in Sicilia, ha oscillato da 36 a 42 gradi centigradi, con punte di circa 48 gradi in alcune aree della nostra Isola. Poiché non si può escludere che la prossima Estate si possano raggiungere temperature superiori a quelle raggiunte nell’Estate 2021, noi vogliamo mettere sin da ora le mani avanti, per avvertire la politica di possibili problemi, anche gravi. Così abbiamo posto alcune domande a Marco Trapanese, professore universitario di Ingegneria dell’energia elettrica.

Professor Trapanese, la prossima Estate farà caldo? E se farà molto caldo che succederà?

“Non lo so se farà caldo, non si riescono a fare previsioni così a lungo termine, ma la tendenza generale degli ultimi anni è di avere estati sempre più calde. La Sicilia l’anno scorso ha fatto il record europeo di temperatura più calda, in provincia di Siracusa (superiore a 50°), un paio di gradi in più e si muore. Se dovesse succedere di arrivare a 54/55 in zone urbane saranno problemi serissimi sociali, sanitari ed economici. Il Coronavirus sembrerà un’esperienza da dilettanti”.

E il caldo cosa comporterebbe?

“Beh, se farà molto caldo saranno guai, perché il Sud ha un grossissimo problema. Io lo chiamo l’electric divide. E secondo me è un problema enorme che limiterà lo sviluppo del Meridione molto più del digital divide o della carenza di infrastrutture viarie. Se vogliamo spostare tutti i consumi energetici sull’elettricità, la produzione di energia elettrica e la sua distribuzione diventano fattori critici. Ora, la Sicilia ha una buona produzione elettrica ma una rete di distribuzione arretrata. Si sono spesi fondi ingenti per la connessione sottomarina tra la Sicilia e la Calabria, ma da noi è ancora un problema connettere alla rete un piccolo
fotovoltaico o avere una potenza adeguata per un caseificio”.

‘ASCARISMO ENERGETICO’ – LA RETE SICILIANA E’ CONCEPITA PIU’ PER TRASMETTERE L’ENERGIA NEL NORD ITALIA CHE PER DISTRIBUIRLA NEI NOSTRI TERRITORI

Quale sono le ragioni?

“La produzione elettrica è diversa dalla sua distribuzione. Le isole che stanno attorno alla Sicilia – i nostri diamanti turistici – hanno ancora i gruppi diesel nei porti di attracco dei turisti per generare l’energia elettrica Da noi la rete è concepita più per trasmettere l’energia in Continente che per distribuirla ai nostri territori”.

Perché?

“Per per due ordini di motivi: da un lato il sistema economico del paese è Nordcentrico e questo condiziona le scelte di politica energetica; dall’altro la normativa regionale è obsoleta e questo condiziona lo sviluppo. Per autorizzare gli impianti elettrici in Sicilia si usa ancora un Regio Decreto del 1933. Né lo Stato, né la Regione hanno legiferato in materia di impianti elettrici di distribuzione”

Le conseguenze di tutto ciò quali sono e quali saranno?

“Le conseguenze sono e saranno: energia elettrica più cara in Sicilia (per assenza di mercato concorrenziale), maggiori black out, black out nei momenti più critici (ad esempio con alte temperature), difficoltà a produrre energia da fonti rinnovabili con impianti distribuiti, mentre i grandi impianti saranno invece facilitati;  e maggiore dipendenza dai combustibili tradizionali. Insomma, in una battuta quando ci sarà caldissimo e avremo bisogno di acqua per irrigazione e condizionatori, non ci sarà l’energia per irrigare i campi e per rinfrescarci perché la nostra rete di bassa e media tensione non è moderna; ma quando ci sarà freddo al Nord, allora saremo in grado di fornire energia allo stesso Nord, perché si sono spese diverse centinaia di milioni per i collegamenti sottomarini che, allo stato attuale della rete di media tensione, servono solo per veicolare l’energia verso il Nord”.

Professore Trapanese, nel caso in cui la prossima Estate si dovessero materializzare contemporaneamente temperature vicine a 50 gradi e un black aut ci sarebbe la possibilità di tutelare la popolazione?

“Guardi, se si dovesse verificare un black out prolungato mentre la Sicilia subisce un’ondata di calore con temperature vicine o superiori a 50°, credo che il numero dei morti potrebbe essere più alto del numero dei morti provocati dalla pandemia da Covid 19. Morirebbero in poche ore tanti anziani e tanti bambini. Il nocciolo della questione è ciò che ho detto prima: la nostra rete è debole e asservita per lo più a fornire energia al Nord Italia. Nella storia dell’energia elettrica in Italia c’è un evento noto a molti che la dice tutta: è il black out della notte del 28 Settembre 2003, ore 3 e 28’. Quella notte l’intera Italia rimase al buio per uno squilibrio dei parametri di rete causato da guasti in Svizzera. In quel caso una delle pochissime centrali che era e che rimase in funzione fu quella di Termini Imerese, che sarebbe stata sufficiente a garantire il carico per l’intera Sicilia, azzerando i disagi della nostra Isola. Si scelse invece di usare la centrale di Termini Imerese per garantire la riaccensione del Nord Italia, veicolando l’energia della nostra centrale, per l’appunto, nelle Regioni del Nord del nostro Paese. Il guasto già la mattina del 28 Settembre si era risolto per il Nord Italia causando problemi limitatissimi. In Sicilia invece ci vollero quasi 48 ore per esaurire gli effetti negativi dell’interruzione di corrente. E poi c’è un altro evento poco noto ma molto indicativo accaduto un paio di anni fa: durante un giorno di una torrida estate di Luglio il palazzo dell’ENEL di Palermo e l’area di Palermo limitrofa ad esso rimase senza energia elettrica per parecchie ore, senza che si riuscisse a risolvere il problema. Questo perché la cabina di alimentazione di quel palazzo era andata in blocco per sovrariscaldamento. Ebbene, una cosa del genere su ampie porzioni del territorio siciliano durante una intensa ondata di calore avrebbe condizioni disastrose. Ma in Sicilia, si sa, così va il mondo”.

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