Agricoltura

A Monreale agricoltori bloccati dalle strade dissestate. Impossibile portare mangimi e foraggi agli allevamenti

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  • Santo Bono, agricoltore, ci ha inviato un appello e alcune fotografie che ‘immortalano’ lo stato di abbandono della viabilità in alcune zone di Monreale dove è impossibile esercitare l’attività agricola 
  • Chi dovrebbe rispondere a questo appello? L’Anas? La Regione siciliana? L’ex Provincia di Palermo?   

Santo Bono, agricoltore, ci ha inviato un appello e alcune fotografie che ‘immortalano’ lo stato di abbandono della viabilità in alcune zone di Monreale dove è impossibile esercitare l’attività agricola 

Santo Bono, agricoltore, titolare di un’azienda agricola che opera a Camporeale e a Monreale, sponente del Movimento Terra è Vita, ci ha inviato un appello a nome degli agricoltori delle Contrade Fornazzo, Pitarre, Erbe Bianche, Parrino, Torretta che ricadono nel Comune di Monreale. “A causa delle ripetute e abbondanti piogge delle ultime settimane – leggiamo nell’appello – si è ulteriormente aggravata la viabilità della ex consortile 38”. Questa strada “parte dalla Strada provinciale 20 in prossimità di Camporeale e termina senza uscita in prossimità della Strada statale   624, al km 45. La mancanza di sbocco sulla Strada statale, tra l’altro, impedisce l’eventuale accesso alternativo alle aziende agricole e agro-zootecniche presenti. Si precisa che allo stato attuale siamo impossibilitati non solo a svolgere le attività agricole ma soprattutto a rifornire gli allevamenti zootecnici di mangimi e foraggi necessari per la sopravvivenza del bestiame. Pertanto si sottolinea la massima urgenza di interventi sostanziali di ripristino della viabilità interrotta e auspicabilmente di uno sbocco sulla predetta Strada statale 624. Si precisa che sul tratto insistono 3 grossi allevamenti zootecnici che necessitano di un approvvigionamento giornaliero di mangimi e foraggi, una cantina, due centri per l’ammasso cereali e una cinquantina di aziende agricole. La non transitabilità della strada, soprattutto ai mezzi pesanti, rende impossibile la normale attività lavorativa e mette a rischio seriamente l’approvvigionamento degli alimenti ai suddetti allevamenti”. Santo Bono allega alcune fotografie che non hanno bisogno di alcun commento e che pubblichiamo.

Chi dovrebbe rispondere a questo appello? L’Anas? La Regione siciliana? L’ex Provincia di Palermo?   

Chi dovrebbe rispondere a questo appello? L’ex Provincia di Palermo che, come le altre ex Province siciliane, non ha i soldi per occuparsi della viabilità provinciale? La Regione siciliana che dovrebbe intervenire nelle strade consortili e non lo fa? L’Anas che ha la competenza sulle Strade statali? Ci chiediamo e chiediamo: si può continuare a esercitare l’agricoltura in queste condizioni? E’ normale che gli agricoltori siciliani non possano raggiungere le proprie aziende agricole perché le strade cadono a pezzi e nessuno interviene? E’ normale che gli allevatori non siano messi nelle condizioni di portare mangimi e foraggi agli animali che rischiano di morire? Sull’Anas non possiamo dire molto perché fa capo allo Stato: uno Stato al quale della Sicilia non gliene può fregare di meno. Abbiamo invece qualcosa da dire al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e all’assessore regionale all’Agricoltura, Tony Scilla. Egregi presidente e assessore: non riuscite a inventarvi proprio nulla per mettere gli agricoltori nelle condizioni di lavorare? Ci potete spiegare che cosa ci state a fare? Lei, presidente Musumeci, che si vuole ricandidare, perché sostiene – non si capisce in base a che cosa – di aver governato bene: governare bene significa abbandonare gli agricoltori siciliani al proprio destino? E lei, assessore, visto che si occupa di pesca, perché non torna a pescare triglie e merluzzi? Quale sarebbe stato, fino ad oggi, il suo apporto alla risoluzione dei problemi dell’agricoltura siciliana, a parte i finanziamenti ‘a pioggia’? Bono ci ha inviato anche la foto del documento con il quale il Comune di Monreale vuole pagata l’Imu. “La devo pagare'”, ci chiede. Crediamo che a questa risposta dovrebbero rispondere gli agricoltori siciliani.

 

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