Storia & Controstoria

Eccidio di Licata 15 Agosto 1863: torturati a sangue i renitenti alla leva e uccisi ragazzi e bambini con fruste e baionette

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  • Come uno storico siciliano ha salvato documenti che raccontano tremende verità sulle stragi dei Savoia nel Sud che stavano per scomparire
  • La ‘leggerezza’ con la quale Garibaldi ordinava le fucilazioni nel Sud “a cuor leggero e senza processo”

“Questa è una piccolissima sintesi di un faldone di carte che il Governo italiano chiese ufficiosamente a quello americano di distruggere ma, grazie a Dio, ciò non avvenne ed oggi, recuperandolo, lo si può far conoscere a tutti coloro che lo vorranno”

Un altro deputato siciliano, Vito D’Ondes Reggio, nella tornata del 5 dicembre del 1863, degli Atti Ufficiali n° 285, pagina 1089, descriveva le atrocità governative, commesse nel nome del Regno D’Italia sulle sventurate popolazioni della Sicilia descrivendo: “Sottolineo uno stato di fatto, e devo esporre a voi, onorevoli signori, accadimenti miserevoli e rei, sui quali il Ministero non accetta l’inchiesta. I Siciliani non hanno mai avuto leva militare e ripugnano essere arruolati. Il Governo ha fatto per la Sicilia una legge eccezionale non scritta, eseguita con ferocia”. Dà lettura quindi, di un documento ufficiale, nel quale risulta esservi dato l’ordine, nella sera del 15 agosto 1863 dal Maggiore Frigerio, Comandante piemontese del Comune di Licata, di doversi presentare in poche ore i renitenti di leva, in pena di privare dell’acqua tutta la popolazione a una città di 22000 abitanti. Ebbe istituito un coprifuoco senza averne apparente autorità, vietando ai cittadini di uscire di casa per far rifornimento di viveri, pena l’immediata fucilazione e di altre più severi misure. Fu un eccidio spaventevole, quando dopo giorni la gente chiedeva pane, e caddero a migliaia. Furono ritenuti i parenti contumaci della leva, sottoposti a tortura, fino a spruzzare il sangue dalle carni, uccidendo i bambini e i ragazzi a frustate e a baionettate infilzati. Furono violentate le donne e scannate donne gravide fucilandone i congiunti e tutti quelli che osavano protestare. Questa incredibile condotta militare, fu immediatamente imitata da altri battaglioni piemontesi ed applicata a: Trapani, Agrigento, Sciacca, Favara, Bagheria, Calatafimi, Marsala saccheggiando i raccolti, e bruciando gli impianti anche nei piccoli comuni limitrofi ai grossi centri poco fa citati. Dà lettura in aula di un altro documento, di altro comandante piemontese, il quale emette ai suoi sottoposti un bando: arrestate tutti coloro dal cui volto, si sospetti di essere coscritti di leva, ed arrestate i loro genitori e i loro maestri d’arte, dove sono impiegati i sospettati e i loro contumaci.. Questo avvenne a Palermo, dove furono seviziati migliaia di malcapitati, su una città di 230000 abitanti, mentre il Governo nulla sa, nulla può? Altri abomini furono compiuti a Petralia Sottana, bruciando vive intere famiglie nelle loro case…

“… nel Comune di Torre Faro, di nome Giuseppe Garibaldi, ordinava a cuor leggero e senza processo, di fucilare gente disarmata perché non abbracciava la causa italiana”

Nella tornata successiva del 10 dicembre del 1863 il deputato Francesco Crispi, enumerando le esorbitanze stesse dice: l’unico vantaggio ottenuto dal governo di Torino in Sicilia è quello di avere riempito le carceri di disgraziati. In quel frangente, il deputato Bixio, rispondendo alla platea contrastante, alludendo agli eccessi, della ribellione siciliana del 1860 affermava fra lo sgomento generale di aver veduto i cadaveri arrostiti e mangiati, e i cuori strappati dal petto dei vivi, confessa apertamente, la Sicilia sarebbe rimasta pacifica sotto i Borboni, se la rivoluzione non fosse stata ivi portata, dalle altre province d’Italia, ossia dal Piemonte. In quei giorni di rivelazioni orrende, la stampa indipendente deplorava quelle discussioni e le considerava, come una vera sventura nazionale; un grave pericolo per l’unità italiana. Un giornale più di tutti, “Il diritto di Torino” concludeva un articolo scrivendo: aveva forse ragione Re Francesco II se definisce i Piemontesi come tiranni ed usurpatori del suo reame! Vari deputati delle province meridionali rinunciano a far parte della Camera di Torino. Questa è una piccolissima sintesi di un faldone di carte che il Governo italiano chiese ufficiosamente a quello americano di distruggere ma, grazie a Dio, ciò non avvenne ed oggi, recuperandolo, lo si può far conoscere a tutti coloro che lo vorranno. Io ho esemplificato al massimo i contenuti degli atti, dove leggevo eccidi e malefatte senza pari, dove le madri venivano scannate davanti ai figli e i padri fucilati seduta stante. Dove come dice un’altra fonte, un certo signore entrando nel Comune di Torre Faro, di nome Giuseppe Garibaldi, ordinava a cuor leggero e senza processo, di fucilare gente disarmata perché non abbracciava la causa italiana (fonte: Felix Dupanloup).

Alessandro Fumia UNA MEMORIA PERDUTA NELLA VITA DEL PAESE Estrattti da documenti parlamentari d’Italia 1863

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

Foto tratta da Wikipedia

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