Chi in Sicilia ha un po’ di memoria ricorderà che, nella seconda metà degli anni ’80 del secolo passato l’uva Italia di Canicattì, provincia di Agrigento, era commercializzata in mezzo mondo. Apprezzatissima per il sapore e per la croccantezza. Unica nel suo genere. E oggi? l’uva Italia di Canicattì – ma anche quella di Mazzarrone e di alcune aree del Nisseno è sempre buonissima – ma è insidiata dall’uva apirene, cioè senza semi. Va ancora bene, ma non benissimo come un tempo. Ma la notizia – che leggiamo in un articolo su ITALIA FRUIT NEWS – è che i Paesi nordici che, per motivi climatici, non potevano certo coltivare l’uva da tavola hanno risolto il problema e l’uva da tavola se la coltivano da sé. Come? Con la scoperta dell’uovo di Colombo: la coltivazione in serra. Non una semplice coltivazione in serra, ma una coltivazione in serra dell’uva da tavola in ‘bio’ , cioè senza l’ausilio dei pesticidi. E senza semi, che è oggi l’uva da tavola molto richiesta dai consumatori. Se la notizia è vera (ragazzi, nell’uva da tavola coltivata in campo ci vogliono tanti trattamenti chimici, figuriamoci in serra, con una coltivazione ‘forzata’!), beh, ci possiamo dimenticare di esportare uva da tavola in Svezia. Anche se noi qualche dubbio lo manteniamo, perché il problema della serricoltura è sempre stato quello dei pesticidi, molto usati nelle colture ‘forzate’.
“I mercati nordici sono sempre stati interessanti per quei frutti che per crescere hanno bisogno di caldo e sole leggiamo su ITALIA FRUIT NEWS -. Come l’uva da tavola. Ma ora gli svedesi si coltivano i loro grappoli. Proprio così, sui banchi della distribuzione organizzata scandinava cresce la presenza di uva da tavola svedese, la cui origine è rimarcata dalle bandierine giallo-blu proprio a sottolineare l’unicità del prodotto”. Eh sì, i Paesi del Nord Europa stanno scoprendo quello che Vittoria, Scicli, Gela e via continuando hanno scoperto circa cinquant’anni fa: le serre. Hanno lo stesso sole di Sicilia? Non lo sappiamo. Ma che importa? In serra, a quanto pare, si ovvia anche al sole. E, come già accennato, vogliono l’uva senza semi, che a Canicattì non è mai andata di moda (anche se in Sicilia ormai l’uva da tavola apirene si coltiva). L’articolo racconta la storia di Agne Johansson, un agricoltore svedese titolare del primo vigneto in serra biologico di questo Paese. “Qui coltiva 2800 viti di uva da tavola – leggiamo sempre nell’articolo – varietà apirene come Himrod, Romulus e Lakemont. Ma il produttore sta testando una quarantina di altre varietà in serra, per verificare quali di queste possono essere adatte per il clima svedese. La campagna produttiva va da agosto a Ottobre e i grappoli – tutti a bacca bianca – sono biologici”. Insomma, il mondo sta cambiando. E non è da escludere che altri Paesi nordici non imitino la Svezia.