Mafia, 38 anni fa la morte del giudice Rocco Chinnici. Palermo ricorda strage

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PALERMO (ITALPRESS) – Corone d’alloro in via Pipitone Federico: così Palermo ha commemorato il 38° anniversario della strage mafiosa in cui persero la vita il giudice Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo, i carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, addetti alla sua sicurezza e Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile in cui il magistrato viveva con la famiglia.

Alla commemorazione hanno partecipato cittadini, magistrati, autorità civili e militari e Caterina Chinnici, figlia del giudice.

“La strage di via Pipitone Federico con un’autobomba che segue all’eccidio di Ciaculli del 1963 e precede le terribili stragi del 1992 – ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando presente alla cerimonia -, ha contribuito a manifestare la violenza del sistema di potere politico-affaristico-mafioso. Rocco Chinnici resta nella storia della magistratura italiana ma anche della cultura del diritto. La sua intuizione del lavoro – ha aggiunto – in pool dei magistrati antimafia, nonostante i tanti ostacoli, e la sua frequente presenza nelle scuole costituiscono pietre miliari del cammino di resistenza anche culturale e di liberazione del nostro paese nei riguardi della mafia”.

Le iniziative in memoria del giudice sono proseguite con un convegno, nella Caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa, promosso della Fondazione Rocco Chinnici, sul tema “Dal metodo Rocco Chinnici alla Procura europea”.

Per l’occasione, è stato il ministro della Giustizia Marta Cartabia – con un messaggio inviato alla Fondazione – a sottolineare come “Questa è una preziosa occasione di riflessione su un metodo di lavoro che dalla Sicilia degli anni Ottanta ci porta fino alla istituzione della Procura europea. La mafia si trasforma e resta sempre uguale a se stessa diceva Rocco Chinnici e sempre uguali e sempre diversi devono essere anche i nostri strumenti di contrasto alle mafie. La mafia – ha aggiunto il guardasigilli – è sempre reazione e difesa e accumulazione di ricchezza, diceva ancora Chinnici, prima era il feudo da difendere ora i grandi appalti, riflessioni che restano sempre attuali. Oggi dobbiamo vigilare su altre vie di circolazione della ricchezza comprese quelle percorse dai finanziamenti europei. A questo scopo e’ stata istituita la procura europea alla cui nascita sono orgogliosa di avere contribuito”.

Per il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, “condividere le conoscenze è il modo migliore per combattere le mafie. Costituire un pool – ha aggiunto – è il primo momento in cui l’efficienza dell’ufficio istruzione di Palermo raggiunge il massimo livello. Mettere insieme gli elementi è un passo importante, in qualunque punto si trovino, in qualunque indagine. Chinnici ha insegnato ai magistrati a non essere burocrati che non si lavora guardando al fascicolo ma alla tendenza”.

“Chinnici lo diceva allora e forse oggi bisognerebbe ripeterlo: andrebbe ripresa la cultura di contrasto alle mafie pensando a quali sono le tendenze, le strategie. In tutti i capoluoghi di regione e in tutte le province troviamo proiezioni mafiose e oggi e’ ancora piu’ necessario condividere queste informazioni”.

Al convegno ha partecipato anche il procuratore capo europeo, Laura Codrua Kovesi, al suo primo impegno pubblico in Italia dopo l’insediamento al vertice del nuovo ufficio dell’Ue operativo dal primo giugno.

“I criminali – ha sottolineato – sono molto più deboli di quanto non appaiano. I criminali non sono in grado di conquistare i cuori e le menti della gente, mentre Rocco Chinnici ci riuscì.
Non dovremmo mai smettere di lottare, mai piegarci e lasciare campo libero a queste persone. Sono trascorsi molti anni – ha aggiunto – da quando giudizi e agenti di polizia hanno perso la vita. Siamo qui per aiutare. Per molto tempo siete stati lasciati da soli in questa battaglia, ma adesso non siete più soli. Siamo arrivati molti anni dopo, saremmo dovuti arrivare prima, ma adesso siamo qui determinati e pronti ad aiutare”.

(ITALPRESS).

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