Sul Titanic

Formazione/ Il ‘caso’ IAL: io sarò anche un semplice bidello ma ho il senso della verità e della giustizia e non mi arrenderò mai!

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  • Il fiuto e la scaltrezza che si acquisiscono solamente per strada mi fanno venire in mente questioni e domande semplici, chiare, che invece pare manchino al repertorio di tanti dotti
  • “Di certo c’è soltanto che non mi arrendo, io proprio non ci riesco a belare. Otterrò giustizia, costi quel che costi”

da Costantino Guzzo
vice presidente dell’Associazione  Sindacale Lavoratori 99,9%
riceviamo e pubblichiamo

Il fiuto e la scaltrezza che si acquisiscono solamente per strada mi fanno venire in mente questioni e domande semplici, chiare, che invece pare manchino al repertorio di tanti dotti

Non sono un “colletto bianco”; certamente “non mastico di lettere”; non ho dimestichezza col fare affettato delle alte dirigenze sindacali e nemmeno dei costumi propri della burocrazia. Ho fatto, però, il bidello e ho una licenza media presa in una scuola pubblica di un quartiere popolare: questo mi basta perché io davvero senta giustizia e verità nei fatti della vita, perché io sappia distinguere il vero dal falso e, soprattutto, perché io possa realisticamente pormi domande, tenere i piedi per terra e sottrarmi al belare comune delle pecore condotte al macello. Il fiuto e la scaltrezza che si acquisiscono solamente per strada mi fanno venire in mente questioni e domande semplici, chiare, che invece pare manchino al repertorio di tanti dotti. Gli organi di giustizia, civile o penale o amministrativa, parlano tra loro? Comunicano tra loro? Possono accadere fatti gravi che, in questo mancato collegamento tra organi di giustizia, trasformino la tragedia in un “mistero buffo”. Un aneddoto per tutti.

“Di certo c’è soltanto che non mi arrendo, io proprio non ci riesco a belare. Otterrò giustizia, costi quel che costi”

Gli stessi “illeciti” valutati da una Sezione civile fallimentare e da una Procura della repubblica. Come mai la Sezione V Civile, specializzata in materia di impresa del Tribunale di Palermo, emette una ordinanza di sequestro conservativo per 14,5 milioni di euro nei confronti di tutti i componenti del Consiglio di amministrazione che hanno amministrato lo IAL dal 2011 sino alla data del suo fallimento, mentre da parte della Procura della Repubblica – almeno quanto quanto è di mia conoscenza – non è stata assunta alcuna iniziativa? Eppure ricordo che ci sono stati degli esposti che – sempre per quello che è di mia conoscenza – sarebbero stati archiviati. E perché poi, in questa “fatale” ordinanza non si fanno rientrare nelle loro responsabilità i vecchi rappresentanti legali, gli amministratori della precedente gestione? Acclarato il fatto che una continuità fattuale lega la vecchia gestione alla nuova, visto che l’ente è stato ceduto dalla CISL (sarebbe interessante studiare giuridicamente questo passaggio, sic !) a una cordata vicina alla stessa? Domanda che, con tanti distinguo e tante sfaccettature, venne a mente alla stessa dottoressa Annarosa Corsello nella diatriba per il rilascio o la revoca dell’accreditamento assessoriale. Faccio fatica a trovar risposta a queste due domande: forse perché è sulla mia pelle che ho vissuto quelle ruberie e quegli illeciti; sono stato dapprima derubato delle mie retribuzioni mensili, dei miei assegni familiari, defraudato del versamento dei miei contributi lavorativi, sospeso senza accordo sindacale e infine licenziato anche se giuridicamente illicenziabile. Questa ordinanza pare apra il tendone a nuovi scenari. Non riesco ad essere facilmente ottimista, ammetto che la mia speranza nella giustizia vacilla: ci sarà un giudice a Berlino?, dicendola col linguaggio del cinema! Troverò un Giudice naturale ed equilibrato, come il giudice redattore dell’ordinanza, che farà sue le mie domande e magari potrà trovare risposte? Di certo c’è soltanto che non mi arrendo, io proprio non ci riesco a belare. Otterrò giustizia, costi quel che costi.

 

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