Storia & Controstoria

I Mille a Palermo/ Garibaldi asserragliato nel Palazzo Pretorio teme il peggio. Saranno gli inglesi a salvargli la faccia (e la vita)

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  • A Palermo, nel Maggio del 1860, non c’è stata alcuna rivoluzione di popolo. Gli unici popolani scesi in piazza sono stati i nobili e i borghesi venduti ai Savoia e i picciotti di mafia. Garibaldi prenderà Palermo grazie al tradimento dei generali borbonici 
  • Due piroscafi arrivati da Napoli con i soldati borbonici pronti a massacrare Garibaldi e i garibaldini vengono dirottati nella borgata di  Sferravacallo proprio per non farli combattere e per fa vincere – senza combattere – Garibaldi  
  • Garibaldi non conta niente. Chi tiene i rapporti con gli inglesi e con i generali borbonici traditori è Francesco Crispi, un nome e una garanzia 
  • E’ la tregua – assurda e immotivata – imposta dagli inglesi che, come si usa dire in questi casi, salva il culo a Garibaldi, ai garibaldini e ai picciotti di mafia

A Palermo, nel Maggio del 1860, non c’è stata alcuna rivoluzione di popolo. Gli unici popolani scesi in piazza sono stati i nobili e i borghesi venduti ai Savoia e i picciotti di mafia. Garibaldi prenderà Palermo grazie al tradimento dei generali borbonici 

Garibaldi, i garibaldini, i mercenari (per lo più ungheresi) assoldati dagli inglesi con i soldi di alcune banche e i picciotti di mafia, alla fine di Maggio del 1860, si trovano a Palermo. Ma a Palermo, al di là delle fesserie raccontare dagli “scrittori salariati” (la definizione è di Antonio Gramsci), Garibaldi, mercenari e picciotti di mafia non conquisteranno una beata minchia! La storia – totalmente falsa – ci ha tramandato di una città “in fiamme” accanto a Garibaldi e ai suoi “valorosi”. I “valorosi”, in realtà, a parte i mercenari ungheresi, erano i picciotti di mafia. Ma tutti – Garibaldi, garibaldini e mafiosi, come ci racconta Giuseppe Scianò – sarebbero stati massacrati dai militari borbonici tenuti bloccati nell’area di Palermo che va da quella che oggi è Piazza Indipendenza fino al Palazzo Reale e dal militari borbonici arrivati via mare e dirottati nella borgata di Sferracavallo. A bloccare i militari borbonici nello slargo del Palazzo reale e a spedire a Sferracavallo le navi con altri valorosi militari borbonici spedite da Napoli sono i generali borbonici corrotti dagli inglesi vere anime nere del ‘presunto’ Risorgimento italiano. Sono i generali borbonici, traditori senza ritegno, che, d’accordo con gli inglesi, impongono una grottesca tregua per salvare il culo a Garibaldi e i suoi degni compari mafiosi. Per essere chiari: la prima, grande vittoria della mafia, in Italia, avviene alla fine di Maggio del 1860, quando ai militari borbonici viene impedito di combattere e schiacciare Garibaldi, garibaldini, mercenari e picciotti di mafia. Da allora fino ai nostri giorni Palermo diverrà la ‘capitale della mafia’. Ma adesso diamo la parola a Giuseppe Scianò che in questa puntata e nella successiva ci racconterà le buffonate messe in campo per fare vincere Garibaldi e i garibaldini a Palermo.

Due piroscafi arrivati da Napoli con i soldati borbonici pronti a massacrare Garibaldi e i garibaldini vengono dirottati nella borgata di  Sferravacallo proprio per non farli combattere e per fa vincere – senza combattere – Garibaldi  

“Nei giorni 28 e 29 Maggio – scrive Scianò – il Lanza mette a segno uno dei suoi più riusciti colpi mancini a danno del Regno delle Due Sicilie. Il Re Francesco II ha appena inviato da Napoli due piroscafi con a bordo due battaglioni di Carabinieri Esteri, tutti soldati motivati e di alta professionalità. Sono prevalentemente svizzeri, tirolesi e bavaresi «napoletanizzati» e sono comandati dal valoroso Generale Aloisio Migy. Se intervenissero in un’azione contro l’Armata Garibaldina ne uscirebbero vincitori senza grande fatica. Ma il Lanza saprà renderli inoffensivi. Il 28 Maggio le due navi sono alla rada nel porto di Palermo e vengono fatte avvicinare alla cittadella di Castellammare. Con il loro apparire hanno già messo in pensiero l’Ammiraglio Mundy ed ovviamente anche i Garibaldini ed i picciotti di mafia. Il Migy chiede, ma non riesce ad ottenere l’autorizzazione, di fare sbarcare le proprie truppe. È scandaloso! Il Generale sbarca pertanto da solo e si reca al Palazzo Reale per parlare e per prendere direttamente disposizioni dal Lanza. Questi prende tempo. Dispone che i Carabinieri restino ancora sulle navi, in attesa di disposizioni. Dopo molte ore di attesa, arriva finalmente l’ordine del Luogotenente di fare rotta su Sferracavallo, borgata marinara a diversi chilometri dalla cittadella. Lì i Carabinieri Duosiciliani potranno sbarcare. Ma il loro calvario morale e politico, ed anche militare, non è terminato. Pur volendo combattere, i poveri militari, dopo lo sbarco, con una lunga marcia si dovranno recare nei pressi del Palazzo Reale per acquartierarsi e restare immobili nel quadrilatero del disonore, assieme alle altre migliaia di uomini validi, obbligati a restare oziosi per consentire a Garibaldi di vincere senza problemi”.

Garibaldi non conta niente. Chi tiene i rapporti con gli inglesi e con i generali borbonici traditori è Francesco Crispi, un nome e una garanzia 

“Il Migy non ci sta – scrive sempre Scianò -. Protesta energicamente con il Lanza. Il quale non molla e ripete gli ordini già impartiti, minacciando il peggio. Il Luogotenente, che in Sicilia è l’alter ego del Re Francesco II, infatti, sa anche essere autoritario e sa farsi obbedire. Il Migy è costretto ad obbedire. Lo fa, però, soltanto dopo avere spezzato la propria spada in segno di protesta. E di dispregio per il Luogotenente. Anche se il malcontento della base aumenta, il Lanza non se ne preoccupa eccessivamente, perché ora sa di averla spuntata anche con il Migy. La tregua alla quale lavora, lo toglierà ben presto dall’imbarazzo e dai pericoli di una rivolta militare. Garibaldi è l’unico che ha estremo bisogno di una tregua. Sarà accontentato in men che non si dica. Intanto, dal Palazzo Pretorio, Garibaldi, con la consueta abilità di demagogo, fa comizi alla propria claque di picciotti di mafia, lancia appelli, scrive lettere a destra e a manca, sottoscrive decreti e ordini che dicono tutto ed il contrario di tutto. Nasconde, così, le proprie paure e le proprie incertezze. Ciò che lo preoccupa maggiormente è il fatto che la millantata rivoluzione del Popolo Siciliano in favore del Re Vittorio Emanuele e dell’Unità d’Italia, nella realtà siciliana non esiste affatto. Così come del resto non esiste neppure nella Napolitania, nella parte continentale, cioè, del Regno delle Due Sicilie. Il suggeritore ed il braccio destro del Dittatore Nizzardo è un politico spregiudicato e di lungo corso, il quale, al momento opportuno, è capace di qualsiasi astuzia. Ed è anche molto preparato. Si tratta del Siciliano Francesco Crispi, ormai diventato Segretario di Stato, al quale è affidata la direzione del settore politico-amministrativo”.

E’ la tregua – assurda e immotivata – imposta dagli inglesi che, come si usa dire in questi casi, salva il culo a Garibaldi, ai garibaldini e ai picciotti di mafia

“Garibaldi tuttavia ha molta premura di pervenire ad una tregua. Lo fa anche capire a quanti gli sono più vicini. Ha cieca fiducia nella protezione degli Inglesi e sa che, prima o poi, questi gli dipaneranno la matassa. Il Dittatore è stato anche messo in contatto diretto con gli ufficiali Borbonici più corruttibili, soprattutto con quelli incaricati di lavorare alle trattative e più disponibili al tradimento ed al cambio di casacca. Ed ha letteralmente invocato, presso gli alti ufficiali ed i diplomatici del Governo Britannico, presenti a qualsiasi titolo a Palermo, l’invio di mercenari (meglio se Zwavi del Nord-Africa), con procedura d’urgenza. Lo tranquillizza però il fatto che la Legione Ungherese (composta tutta di mercenari ungheresi) è già mobilitata e conta migliaia di soldati di alta professionalità. È, questa, da parte del Dittatore, una ulteriore caduta di stile oltre che un comportamento vergognoso sia dal punto di vista morale che dal punto di vista militare e politico”.

Giuseppe Scianò E nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia!

Nella foto di Balarm, la villa di Palermo dedicata a Garibaldi (speriamo ancora per poco)

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