Storia & Controstoria

1861-1864: nel Sud oltre 100 mila militari (per lo più piemontesi, ma anche ungheresi) per scannare i meridionali

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  • La storia ufficiale racconta di “azioni di polizia”. Falso: erano delinquenti al servizio della ‘presunta’ unità d’Italia

Furono vere e proprie stragi volute dai piemontesi contro chi, nel Sud e in Sicilia, si ribellava ai conquistatori di casa Savoia

Oltre queste, furono concesse altre 118 decorazioni al valore a ufficiali e soldati della Legione Ungherese. A loro vennero affidate molte “missioni sporche”, come il regolamento dei conti nel paese di Auletta in provincia di Salerno conquistato da simpatizzanti borbonici. Gli ungheresi arrivarono in paese il 30 luglio 1861 e vi entrarono senza trovare opposizione. Tutti i paesani incontrati venivano presi e uccisi, mentre le case dei possidenti, considerati “complici dei briganti”, furono incendiate con disprezzo. Alla conta finale, i morti furono quarantacinque, un altro centinaio fu imprigionato a Salerno. Nel suo diario, il generale Enrico Cialdini, luogotenente del re per le Province napoletane nell’estate del 1861, annotò su Auletta “più di cento uomini tra i briganti uccisi”. In questa vicenda, i numeri dello storico borbonico Giacinto De’ Sivo sembrano approssimati per difetto come, probabilmente, anche la stima dei sei paesi incendiati in nove mesi e 918 case distrutte nella repressione. Per essere solo una questione criminale, quell’impegno repressivo occupò nel 1863, periodo di “massimo sforzo”, qualcosa come 90.000 militari nel Sud, con una media annuale permanente di 50.000 uomini dal 1860 al 1870. Molfese fa calcoli ulteriori, sulla base delle prime statistiche rese pubbliche dal ministero della Guerra nel 1865: le truppe del VI Gran Comando di Napoli oscillarono, nel periodo tra il primo ottobre 1863 e il 30 settembre 1864, da un massimo di 116.799 uomini nel febbraio 1864 al minimo di 92.984 nel settembre dello stesso anno. Un po’ troppo per un’azione di polizia.

Gigi Di Fiore Briganti, Utet Edizioni, pag. 26, 27. – Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

Foto tratta dal Corriere del Mezzogiorno

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