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MES: il giorno del giudizio. Se la riforma verrà approvata non potrà essere esclusa la scissione tra i grillini/ MATTINALE 529

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Come si usa dire in Sicilia, il Governo di PD, Movimento 5 Stelle, renziani e Liberi e Uguali è giunto ‘a strinciuta: se la riforma del MES passerà, il capo del Governo Giuseppe Conte salverà la propria poltrona, ma perderà ‘pezzi’ della sua maggioranza (probabile scissione grillina); se la riforma verrà ‘bocciata’ Conte andrà a casa e verrà sostituito, perché non ci saranno elezioni anticipate che non vuole nessuno

Radio tam tam racconta che i grillini, alla fine, voteranno sì alla riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Strozzonaggio o di Stabilità voluto dalla Germania. Questo almeno è quello che si dice e si legge in giro. Per ironia della sorte, lo hanno chiamato il “punto di caduta”, formula linguistica ambigua che potrebbe anche annunciare la caduta del Governo Conte bis. Al Senato, infatti, i voti sono risicati. Ma la vera differenza la faranno i senatori grillini vicini alle posizioni di Alessandro Di Battista. Non sappiamo quanti saranno – 10, 15, 20, impossibile prevederlo, perché per capire chi sta con chi bisogna aspettare, appunto, il voto – ma a nostro avviso questi non dovrebbero avallare la riforma peggiorativa del MES.

Noi, per sì e per no, siamo andati a leggere quello che scrive sulla propria pagina Facebook l’europarlamentare Ignazio Corrao che, con altri quattro europarlamentari eletti nel Movimento 5 Stelle, ha già lasciato lo stesso Movimento. Ebbene, se riusciamo ancora a capire qualcosa, abbiamo capito che Corrao resta contrario alla riforma peggiorativa del MES: un MES che l’europarlamentare, con coerenza, ha sempre avversato.

Ricordiamo che nel programma del Movimento 5 Stelle c’è l’abolizione del MES, non la sua riforma addirittura peggiorativa. Ci sembra interessante un passaggio del post su Facebook di Corrao che proponiamo ai nostri lettori:

“E’ successo che, improvvisamente e senza alcun passaggio parlamentare, dopo che un anno fa lo stesso Governo aveva bloccato la riforma peggiorativa del MES, il Ministro Gualtieri (Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia, espone del PD, noto anche come “quello del Fiscal Compact”) si presenta a Bruxelles per dare il via libera alla riforma. A nome di chi? ‘Misteri italiani’, risponderebbe Carlo Lucarelli. Appare infatti alquanto peculiare (ma anche usuale per la nostra storia) che, un trattato che determina impegni di un certo tipo per l’Italia, venga negoziato e avallato dal Ministro dell’Economia in assenza di dibattito e mandato parlamentare. Visto che la maggioranza dell’arco parlamentare (e la maggioranza delle forze che stanno al governo) si sono dichiarate sempre in modo contrario”.

“Adesso – prosegue Corrao – gli scenari sono due: Mercoledì (cioè oggi ndr) il Parlamento sconfessa Gualtieri votando contro il mandato ad avallare il nuovo trattato e quindi Conte deve andare in Consiglio Europeo a dire che il suo Ministro dell’Economia stava scherzando e parlava a titolo personale (cosa alquanto imbarazzante), oppure il Parlamento vota a favore e quindi il M5S comunica agli italiani che stava scherzando quando si è presentato alle elezioni dicendo che voleva smantellare il MES (e altri strumenti di austerity) e si scusa con i vecchi partiti che ha attaccato con estrema violenza per aver avallato il MES in vigore (che non è mai stato attivato)”.

Per la cronaca, Corrao precisa che, in caso di vittoria dei No alla riforma del MES in Parlamento non si scioglieranno le Camere, perché nessuno vuole andare a casa, soprattutto dopo la riduzione del numero dei parlamentari.

Importante, a nostro avviso, un passaggio finale del ragionamento politico di Corrao:

“Nel caso in cui si verificasse l’opzione 1 (voto a favore) la conseguenza sarebbe che entreranno alcuni collaborazionisti (al loro prezzo) e usciranno alcuni ribelli”.

Tradotto – almeno noi la leggiamo così – potrebbe significare: i No alla Camera e al Senato da parte dei parlamentari grillini ci saranno comunque: se la riforma del MES verrà ‘bocciata’ non succederà nulla, se la riforma del MWES verrà approvata il Governo Conte avrà trovato qua e là i voti al Senato, “ma usciranno alcuni ribelli”: scissione nel Movimento 5 Stelle? Vedremo.

Insomma, il Governo Conte bis non è messo bene, perché non può nemmeno usare lo spauracchio del “tutti a casa” se al Senato la riforma del MES verrà ‘bocciata’.

Intanto, oltre a un gruppo di parlamentari grillini che voterà No alla riforma del MES alla Camera e al Senato (ricordiamo che è al Senato che il Governo Conte bis potrebbe andare giù), dall’altra parte c’è un centrodestra compatto: Silvio Berlusconi, che appena qualche settimana fa ha convinto Lega e Fratelli d’Italia a votare sì allo scostamento di Bilancio, adesso è schierato pancia a terra contro la riforma del MES.

Ha capito anche lui che il MES riformato servirebbe all’Unione europea controllata dalla Germania per arraffare i risparmi degl’italiani quando la pandemia passerà? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che Berlusconi vuole sparigliare le carte, mettendo in crisi il Governo Conte bis, per arrivare, magari, alla formazione di un altro Governo in presieduto da Giuseppe Conte. Per poi giocare, magari da protagonista, la partita per il Quirinale.

A sinistra – nella vera sinistra che in Parlamento è rappresentata da Stefano Fassina e pochi altri – non ci sarà copertura per la riforma del MES. Coerentemente con la posizione politica che ha sempre tenuto sul MES – cioè sempre contro il MES – Fassina, sulla propria pagina Facebook, rilancia un appello di economisti e giuristi contrari al MES e alla sua riforma e aggiunge che la revisione del MES

“non è un aggiustamento tecnico di secondo ordine. E’ un cambiamento sostanziale del quadro regolativo con profondi effetti finanziari e di finanza pubblica, quindi sui diritti fondamentali di cittadinanza sociale e democratica. Il MES è un trattato internazionale e la sua revisione è scelta di politica estera, come sottolinea il Ministro Amendola. Le scelte fondamentali di politica estera, in un sistema democratico, sono scelte che dovrebbero cercare la più ampia condivisione possibile, tendenzialmente dovrebbero essere scelte bipartisan. Invece, nel passaggio sul MES, non soltanto si assume una posizione radicalmente divisiva tra maggioranza e minoranza in Parlamento, ma si punta a spianare le divergenze dentro la maggioranza con un voto di fatto di fiducia sul Governo Conte”.

“Attenzione – avverte Fassina -: sui nodi decisivi per il futuro della nazione, le forzature politiche determinate da una minoranza autoproclamatesi illuminata, possono avere successo congiunturale, ma non portano molto lontano e, in genere, sono un boomerang. Non è necessario andare tanto indietro nella storia. E’ sufficiente fermarsi al Governo Monti. Data l’impossibilità di un confronto di merito, inibito con la scomunica di ideologiche e incompetenti delle voci fuori dal coro, si consideri almeno la dimensione democratica e politica”.

Fassina lancia una proposta che potrebbe, questa sì, aggiustare le cose:

“Una strada diversa e largamente condivisa esiste: introdurre nel testo vigente del MES l’avvio del common backstop e chiedere il rinvio delle revisioni sul debito pubblico per riesaminarle nella Conferenza sul futuro dell’Ue, alla luce del cambio di fase storica imposto dal Covid. Tra anti-europeismo e europeismo subalterno, potremmo incominciare a praticare un ‘europeismo adulto’, per un usare un aggettivo efficacemente speso dal Presidente Prodi in riferimento a un’altra religione”.

 

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