Sul Titanic

Piano rifiuti in Sicilia e politica: ora capiremo chi vuole ancora le discariche (private) e chi vuole cambiare sistema

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Cambiare sistema significa puntare sulla raccolta differenziata. Imponendola anche a quei Comuni dell’Isola che fino ad oggi l’hanno ignorata. Il passaggio del Piano rifiuti, voluto dall’assessore Alberto Pierobon, dalla Commissione Ambiente consentirà di capire chi vuole porre fine al sistema delle discariche private e chi, invece…

Tirando le somme, la partita che si sta giocando in Sicilia sui rifiuti è la seguente. C’è chi vuole continuare ad andare avanti con le discariche che inquinano l’ambiente e c’è chi, invece, sta provando a voltare pagina per imporre la raccolta differenziata dei rifiuti anche ai Comuni della nostra isola che, fino ad oggi, per motivazioni varie, hanno continuato ad operare con le tradizionali discariche gestire dai privati.

E’ importante, per i nostri lettori, tenere a mente un elemento politico centrale: chi oggi, con le motivazioni più disparate, cerca di affossare il Piano rifiuti della Sicilia, in queste ore approvato dal Comitato tecnico-scientifico Via-Vas lo fa perché vuole che si continui ad operare (e a inquinare) con le discariche private. E questo riguarda anche chi si oppone al nuovo Piano rifiuti della Sicilia con motivazioni politiche apparentemente ‘nobili’.

Proviamo a illustrare come stanno le cose sotto il profilo politico. Riversandoci, con un altro articolo, di entrare nei dettagli tecnici di tale Piano.

Per la cronaca, il sì del Comitato tecnico-scientifico Via-Vas al Piano rifiuti della Sicilia è un atto importante (per Via s’intende la valutazione di impatto ambientale, mentre per Vas si intende la Valutazione ambientale strategica).

“Il documento strategico del governo Musumeci (cioè il Piano rifiuti ndr) per una gestione del sistema efficiente e moderna – leggiamo in un comunicato di palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale – sarà adesso inviato alla Commissione Ambiente dell’Ars per il suo parere: un ultimo passo prima dell’adozione finale da parte della Giunta”.

Sempre per la cronaca, il parere della Commissione Ambiente del Parlamento siciliano è obbligatorio ma non vincolante per il Governo di Nello Musumeci: ma va da sé che un’eventuale ‘bocciatura’ del Piano rifiuti provocherà contraccolpi politici nel Governo e nella maggioranza: e questo potrebbe affossare l’attuazione del Piano rifiuti facendo ancora una volta prevalere le discariche private.

Forse non è un caso che il delicato passaggio del Piano rifiuti in Commissione Ambiente dell’Ars stia coincidendo con un rimpasto nella Giunta Musumeci: detto in soldoni, se la spartizione degli assessorati accontenterà tutte le ‘anime’ del centrodestra siciliano il Piano verrà approvato, altrimenti verrà ‘bocciato’.

Non è molto bello quello che stiamo descrivendo, ma si tratta delle regole non scritte della politica: regole in verità un po’ ‘tribali’ ma presenti.

Nel comunicato il presidente Musumeci afferma:

“Dopo oltre 20 anni la Sicilia si dota di un Piano ordinario, dopo decenni di gestioni emergenziali. Un documento che recepisce, primo in Italia, le quattro direttive europee in materia di rifiuti: prevenzione, riuso, recupero di materia e di energia, smaltimento. Per mesi abbiamo lavorato sodo, senza risparmiarci mai. Per questo voglio esprimere un plauso all’assessore Alberto Pierobon, ai dirigenti generali del dipartimento che si sono succeduti e a tutto il personale che si è speso per arrivare a questo storico traguardo”.

Qui dobbiamo dare ragione al presidente Musumeci: il merito di questo Piano è dell’assessore con delega ai rifiuti, il veneto Alberto Pierobon. Insomma, per fare qualcosa di utile e di ecologico in Sicilia doveva arrivare un assessore dal Veneto!

“Sulla base di queste indicazioni – dice sempre il presidente della Regione – priorità avrà la raccolta differenziata con l’obiettivo di raggiungere almeno la soglia del 65 per cento prevista dalla legge. Il Piano è strutturato in modo da devolvere agli Enti locali, Comuni e Liberi consorzi, la gestione diretta del ciclo rifiuti. Alla Regione continua a spettare il ruolo di indirizzo, controllo e regolamentazione”.

“Si chiude l’era delle discariche – sottolinea l’assessore Pierobon – che resteranno marginali nelle future scelte dei territori. Ogni ambito provinciale dovrà essere autosufficiente nell’impiantistica scegliendo la tecnologia necessaria a chiudere il ciclo. Priorità in sede di valutazione avranno gli impianti pubblici, in un’ottica di riequilibrio con il settore privato”.

“In particolare, nel pieno rispetto della gerarchia europea dei rifiuti – leggiamo sempre nel comunicato – le politiche di gestione mireranno alla riduzione della produzione tramite attività di prevenzione, alla preparazione per il riutilizzo, al riciclaggio, al recupero di energia tramite moderni impianti di termoutilizzatore e, solo marginalmente e in ultima istanza, allo smaltimento in discarica”.

Qui sarebbe necessario un approfondimento – che faremo – per capire cosa s’intende per “moderni impianti di termoutilizzatore”: ci dispiacerebbe che, da sotto il cilindro, dovesse spuntare qualche termovalorizatore, parola elegante che significa incenerimento di rifiuti con la produzione di energia: inceneritori bloccati una decina di anni fa dalla Magistratura europea (per problemi ‘appaltizi’, non ecologici) e che Roma ha provato, fino ad ora senza riuscirci, a rifilarci.

“Anche la Sicilia – fa notare l’assessore all’Ambiente Toto Cordaro, che ha firmato il decreto che recepisce il parere del Cts – ha il suo Piano rifiuti. Ancora una volta il dipartimento Ambiente ha svolto appieno il proprio dovere, nel merito e nella tempistica”. Forse le parole “ancora una volta” sono un po’ eccessive, ma – giustamente – l’assessore Cordaro è giovane e non sa cos’hanno combinato negli anni passati i burocrati (e i politici) siciliani a Milazzo, a Priolo, a Melilli, ad Augusta e a Gela…

In conclusione, con il nuovo Piano rifiuti in Sicilia si fissano alcuni punti fermi, in parte già sottolineati da Musumeci e Pierobon.

In primo luogo, si chiude l’emergenza: e in questo, per onestà di cronaca, va dato atto che l’ex parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle, Claudia Mannino, di avere assestato, in solitudine, il primo colpo agli affaristi siciliani che per circa 15 anni si sono fatti i classici ‘bagni’ con la gestione dell’emergenza rifiuti in Sicilia!

Con questo Piano rifiuti ci sono 150 milioni di euro per gli impianti pubblici nuovi e da completare (ci sono tanti impianti pubblici che negli anni della gestione emergenziale dei rifiuti sono stati lasciati a metà: sennò come avrebbero fatto le discariche a funzionare?).

 

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