Agricoltura

Cosimo Gioia: “La CUN del grano duro? Noto che è sempre complicato mettere insieme le teste dei siciliani”

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Com’era prevedibile, quando in Sicilia c’è da trovare una sintesi insorgono le difficoltà. Succede anche in agricoltura. Dove anche per la CUN del grano duro vengono fuori diffidenza e anche un po’ di ‘solipsismo agricolo’. L’amarezza di Cosimo Gioia

“Le deleghe per la CUN del grano duro? Non sono più interessato a questa vicenda. Troppo complicato mettere insieme le teste dei siciliani”.

Così parla Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano duro dell’entroterra della Sicilia, uomo di grande esperienza nel mondo agricolo della nostra Isola. E dire che, appena qualche giorno fa, Gioia ha postato su Facebook una serie di considerazioni molto positive.

Ricordiamo, per la cronaca, che CUN sta per Commissione Unica Nazionale. Si tratta di uno strumento – introdotto con una legge nazionale del 2017 – fondamentale per porre fine alle speculazioni al ribasso sul prezzo del grano duro che, per l’80%, è prodotto in Puglia e in Sicilia.

Fino ad oggi gli industriali sono riusciti a non far applicare la legge sulla CUN, che è rimasta sulla carta. Sembrerebbe che adesso dovrebbe essere istituita, anche se ancora non si sa dove avrà sede. Trattandosi del CUN del grano duro – coltura d’elezione del Sud Italia – la sede dovrebbe essere nel Sud Italia.

Ma siccome di mezzo c’è l’Emilia Romagna, regione dove in questi anni si sta cimentando con la coltura del grano duro (siamo molto curiosi di la qualità di grano duro prodotto in Emilia Romagna: non ci interessa, ovviamente, il giudizio degli industriali della pasta: ci piacerebbe conoscere i dati oggettivi), noi non escludiamo qualche ‘blitz’ nordista, sul modello dello scippo operato ai danni del Sud con la vicenda della varietà di grano duro antico Senatore Cappelli, grano duro diventato ‘monopolio’ di una società del Centro Nord Italia, secondo le regole del colonialismo italiano che va avanti dal 1860.

Tornando alla CUN, rileggiamo quanto ha scritto su Facebook qualche giorno fa Cosimo Gioia:

“La cosa importante è che, in questa struttura, per il Comitato CUN, si sceglieranno Agricoltori veri e non i soliti funzionari che di agricoltura non ne capiscono niente. Perché tutto questo avvenga bisogna intestare le deleghe per la CUN a questa organizzazione, pur rimanendo per il resto iscritti alle vecchie sigle. Mi permetto di aggiungere che questa è un’occasione unica per risollevare il prezzo del grano e, quindi, se non prendiamo questo treno, è perfettamente inutile lamentarsi”.

Ora Gioia sembra aver cambiato idea. Che è successo?

“Non ho cambiato idea, per carità – ci dice -. La CUN rimane uno strumento importantissimo che va gestito bene. Io ho messo a disposizione la mia esperienza di agricoltore e di dirigente che ha operato nel mondo agricolo della Sicilia. E ricordo che ho operato sempre e soltanto nell’interesse degli agricoltori, spesso rimettendoci”.

Gioia fa riferimento alla sua esperienza di dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana. Quando provò a controllare la salubrità dei grani che arrivano con le navi in Sicilia. per aver fatto questo è stato rimosso.

“La battaglia che ho fatto da dirigente generale per controllare la qualità dei grani che arrivano con le navi? Mai pentito del mio operato – dice -. Lo rifarei. Certo, me l’hanno fatta pagare. Ma sono sempre qui. E mi sembra che, anche da agricoltore, sul fronte dei controlli sul grano che arriva con le navi non mi sono mai arreso. Ma oggi il tema è un altro. Oggi c’è da mettere insieme le deleghe per la CUN. Come ho già accennato, ho messo a disposizione la mia persona. Ma noto che in Sicilia, e purtroppo non è una novità, c’è troppa diffidenza. Bene, se le cose stanno così mi tiro indietro”.

Chiediamo: non è che questa istituzione della CUN intimorisce un po’ gli agricoltori? Ci dicono che bisogna mettere nero su bianco notizie che appartengono alla sfera della gestione aziendale.

“Magari questa componente c’è pure – ci risponde Gioia -. Per ovviare a questo ho anche detto agli agricoltori di ricorrere alle buste chiuse, per tutelare i dati. Credo di aver fatto il possibile. Ribadisco: posso mettere a disposizione la mia esperienza e la determinazione con la quale ho sempre difeso l’agricoltura e gli agricoltori siciliani. Ma se permangono diffidenza o altre cose, beh…”.

 

 

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