Agricoltura

In Puglia i pappagalli verdi si stanno pappando tutte le mandorle. Paura anche in Sicilia?

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Questa specie sta scegliendo il Sud Italia perché trova un clima ormai quasi tropicale. I pappagalli verdi prediligono le mandorle, ma non disdegnano albicocche e ciliege. E anche fave e piselli. Problemi enormi in Puglia, dove si registra una vera e propria invasione. E paura anche in Sicilia. Le possibili soluzioni, comunque problematiche 

La notizia è particolare, anche se non nuova: il clima sempre più caldo sta portando nel Sud Italia tanti pappagalli verdi. Potrebbe essere anche un fatto interessante dal punto di vista naturalistico, se non fosse che questi volatili sono particolarmente ghiotti di frutta: albicocche, ciliege e, in particolare, mandorle. Il problema di pone, in particolare, in Puglia, dove ad essere attaccati sono impianti di alberi di mandorle.

Con il clima che diventa sempre più tropicale i pappagalli verdi (si tratta dei dei parrocchetti monaci della specie Myiopsitta Bonaparte) trovano un ambiente favorevole: se poi, come in Puglia, ci sono pure estese piantagioni di mandorle (e magari di piselli e fave) il gioco è fatto e questi uccelli diventano stanziali.

Coldiretti Puglia denuncia la presenza di pappagalli verdi a Molfetta, a Bisceglie, a Giovinazzo, a Palese, a Santo Spirito, a Bitonto, a Bitetto, a Palo del Colle, a Binetto, a Grumo Appula, fino a spingersi sull’Alta Murgia.

Dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia:

“Le campagne sono divenute l’Eldorado di frutta e mandorle per i pappagalli che evidentemente si sono adattati perfettamente al microclima pugliese. Prediligono soprattutto le mandorle, dimostrando una straordinaria abilità nel beccare e rompere il guscio, estraendo il frutto e lasciando il mallo e le valve legnose attaccate all’albero. Si sono moltiplicate le segnalazioni da parte degli agricoltori, colpiti dalla presenza sempre più evidente di stormi di pappagalli, che ricreano una atmosfera tropicale, attirando l’attenzione con suoni acuti persistenti”.

Interessante un articolo di AGI SCIENZA ITALIA dell’Ottobre dello scorso anno:

“Molti parchi urbani e città europee stanno fronteggiando un pericolo che viene dal cielo. A mettere a repentaglio coltivazioni e incolumità dei cittadini europei sono dei pappagallini: i parrocchetti monaci (Myiopsitta monachus) e dal collare (Psitaccula krameri). Il problema è concentrato soprattutto nei Paesi meridionali dove il clima è più caldo, ma importanti comunità si trovano anche in Francia, Paesi Bassi e Regno Unito”.

Anche AGI, lo scorso anno, si soffermava sulla presenza di questi pappagalli in Puglia. Con una notizia in più: oltre alle mandorle, i pappagalli hanno attaccato e distrutto alcune piazzole di sosta adibite alla raccolta delle olive.

“A causa del caldo anomalo degli ultimi anni e della tropicalizzazione del clima – leggiamo sempre nell’articolo dell’AGI – questa specie è divenuta stanziale non solo in Puglia ma anche in molte altre Regioni, tra cui il Lazio. Qui, precisamente nel parco dell’Appia Antica di Roma, i pennuti hanno divorato e danneggiato il 30% dei mandorleti presenti, come ha riferito uno studio pubblicato sul Belgian Journal of Zoology. In Puglia circolava l’idea di risolvere il problema ricorrendo all’uso di cannoni a salve, programmati a intervalli regolari. Un rimedio già impiegato in agricoltura per scoraggiare la permanenza di corvi tra frutteti e ciliegeti”.

Il problema, però, non è circoscritto alla nostra penisola.

Anche in Spagna ci sono problemi con i pappagalli verdi. A Madrid sono stati segnalati minacce per l’ecosistema:

“Il parrocchetto, infatti, nidifica anche nelle cavità degli alberi ed è entrato in competizione con specie autoctone come il picchio muratore (Sitta europaea), il picchiorosso maggiore (Dendrocopos major) e l’assiolo (Otus scops). Inoltre, possono mettere a rischio anche la salute dei cittadini. I parrocchetti costruiscono nidi particolarmente pesanti che, in caso di caduta, possono essere pericolosi. Spesso i pennuti li riproducono su pali della luce o del telefono, inducendo qualche blackout. Inoltre, anche se non sono stati segnalati casi di malattie trasmesse all’uomo, l’amministrazione madrilena ha spiegato che “secondo diversi articoli scientifici, questi uccelli possono trasmetterci la psittacosi, l’influenza aviaria o la salmonellosi”.

L’articolo dell’AGI riporta anche una dichiarazione che Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna selvatica dell’Ispra e uno dei massimi esperti di specie aliene, ha rilasciato a National Geographic:

“In Italia una delle ultime stime parla di 15.000 individui, presenti in almeno dodici regioni e, in sei di queste, la popolazione è in grado di riprodursi”.

“Si stima – leggiamo sempre su AGI – che, in ambiente mediterraneo, il numero dei parrocchetti possa raddoppiare nel giro di cinque anni, causando danni sempre più ingenti soprattutto alle coltivazioni”.

“È già successo in altri Paesi, ad esempio in Israele, dove i raccolti di semi di girasole e cereali hanno avuto gravi perdite. Succederà anche da noi”, ha continuato Genovesi.

Che fare? Le soluzioni non sono semplici. “Tutti vorremmo evitare di sopprimere animali – sottolinea sempre Genovesi – e allora l’unica strada è quella della comunicazione. Progetti europei come il Life Asap hanno anche questo scopo. Intanto cerchiamo di non aggiungere danno al danno. I cittadini devono sapere che gli animali da compagnia non vanno mai liberati in natura, perché possono creare grossi problemi ad altre specie”.

In Sicilia ci si interroga sulla possibilità che questo pappagallo attacchi i mandorleti del Siracusano e le coltivazioni di fave.

Foto tratta da www.meteoreporter24.it

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DELL’AGI

 

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