Sul Titanic

Fondi ai Comuni, al Centro Nord una barca di soldi, al Sud le briciole. Firmato: Governo Conte bis!/ SERALE

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La storia la racconta in un’interrogazione al Governo il senatore della Basilicata, Saverio De Bonis. Argomento: i fondi da assegnare ai Comuni al tempo della pandemia da Coronavirus. A Verona, 260 abitanti vanno poco più di 3 milioni di euro, a Messina, con 230 mila abitanti, vanno poco più di 50 mila euro! Penalizzate anche Palermo e Catania  

Dal Governo Conte bis arriva un’altra mazzata al Sud. La storia è sempre la stessa: ci sono i fondi da dividere tra i Comuni italiani nel nome del Coronavirus. Indovinate che sta succedendo? Via, ci siete già arrivati: ai Comuni del Centro Nord Italia andrà un bel gruzzolo di soldi, ai Comuni del Sud le briciole!

Un esempio per tutti: i fondi che il Governo nazionale sta destinando al Comune di Verona e i fondi che lo stesso esecutivo sta destinando a Messina. A Verona, con 260 mila abitanti, andranno 3 milioni di euro, Messina, che conta 230 mila abitanti, si dovrà accontentare di 50 mila euro!

Questa è l’Italia di oggi: questa è l’Italia che emerge da un’interrogazione che il senatore della Basilicata, Saverio De Bonis, ha presentato al Governo nazionale: per la precisione, al Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, il siciliano Giuseppe Provenzano (PD), al Ministro dell’Economia e Finanze, Roberto Gualtieri (PD), e alla Ministra degli Interni, Luciana Lamorgese.

Argomento: i criteri che l’attuale Governo nazionale sta adottando per la ripartizione ai Comuni del Fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali.

Nella premessa il senatore De Bonis cita un’inchiesta pubblicata dal quotidiano Il Mattino di Napoli del 2 settembre 2020.

“A proposito dei fondi da destinare ai Comuni nel periodo contrassegnato dalla pandemia – si legge nell’interrogazione – si evince che le città del Meridione sono sempre le più mortificate. Infatti, la chiusura delle scuole ha portato un bonus netto per i Comuni che forniscono servizi di mensa scolastica a supporto del tempo pieno e, in fase di distribuzione dei fondi, si è scoperto il divario: a Verona, ad esempio, sono andati 3 milioni di euro e a Messina, solo 50.000 euro”.

“In particolare – scrive De Bonis – Messina conta 230.000 abitanti e Verona 260.000 e la finalità del fondo è la medesima: garantire ai messinesi e ai veronesi, come ai cittadini di tutti gli altri Comuni italiani, di beneficiare dei servizi fondamentali nonostante la crisi della pandemia. Ma, al momento di ripartire la somma, a Verona sono stati assegnati 3.293.000 euro e a Messina 54.000 euro”.

“In merito al bonus sulle mense chiuse – prosegue l’interrogazione – vi è un allegato del Ministero dell’Interno con il riparto di 3 miliardi di euro fra tutti i Comuni italiani più le unioni di Comuni e le Comunità montane. Nell’allegato l’elenco comunale non segue alcun ordine logico: inizia con Cinquefrondi, paese dell’Aspromonte, e finisce con Trani, in Puglia. Il primo Comune campano in lista è Benevento, preceduto da Agrigento e seguito da Thiesi, che è in provincia di Sassari: insomma un ordine sparso che sembra fatto a posta per non essere compreso”.

Nell’interrogazione si cita “il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio), come convertito, all’articolo 106, rubricato Fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali”. Dove si precisa che “sono individuati criteri e modalità di riparto tra gli enti di ciascun comparto del fondo di cui al presente articolo sulla base degli effetti dell’emergenza Covid-19 sui fabbisogni di spesa e sulle minori entrate, al netto delle minori spese”.

Le cose, però, non sono andate così:

“A definire i criteri vi è un apposito tavolo tecnico presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze con tre esperti nominati dagli enti locali (uno per i Comuni, uno per le Città metropolitane e uno per le Province) – scrive sempre De Bonis nell’interrogazione -. Il tavolo ha prodotto a fine Luglio un documento di 40 pagine in cui in sostanza si afferma che le minori entrate (imposte, multe e così via) sono stimate in quasi 5 miliardi di euro mentre quanto alle minori spese per la ‘forte incertezza del contesto’ non si considerano i risparmi nei servizi scolastici e nella raccolta dei rifiuti. Quindi i Comuni hanno concordato, con il consenso dei Ministeri dell’Economia e dell’Interno, che del risparmio dovuto alla chiusura per 4 mesi delle scuole, con la sospensione per esempio del servizio di mensa e del trasporto scolastico, non si tiene conto”.

Nell’interrogazione si ricorda che “il tempo pieno a scuola è una delle cose più sperequate in Italia. Nella primaria (le elementari) è una realtà per il 58 per cento degli alunni del Lazio, il 57 del Piemonte, il 54 per cento della Lombardia. Ma nel Mezzogiorno i valori si riducono alla metà se non a un quarto: in Campania il servizio è garantito solo al 22 per cento degli iscritti, in Puglia al 19, in Sicilia al 12 per cento. Secondo l’interrogante si tratta di una vera vergogna nazionale che non andava certo corretta con il fondo da 3 miliardi di euro”.

 

“In definitiva, se il servizio mensa fosse stato ben diffuso in tutta Italia, si sarebbero avuti semplicemente più soldi per le mense e meno per il calo delle multe. Invece la concentrazione dei servizi al Centro-Nord porta un doppio bonus alle aree già più ricche, riducendo il beneficio a disposizione di chi è indietro nei servizi. E così Torino, con meno abitanti di Napoli, ha ricevuto per servizi a domanda individuale non effettuati un bonus di 7,6 milioni di euro contro 2,2 milioni di Napoli; Firenze con meno abitanti di Palermo 5,5 milioni di euro contro 300.000 euro (di Palermo ndr); Padova con meno abitanti di Catania 2,1 milioni contro 133.000 euro (di Catania ndr)”.

De Bonis chiede al Governo “quali iniziative, non più procrastinabili, si intenda adottare perché questo metodo di distribuire risorse, a giudizio dell’interrogante indegno e rivolto sempre a danno del Mezzogiorno d’Italia, non si ripeta più e se non si ritenga utile dare attuazione a concrete misure in grado di evitare le sperequazioni e contrastare le disuguaglianze esistenti tra Centro, Nord e Sud del Paese”.

Noi invece chiediamo agli abitanti del Sud e della Sicilia: per quale motivo alcuni di voi dovrebbero votare PD, o Movimento 5 Stelle, o Italia Viva di Renzi, visto che questi partiti nazionali privilegiano sempre il Centro Nord? 

La Lega ha fatto qualcosa di diverso quando era al Governo? No: esattamente la stessa cosa! (come potete leggere qui).

Quindi cittadini meridionali e siciliani, avete quattro partiti da evitare: PD, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Lega.

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