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Coronavirus: in Sicilia ceppi più aggressivi di importazione/ MATTINALE 492

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A Catania l’analisi degli esperti sembra confermare una notizia che dovrebbe farci preoccupare: la presenza di ceppi più resistenti al Coronavirus. Ceppi d’importazione – quindi arrivati in Sicilia da fuori – che sarebbero anche più aggressivi. Ribadiamo la nostra tesi: in tempo di pandemia è sbagliatissimo fare arrivare persone da fuori! 

Anche a rischio di apparire noiosi, torniamo oggi con il nostro Mattinale su quanto sta avvenendo in Sicilia sul fronte sempre più ‘caldo’ del Coronavirus. E lo facciamo riprendendo un articolo del quotidiano on line, LiveSicilia, che riteniamo molto importante per capire quello che sta succedendo nella nostra Isola.

L’articolo fa riferimento a Catania e provincia.

“Due pazienti ricoverati in terapia intensiva, diversi focolai in provincia e 7 nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore. I numeri non sono quelli del periodo di emergenza, ma bastano per creare allerta tra gli specialisti, perché il trend rischia di peggiorare e soprattutto perché sembra confermarsi l’analisi degli infettivologi che hanno documentato la presenza di ceppi più resistenti di Coronavirus”.

La prima notizia che segnaliamo ai nostri lettori è questa: la presenza di “ceppi più resistenti di Coronavirus”.

Questi ceppi del virus si sono selezionati da soli nella nostra Isola o sono arrivati da fuori? La risposta alla nostra domanda arriva dal seguente passaggio dell’articolo:

“Il dato che emerge negli ultimi giorni – scrive Live Sicilia – è che due pazienti si sono aggravati. Erano risultati positivi al Covid, ma apparentemente asintomatici. Il primo, contagiato nel focolaio di Misterbianco con ausilio di ossigeno, è stato trasferito in terapia intensiva. Il secondo, in isolamento domiciliare, ottantenne, è stato trasferito in condizioni gravi, dopo un periodo in cui sembrava stesse tollerando il virus. Gli esperti ritengono che siano in circolazione ceppi più aggressivi del Covid, ceppi di ‘importazione’, che stanno contagiando sempre più cittadini, allertando medici e reparti”.

Quindi, in Sicilia sono arrivati ceppi di virus che sono “più aggressivi”, cioè più pericolosi per la salute delle persone; si tratta di “ceppi d’importazione, che stanno contagiando sempre più cittadini, allertando medici e reparti”.

Ora, se in Sicilia circolano ceppi di Coronavirus “d’importazione”, ebbene, significa che sono arrivati da fuori. Chi li ha portati nella nostra Isola? Ovviamente, chi è arrivato da fuori.

Potrebbero essere stati siciliani rientrati dal resto d’Italia o dall’estero.

Potrebbero essere stati i turisti.

Potrebbero essere stati i migranti.

Il fatto certo è che questi cappi di virus “più aggressivi” sono arrivati da fuori.

Giuseppe Liberti, infettivologo – leggiamo ancora su Live Sicilia – guida il dipartimento anti Covid che affianca l’Asp (dovrebbe essere l’Azienda sanitaria provinciale di Catania ndr) nel monitoraggio e nella prevenzione dei contagi”.

“Il dato più rilevante – dice Liberti a LiveSicilia – è che ci sono due pazienti in terapia intensiva, un fatto che non accadeva da un paio di mesi, è questo il dato più preoccupante”.

“In totale, i ricoverati catanesi sono 12, ai quali si aggiungono anche due ricoverati a Messina, tra i quali un dipendente del comune di Sant’Agata li Battiati”.

“Da tempo – continua Liberti – non si vedevano tanti ricoverati, fino a due mesi fa non ce n’erano nuovi ricoveri, ma i pazienti del reparto erano arrivati mesi prima. L’unica strada è rispettare le norme, noi dobbiamo essere bravi a isolare i contatti e a monitorarli, la gente stia attenta a rispettare le disposizioni di prevenzione. Diversamente rischiamo un boomerang a Ferragosto, un altro lockdown non ce lo possiamo permettere, se non vogliamo essere obbligati ad averlo dobbiamo essere bravi”.

A giudicare da quello che abbiamo letto ieri sul quotidiano La Sicilia non ci sembra che, proprio a Catania, ci cittadini siano particolarmente bravi. Ieri l’edizione on line de La Sicilia ha pubblicato un articolo dal seguente titolo:

“Catania, in spiaggia alla Plaia tutti “vicini vicini”: per fortuna il sole uccide il virus”.

L’articolo è corredato da una foto impressionante, dove si vede la spiaggia della Plaia con migliaia di persone in barba al distanziamento sociale!

Non per contraddire i bravi colleghi de La Sicilia, ma a noi non sembra che in Brasile e in Arizona il sole stia uccidendo il virus. Il sole dell’Arizona è diverso da quello siciliano? Speriamo.

Leggendo l’articolo de La Sicilia la nostra preoccupazione aumenta:

“Mentre cresce l’allarme in Sicilia legato a nuovi casi (e focolai) d’importazione, con il rischio di nuovi provvedimenti restrittivi, in spiaggia i timori per Covid-19 sembrano ormai archiviati, dimenticati, come se il virus non ci fosse più. Se a Catania la stagione era cominciata nel migliore dei modi con grande cautela, ombrelloni e lettini distanziati (come dimostrato da tante foto pubblicate nelle scorse settimane), registrazione dei bagnanti e disinfettanti per le mani, ormai è diventata una rarità imbattersi in una mascherina. Mentre sono tornati a frotte gli ambulanti abusivi. Gli assembramenti in spiaggia ormai sono continui, gli ambulanti si avvicinano tranquillamente, spesso senza mascherina, e sono davvero pochi al mare a rispettare il distanziamento, seppure sul litorale ci siano anche molti anziani, rimasti chiusi in casa per mesi”.

In Sicilia si stanno verificando due condizioni non esattamente positive: da un lato la presenza di ceppi di Coronavirus d’importazione più aggressivi; dall’altro lato assembramenti in spiaggia (e non soltanto in spiaggia).

Noi torniamo a ribadire, ancora una volta, che in piena pandemia è sbagliatissimo applicare il principio della libera circolazione delle persone, perché sono proprio le persone che arrivano dall’universo mondo a portare – nel nostro caso in Sicilia – “ceppi più resistenti di Coronavirus”.

Foto tratta da UniboMagazine

 

 

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