Sul Titanic

Autostrade: perché a noi la vittoria di Conte e l’uscita dei Benetton non convince fino in fondo

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Fermo restando che va salutata con soddisfazione l’uscita di scena – anche se graduale – dei privati e il ritorno a una gestione quasi pubblica (ma sarà così?), sarebbe bene fare chiarezza sugli eventuali debiti (che non possono essere pagati dagli ignari cittadini italiani). Se la gestione sarà pubblica perché non costituire una nuova IRI? Aggiornamento: intanto Atlantia vola in Borsa  

Ufficialmente la vicenda Autostrade, culminata con la graduale uscita di scena del gruppo Benetton. E’ una vittoria del Governo presieduto da Giuseppe Conte. Fuori i privati, dentro la Cassa Depositi e Prestiti, che è un soggetto pubblico. Non abbiamo capito se Cassa Depositi e Prestiti diventerà l’azionista di maggioranza o l’azionista unico: la due soluzioni sono diverse.

Qua e là leggiamo che Cassa Depositi e Prestiti acquisirà il 51% delle azioni di Autostrade per l’Italia. E il restante 49% a chi andrà?

Vista così sembra una soluzione socialista, in controtendenza rispetto a un’Unione europea nella mani di liberisti (che in realtà sono dei privati monopolisti, come insegna l’economista John Kenneth Galbraith). Però, in questa storia apparentemente semplice, ci sono passaggi che non ci convincono.

E’ vero, “gradualmente” i privati escono di scena. Poiché Cassa Depositi e Prestiti è pubblica la domanda è: acquisirà la maggioranza di una società in attivo o indebitata? E se verranno fuori debiti li pagherà il socio privato in graduale uscita o la Cassa Depositi e Prestiti (cioè i cittadini italiani) in entrata?

L’accordo raggiunto nella notte prevede “misure compensative a esclusivo carico di Aspi (Autostrade per l’Italia) per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro”.

Così, per capire: chi pagherà questi 3,4 miliardi di euro di misure compensative? Pagheranno i privati o pagherà lo Stato?

Si parla di una riduzione delle tariffe: se verranno fuori debiti siamo così sicuri che ci sarà una riduzione delle tariffe?

Qua e là leggiamo che “si incrementeranno i controlli e le sanzioni, con un rafforzamento di questi ultimi a carico del concessionario. Le sanzioni saranno aumentate anche in caso di ‘lievi violazioni’ da parte del concessionario”.

Insomma: chi è che gestirà le autostrade italiane? Si va verso una gestione pubblica o ci sarà un concessionario? Non è che Autostrade per l’Italia, controllata dallo Stato, rimarrà concessionario controllato dallo stesso Stato? 

Non sarebbe più semplice costituire un ente dello Stato – per esempio una nuova IRI – senza ricorrere alla sceneggiata di uno Stato che controlla se stesso?

Non è che questa manfrina prelude all’entrata in Italia di qualche concessionario straniero, magari tedesco, come ha scritto scenari economici.it??

Ricordiamo che prima del rovinoso e vergognoso smantellamento dell’IRI, deciso dagli altrettanto rovinosi politici della Seconda Repubblica, le autostrade italiane le gestiva l’IRI: e le gestiva molto meglio dei privati.

Ah, dimenticavamo: i privati escono di scena così, dopo che, da due anni, una certa ‘sinistra’, o presunta tale, ci ha fatto la testa tanta dicendo che, se fossero stati messi alla porta, i privati avrebbero potuto chiedere un risarcimento miliardario?

Ma che successe? Sparì questo risarcimento miliardario?

AGGIORNAMENTO:

Oggi, in Borsa, il titolo di Atlantia, la holding con la quale la famiglia Benetton detiene la partecipazione in Autostrade per l’Italia, ha segnato un +23%.

Erano o no fondati i nostri dubbi sulla ‘sconfitta’ dei privati che fino ad oggi hanno gestito le autostrade italiane?   

 

 

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