Agricoltura

Le importazioni di ortofrutta (e gli imballaggi) possono creare problemi con il Coronavirus?

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E ancora: può riuscire a sopravvivere sull’ortofrutta fresca e su altri alimenti? Non sono domande banali, se è vero che questo virus può rimanere per giorni a temperatura ambiente sui materiali di imballaggio molto utilizzati per il trasporto dell’ortofrutta come carta, plastica e legno

Il Coronavirus cinese può riuscire a “sopravvivere” su frutta, verdura o qualsiasi altro alimento fresco?

La domanda se la pone e la pone ITALIAFRUIT NEW, il network dei professionisti dell’ortofrutta. Non è una domanda banale, se è vero che questo virus può rimanere per giorni a temperatura ambiente sui materiali di imballaggio molto utilizzati per il trasporto dell’ortofrutta: carta, plastica e legno.

A questa domanda non c’è ancora una risposta. Anche se qualche indicazione arriva, come leggiamo sempre su ITALIAFRUIT NEW:

“A fare luce su questo, fondamentale, tema di sicurezza alimentare è stato uno studio della University Medicine Greifswald (Germania), pubblicato il 31 gennaio scorso sulla rivista scientifica “Journal of Hospital Infection”  e ripreso soltanto ieri dai principali media generalisti del nostro Paese. L’unico modo per debellare il Coronavirus dalle superfici degli imballaggi sarebbe, a detta degli studiosi, l’impiego di disinfettanti a base di alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%). Per dirla in modo semplice, secondo i risultati della ricerca, un qualsiasi materiale di carta, plastica, legno ma anche metallo, alluminio, silicone e ceramica potrebbe essere ‘portatore’ di Coronavirus. Il nostro ministero della Salute, finora, non ha comunicato questo particolare”.

Non è una notizia confortante, se è vero che di ortofrutta estera, in Italia, ne arriva tanta. E ne arriva tanta in Sicilia.

Noi non siamo onniscenti. E non vogliamo nemmeno fare terrorismo alimentare. Ci informiamo leggendo i giornali – magari anche quelli specializzati – e proviamo a informare i nostri lettori.

In un articolo di qualche giorno da de il Salvagente leggiamo una dichiarazione di Christian Lindmeier, portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):

“Se io tossisco sulla mano e passo un telefono, per esempio, ci può essere contagio, ma il tempo di sopravvivenza del virus è molto, molto ridotto e forse dopo mezzora non può più contaminare persone”.

Diversa la risposta del Centro per il controllo e la prevenzione Usa (Cdc):

“La famiglia dei Coronavirus, da cui deriva il 2019-nCoV – leggiamo sempre su il Salvagente – è ancora oggetto di indagine scientifica e molto c’è ancora da sapere su come si diffonda. I casi precedenti di Coronavirus, responsabili di infezioni molto gravi che hanno colpito persone come la Mers e la Sars, vedevano entrambe la loro origine nei pipistrelli (sebbene il nuovo Coronavirus sia più vicino alla Sars che alla Mers)… Al momento è difficile capire se questo virus si comporterà come fecero in passato la Sars e la Mers, ma è possibile fare riferimento a questi per orientarci su eventuali dubbi. I Coronavirus difficilmente riescono a sopravvivere sulle superfici e di conseguenza il rischio di diffusione tramite prodotti e imballaggi che solitamente vengono spediti per giorni e settimane a temperatura ambiente è molto basso”.

Nell’articolo si legge che “non risultano casi di infezione avvenuti tramite il contatto tra pazienti e merci importate dal mercato cinese”.

Diversa la tesi del già citato Journal of Hospital Infection, secondo la quale il Coronavirus può rimanere attivo per nove giorni, ma possono essere inattivati “in modo efficiente nel giro di un minuto attraverso procedure di disinfezione delle superfici con alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%)”.

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI ITALIAFRUIT NEWS

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DE IL SALVAGENTE

 

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