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Egregio Presidente Conte, il suo è il Governo della tasse!/ MATTINALE 470

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Il capo del Governo Giuseppe Conte, da qualche giorno, ripete ossessivamente che il suo non è il Governo delle tasse. Ma i fatti lo smentiscono giorno dopo giorno. Non tanto e non soltanto per i nuovi balzelli già operativi (si pensi all’IVA sulle patenti di guida, o all’aumento del bollo di circolazione delle auto) disposti dal suo Governo, quanto per l’aumento della pressione fiscale che si materializzerà in caso di approvazione della riforma del MES  

Da qualche giorno il Presidente del Consiglio del Ministri, Giuseppe Conte, non fa altro che ripetere in tutte le televisioni che il suo non è il Governo delle tasse. Come si usa dire in questi casi, scuse non richiesta, accuse manifeste! Cosa vogliamo dire? Che il capo del Governo, con questa sua infelice uscita pubblica, non ha fatto altro che certificare che il suo non è altro che il Governo delle tasse!

E non può che essere qualcosa di diverso, visto che l’attuale Governo italiano è impegnato a mettere a punto in una manovra che, stringi stringi, ha un solo obiettivo: trovare i soldi per ‘scongiurare’ un truffaldino aumento dell’IVA di oltre 20 miliardi di euro deciso dai signori dell’Unione europea dell’euro e a trovare altri soldi, sempre nel nome dell’Unione europea dell’euro, per salvare alcune banche tedesche che dovrebbero già essere state chiuse tra il 2008 e il 2009 per aver fatto incetta di titoli ‘tossici’ per lo più americani.

Cominciamo con la tassa più insidiosa: il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. I fautori di questo nuovo imbroglio ‘europeista’ dicono che fino ad oggi il MES è costato all’Italia non più di 15 miliardi di euro. E’ vero. Ma dimenticano di aggiungere che l’Italia ha sottoscritto ben 125 miliardi di euro di “capitale autorizzato”.

Per la cronaca, giusto per chiarire il concetto, il “capitale autorizzato” non è altro che la quantità di denaro che, in caso di necessità, i manager del MES possono chiedere agli Stati di versare. La riforma del MES – che mercoledì il Parlamento italiano dovrebbe esaminare e noi ci auguriamo ‘bocciare’ – è stata voluta soprattutto dai tedeschi. E il perché non è troppo difficile da capire.

La Germania non ha soltanto il problema di alcune banche che hanno fatto incetta di ‘derivati’:adesso ha anche l’industria automobilistica in crisi. Ed è in crisi per due motivi.

Il primo motivo sta nel fatto che la totale assenza di politiche keynesiane nell’Eurozona ha ridotto il reddito di una parte non certo secondaria della stessa Unione europea: soprattutto di quella parte che acquistava le automobili tedesche (per esempio l’Italia).

Il secondo motivo è che gli Stati Uniti si sono rotti le scatole di tedeschi e francesi che, sottobanco, aiutano le proprie industrie. Cosa, questa, che è stata riconosciuta dal WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio che ha autorizzato gli USA a utilizzare i dazi doganali per colpire le produzioni tedesche, francesi e di altri Paesi europei.

Con i dazi doganali americani i tedeschi non venderanno soltanto meno automobili in Europa; ne venderanno meno anche negli Stati Uniti.

Cosa vogliamo dire? Semplice: che tra crisi di domanda al consumo europea e dazi doganali americani l’economia tedesca è già entrata in recessione.

In più – così, tanto per gradire – i tedeschi hanno puntato sul collo la spada di Damocle dei 4-5 milioni di migranti che la Turchia tiene prigionieri sul proprio confine con l’Europa. Se non si troveranno i soldi – tanti soldi – per pagare alla Turchia il costo di questa prigionia, i migranti oggi prigionieri verranno lasciati liberi: questi ultimi non si dirigerebbero verso i Paesi del Gruppo di Visegrád – che di migranti non vogliono sentire parlare – ma verso la Germania (che, peraltro, è più ricca dei Paesi del Gruppo di Visegrád).

Come si può notare, la Germania, oggi, è messa malissimo. Ci sono alcune banche tedesche che debbono essere salvate, c’è una parte dell’economia tedesca che sta colando a picco e c’è anche il pericolo che la Turchia, magari con la ‘benedizione’ dell’America di Trump che non è proprio ‘innamorata’ dell’Unione europea dell’euro), cominci a far transitare un po’ di migranti verso la Germania.

Alla Germania serviranno tanti soldi: e non potrà certo pagare con i ‘derivati’ che si trovano nelle ‘pance’ di alcune banche tedesche. Cosa vogliamo dire, ancora? Che se il Parlamento italiano, mercoledì prossimo, approverà la disgraziata riforma del MES, i signori che governano lo stesso MES – cioè i tedeschi, perché sono i tedeschi e, in minima parte, i francesco a gestire quest fondo salva-banche e salva-Stati, come erroneamente cercano di farci credere – sono autorizzati a trasformare subito il “capitale autorizzato” italiano in moneta sonante.

Ricordiamo che, approvando la scellerata riforma del MES, l’Italia non solo è obbligata a versare subito, a richiesta dei governanti del MES, gli oltre 100 miliardi di euro di “capitale autorizzato”, ma nel caso in cui dovessero servire altri soldi l’Italia sarebbe vincolata a a tirare fuori altri soldi!

Questi sono i fatti oggettivi, inoppugnabili. Ovviamente, l’Italia non ha a disposizione 100 miliardi di euro. Ma se fosse costretta a trovarli, su richiesta del MES, non potrebbe fare altro che aumentare il proprio debito pubblico, che 2 mila e 400 miliardi circa passerebbe a 2 mila e 500 miliardi di euro.

Sappiamo tutti che nessun Paese, oggi, è in grado di pagare 2 mila e 500 miliardi. Ma gli interessi su tale debito pubblico, quelli sì che si pagano. E l’Italia, fino ad oggi, ha pagato circa 80-90 miliardi all’anno di interessi sul debito pubblico.

La sanità pubblica sempre più carente, le Province italiane ridotte senza soldi, i Comuni senza soldi, i servizi sociali per le fasce deboli della società sempre più carenti sono alcuni dei segni evidenti provocati proprio dal pagamento degli interessi sul debito pubblico che l’Italia paga ogni anno.

Se il Parlamento italiano approverà il MES la situazione potrebbe peggiorare. Perché la prima cosa che faranno i tedeschi che controllano il MES sarà quello di trovare subito i soldi per tappare i ‘buchi’ della banche tedesche.

E questi soldi non potranno che essere reperiti intaccando subito il fondo salva-banche e, con molta probabilità, monetizzando il “capitale autorizzato” dai vari Stati, compreso quello italiano.

Il MES, insomma, dimostra come il debito pubblico italiano potrebbe aumentare. Aumentando il debito pubblico aumenterebbero gli interessi che l’Italia paga sul debito. E aumentando gli interessi sul debito aumenteranno le tasse a carico degli italiani.

In parole semplici,il MES, se applicato, farà aumentare la pressione fiscale in Italia. 

Il Movimento 5 Stelle – che non ha ancora deciso cosa votare mercoledì – non deciderà soltanto se dire sì o no alla riforma del salva-banche: con il voto sul MES deciderà se continuare ad esistere (votando no) e se scomparire del tutto (votando sì).

Va anche aggiunto che l’attuale Governo non ha eliminato la tassa sulla plastica e la tassa sulle bevande gasate: ne ha solo rinviato l’applicazione perché a Gennaio si voterà in Emilia Romagna dove ha sede il 70% delle industrie italiane che producono plastica.

A metà del prossimo anno queste tasse diverranno operative e metteranno in crisi tali aziende.

A farne le spese saranno soprattutto le industrie della plastica, alle quali on verrà dato il tempo di riconvertirsi.

Discorso un po’ diverso per le bibite gasate. L’assessore della Regione siciliana, Girolamo Turano, pensa che questa tassa colpirà la Sicilia. Noi non ne siamo molto convinti, perché gli agrumi con i quali si producono le bibite gasate oggi arrivano in buona parte da Paesi esteri e, in ogni caso, sono lo scarto degli agrumi.

 

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