Sul Titanic

Palermo e il Castello Utveggio: i palermitani l’abbandonano e i catanesi lo salvano

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Realizzato alla fine degli anni ’20 del secolo passato da un grande imprenditore di quegli anni, Michele Utveggio, questo luogo – arroccato sul monte Pellegrino che domina la città – non ha mai avuto fortuna. Abbandonato per cinquant’anni, è stato salvato alla fine degli anni ’80 dal presidente della Regione di allora, Rino Nicolosi. Di nuovo abbandonato, oggi prova a salvarlo l’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci 

Così a Palermo si ritorna a parlare del Castello Utveggio, “l”imponente palazzo in stile liberty, che sorge su Monte Pellegrino”, come recita un comunicato stampa della presidenza della Regione siciliana che ne annuncia, per la seconda volta in trent’anni, il recupero.

Palermo è una città strana, che non sempre rispetta i propri simboli. Chiunque arrivi nel capoluogo della Sicilia non può non accorgersi del Castello Utveggio, che sovrasta la città. Presenza appariscente, ma fragile, sempre in lotta con un demone che a Palermo, in un modo o nell’altro, è sempre in agguato: l’abbandono che, spesso, ha portato con sé la distruzione e la scomparsa.

Quante cose bellissime, a Palermo, oggi non ci sono più. Il Castello Utveggio, alla fine, è una delle più recenti, se è vero che non ha ancora cento anni di vita. Ma in meno di cento anni ne ha già viste di cotte e di crude.

Noi abbiamo raccontato la sua storia e la storia dell’imprenditore che lo ha voluto: Michele Utveggio. La sua storia l’ha raccontata Franco Busalacchi nell’Agosto del 2016:

SUL MONTE PELLEGRINO – “Il castello Utveggio – scrive Busalacchi – è un imponente edificio in stile Libertysimile ad un castello neogotico dal caratteristico colore rosa pallido (che non è il colore originale, che invece era di un rosso scuro mattone, colore che personalmente preferivo), posto sul promontorio del monte Pellegrino, il ‘più bel promontorio del mondo’, come Goethe lo definì nel suo  Viaggio in Italia. E’ posto a circa 350 metri sul livello del mare”.

“La costruzione dell’edificio iniziò nel 1928 e venne ultimata nel 1933. L’edificio fu inaugurato l’anno successivo. Il progetto era dell’architetto Giovan Battista Santangelo, professore della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, che lo eseguì per volere del cavaliere Michele Utveggio. Il cavaliere, che aveva acquistato nel 1927 i terreni dal Comune di Palermo, finanziò l’intera opera, compresa la strada di collegamento e il sistema di approvvigionamento idrico”.

“L’edificio venne adibito ad albergo di lusso, al quale venne dato il nome di Grand Hotel Utveggio. Purtroppo l’idea imprenditoriale non ebbe fortuna, nonostante l’offerta per l’epoca fosse estremamente competitiva. Dopo poche stagioni in affari, con l’inizio della seconda guerra mondiale, l’attività declinò. La guerra e l’utilizzo del castello e dell’intera zona, prima da parte delle truppe nazifasciste, e poi di quelle alleate, decretarono la chiusura definitiva dell’impianto. C’è chi ricorda che, dopo pochi giorni dall’abbandono, come se si fosse data appuntamento, una folla di popolani, a bordo di decine e decine di  carretti, strascini, carrettini a mano e camioncini, persino a piedi, prese d’assalto il castello e lo svuotò completamente”.

Per la cronaca, come diremo in seguito, l’ideatore e il finanziatore di questo castello – il Cavaliere Michele Utveggio – non ne vedrà il completamento, perché passerà a miglior vita il 5 marzo del 1933.

GLI ANNI DEL PRIMO ABBANDONO – Chi scrive, da bambino e poi da ragazzo, ricorda l’abbandono di questo luogo. Arrivare al Castello Utveggio, negli anni ’70 del secolo passato, era una pena. Tutto chiuso, tutto abbandonato.

Il Castello si rianima un po’ nel 1981. Il Psi di Bettino Craxi tiene il proprio congresso a Palermo. Per l’occasione un grande cartellone con l’immagine di un garofano – che era il simbolo del nuovo Psi di Craxi – viene quasi appiccicato al Castello. Così, la sera, tutti i palermitani non potevano non vedere il garofano illuminato attaccato al Castello che domina la città.

“Dopo anni di squallore e di abbandono – scrive sempre Busalacchi – il Castello venne acquistato e restaurato dalla Regione ed affidato nel 1988 ad un ente per la realizzazione di una scuola manageriale, il CERISDI, Centro di alta formazione, appositamente istituito. Con l’occasione vennero aggiornati gli interni originali e furono adeguati gli impianti idraulici, elettrici ed informatici per rendere la struttura moderna”.

LA PRIMA RINASCITA – Così volle il presidente della Regione siciliana del tempo, Rino Nicolosi, democristiano illuminato. Acese (da Acireale), provincia di Catania, Nicolosi volle lasciare non soltanto ai palermitani, ma a tutta la Sicilia un messaggio preciso: no all’abbandono dei luoghi che raccontano la storia di una comunità.

“La felice intuizione di Nicolosi – scrive sempre Busalacchi – si scontrò presto con la truce realtà della politica regionale. Da un lato l’invidia del fare, che condannano coloro che lavorano; dall’altra la bassezza politica dei soci dell’ente che hanno sempre subordinato i finanziamenti all’ente, così come a qualunque istituzione, alla risposta alle immortali parole di Sylock, il mercante di Venezia: ‘A me che me ne viene?’. E infine la consequenziale inadeguatezza degli amministratori, scelti, salvo qualche rara e perciò preziosa eccezione, dai politici di turno con il metodo della fedeltà e non con quello della competenza (Immaginatevi l’Accademia musicale Chigiana o la Scuola musicale di Fiesole o l’Opificio delle pietre dure di Firenze o il Collegio europeo di Parma nella mani di Crocetta e CO& !!)”.

IL SECONDO ABBANDONO FIRMATO CROCETTA – Crocetta, per la cronaca, è Rosario Crocetta, l’ex presidente della Regione che, divenuto tale, ha abbandonato il Castello Utveggio.

“Dopo anni buoni, anni così così e annate sempre più grame e travagliate, la politica si rese conto che il gioco non valeva  più la candela – racconta sempre Busalacchi -. Meglio dirottare i soldi del finanziamento del CERISDI, peraltro sempre più esigui, a qualche centro studi fatto in famiglia che, all’ombra dei cipressi, pare che non faccia nulla ed invece fa tanto… E così, dopo quelli comunali, cessano i finanziamenti regionali. Dei privati manco a parlarne. Quelli sono duri di suo, ma sono disposti scucire i soldi solo se possono confrontarsi con persone serie e condividere progetti veri e seri. E così la lenta agonia cessa il 23 marzo 2016, quando l’Assemblea straordinaria dei soci ha deliberato lo scioglimento dell’Associazione e la conseguente liquidazione del Centro”.

LEOLUCA ORLANDO E IL NULLA – Tre anni fa, sulla decisione di chiudere il Castello Utveggio interveniva “veloce come una di quelle poiane che nidificano sulla nostra montagna sacra, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando”, che ha definito la liquidazione “l’epilogo temuto e preannunciato dell’attuale gestione del CERISDI, espressione della Regione del tutto disattenta e assente”.

Ed ecco il punto: “Una gestione priva di progettualità (la sua di lui) e chiusa ad ogni forma di apertura a istituzioni e realtà locali (come la sua) e internazionali”. Orlando chiude la sua appassionata requisitoria dichiarandosi pronto a continuare fare quello che ha fatto finora, ovvero “sollecitare la presenza a Castello Utveggio di una struttura di formazione di eccellenza a servizio di tutta la comunità, richiamando il ruolo della Regione anche quale proprietaria del Castello”.

Ha fatto qualcosa il sindaco di Palermo? No. Sta invece provando a fare qualcosa l’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci.

La storia, qualche volta, si ripete: nel 1988 il catanese di Acireale Rino Nicolosi provava a salvare ciò che per decenni i palermitani avevano abbandonato: trent’anni dopo il catanese di Militello in Val di Catania, Musumeci, prova per la seconda volta a far rivivere un luogo che i palermitani non amano e che, regolarmente, abbandonano.

LA SECONDA RINASCITA – “Come promesso – si legge nel comunicato della presidenza della Regione siciliana – il Governo Musumeci chiuderà un’altra pagina d’incuria aperta nel passato. E’, infatti, pronto il primo progetto per riportare all’antico splendore il Castello Utveggio di Palermo… L’elaborato porta la firma dell’Ufficio speciale per la progettazione di Palazzo Orleans (la sede del Governo regionale ndr) che lo ha già trasmesso al Dipartimento regionale tecnico. Prevede una serie di interventi di ripristino infrastrutturale che riguarderanno anche i locali della foresteria e il fabbricato rurale attiguo, oltre a interessare anche i giardini esterni. Tutte opere che hanno ha già avuto il via libera da parte della sovrintendenza dei Beni culturali e dell’ente gestore della Riserva naturale di Montepellegrino. Il costo è stato stimato in circa 300mila euro e i lavori dovranno essere eseguiti nell’arco di sei mesi.

“Sarà recuperata – dice Musumeci – un’altra sede prestigiosa, appartenente al patrimonio regionale, lasciata a lungo in stato d’abbandono e le cui enormi potenzialità sfrutteremo fino in fondo”.

Per il Castello Utveggio l’efficientamento energetico.

Si procederà con i fondi europei, circa 6 miliOni di euro.

“Il decreto di approvazione della graduatoria – leggiamo sempre nel comunicato – porta la firma del dirigente generale del dipartimento dell’Energia Tuccio D’Urso”. Catanese anche lui…

CHE ERA MICHELE UTVEGGIO – Ma chi era Michele Utveggio? Cosa ha rappresentato per Palermo? Lo racconta sempre Franco Busalacchi:

“Non era nato a Palermo, ma a Calatafimi, in provincia di Trapani. Il padre e il nonno facevano i costruttori e avevano origini palermitane.

Giovanissimo, ebbe modo di entrare in contatto con l’ambiente intellettuale e trasgressivo degli scrittori inglesi Samuel Butler ed Herry Festing Jones che frequentarono per un periodo Calatafimi, cosa che gli consentì di allargare le sue vedute e i suoi interessi e di rendersi conto che la sua città natale era inadeguata per uno spirito intraprendente e ardimentoso come il suo”.

“All’età di quasi 26 anni dunque Utveggio iniziò la sua avventura palermitana. Esordì al seguito della ditta Corrao e Casano nell’allestimento delle decorazioni e degli stucchi del Teatro Massimo sotto la direzione di Ernesto Basile. Già a pochi anni dal suo arrivo a Palermo, Michele Utveggio era molto conosciuto come “imprenditore” serio e onesto, titolare di tanti e tanti lavori”.

Fu un uomo sempre pronto ad assumersi grandi responsabilità, a dirigere complessi cantieri edili, a viaggiare all’estero per conoscere le nuove tendenze in fatto di materiali e tecniche di costruzioni, ad organizzare nel suo cine teatro spettacoli di successo, a partecipare come consigliere comunale e provinciale alla vita politica della città, a seguire i lavori della Commissione edile di Palermo – di cui fu membro – e a coltivare la sua passione per lo sport assumendo la presidenza della squadra di Calcio del Palermo”.

“Poté fare tutto ciò senza intaccare la sua attività lavorativa grazie alla stretta collaborazione instaurata, dal 1901, con il nipote Antonino Collura e sancita nel 1921 con la costituzione della società ‘Impresa Utveggio e Collura Costruzioni edilizie e industriali’. Anche Nenè infatti, figlio della sorella, aveva presto lasciato il paese d’origine affiancandosi allo zio. Egli diventò il figlio che Utveggio non ebbe mai, affettuoso e riconoscente, competente e affidabile; si assunse ben presto compiti gravosi e consentì allo zio, con la sua presenza discreta, quegli spazi d’azione per le disgressioni dal lavoro, che altrimenti non si sarebbe potuto permettere”.

“Lavorò nell’ombra mentre Utveggio curava il suo cine teatro (uno dei primi ad aprire in città), lo sostituì quando egli si occupò di politica e di sport, gli subentrò – suo malgrado – nella folle avventura del Castello. Nel 1914 Michele Utveggio realizzò, su progetto dell’architetto Ernesto Armò, un grande palazzo prospettante sulla piazza del Teatro Massimo. Si trattò di un innovativo edificio multiuso, all’interno del quale convivevano una moderna sala cinematografica, studi professionali e abitazioni. Egli stesso riservò per sé il piano attico con una panoramica terrazza/giardino, compresa di serra, con collezioni di piante rare”.

“Il cinema-teatro fu per Utveggio un fiore all’occhiello, l’opera che – ancor prima del Castello – gli diede molta visibilità negli ambienti altolocati e fu uno dei locali più in voga della città. L’inaugurazione avvenne in pompa magna il 9 febbraio 1915. Negli anni successivi, quando Utveggio cedette il locale, il cinema prese il nome di Dux, Enic, Abadan e oggi Rouge et Noir”.

“Negli anni 1923/25 Utveggio assunse la presidenza dell’Unione Sportiva Palermo, cioè della squadra di calcio rosa nero che in quegli anni militava in prima divisione. Il Palermo partecipò al campionato siciliano qualificandosi alla fase finale della Lega Sud. Il 5 novembre 1923 la squadra fu invitata dal console italiano a Tunisi per il primo match internazionale della sua storia e vinse il Torneo di Tunisi battendo 3-1 i Rangers del Marocco. In quel periodo il club si fuse con l’U.S. Leoni arrivando terzo nel girone siciliano. L’anno seguente si fuse con la Libertas e arrivò prima nel girone siciliano e 4° nel girone B di semifinale Lega Sud.

“Il campo del Palermo era al Ranchibile, cioè in uno spazio tra le attuali vie del Bersagliere e via Del Granatiere, con tribune in legno; per uno strano caso del destino fu proprio l’impresa di Utveggio, alcuni anni dopo, ad occuparsi della realizzazione del nuovo stadio alla Favorita. Alla fine del 1927 Utveggio presentò al Comune di Palermo il ‘Progetto Utveggio per un grande ristorante belvedere sul Monte Pellegrino’. Il progetto incontrò il favore delle autorità, probabilmente interessate alla creazione di una ‘testa di ponte’ per iniziare concretamente la colonizzazione del monte (e ai conseguenti risvolti economici che ne sarebbero derivati), che lo incoraggiarono a osare di più e a realizzare una struttura recettiva completa, un Grand Hotel Ristorante”.

“Ancora una volta Utveggio fu per Palermo l’uomo giusto al momento giusto, colui che con la sua audacia, il suo entusiasmo – e i suoi soldi – avrebbe dato lustro e qualità alla sua città di adozione, dotandola di una straordinaria attrezzatura turistica e ricettiva. La costruzione del Castello che ‘… doveva immortalare il suo nome’ fu per Utveggio totalizzante; per seguire da vicino i lavori, si accontentò di vivere in due stanzette nei pressi del grande cantiere e come già detto, lasciò a Nenè l’onere dei lavori ordinari dell’impresa, compresa la realizzazione del nuovo stadio alla Favorita.

“Da subito la sagoma rosa del Castello è entrata nell’immaginario collettivo e nessun palermitano riuscirebbe a immaginare il Primo Pizzo privo delle sue torri e i suoi merli. La curiosità che destava lo strano edificio gli consentiva comunque di uscire dall’isolamento forzato di Monte Pellegrino e di ricevere molte visite di curiosi, ma anche di personaggi importanti. Alcune foto lo ritraggono insieme a comitive di visitatori, altre in compagnia di amici e familiari, altre ancora addirittura con rappresentanti della politica del tempo e persino con i principi di Piemonte”.

“Forse l’eccessiva voglia di ultimare l’opera, il grande impegno profuso e le grandi aspettative legate al futuro dell’Hotel lo distolsero dal dare il giusto peso a qualche piccolo disturbo di salute che sicuramente dovette percepire. Di fatto, a pochi mesi dall’inaugurazione parziale del grande edificio fu colto da un attacco di appendicite cui seguirono complicazioni che nell’arco di pochi giorni lo portarono alla morte, avvenuta il 5 marzo 1933 all’età di 67 anni. Utveggio aveva immaginato una sfarzosa cerimonia di apertura di tutto l’albergo alla presenza del Re d’Italia che aveva già accettato l’invito e aveva commissionato un suo busto in marmo allo scultore Nicolini da collocare nella hall dell’hotel”.

“Ciò che successe dopo non fa parte di questa storia. I suoi funerali furono solenni e gli encomi tutti unanimi nel ricordare l’uomo e i suoi meriti”.

Foto di rima pagina tratta da Mobilita Palermo . Mobilita.org

 

 

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