Agricoltura

La denuncia dell’Antitrust sul grano Senatore Cappelli: prima battaglia politica del Movimento 24 Agosto?

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Scriviamo questo perché il problema è politico. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non ha potere sul Ministero e sui privati. Può solo comminare una multa a chi ha fatto di questo grano duro antico un monopolio. E’ il Governo italiano che deve intervenire. Questa, a nostro avviso, potrebbe essere una delle prime battaglie politiche del Movimento 24 Agosto di Pino Aprile

Lo scorso 26 settembre abbiamo comunicato ai nostri lettori che sul ‘caso’ della varietà antica di grano duro Senatore Cappelli l’Antitrust si sarebbe pronunciato il prossimo 20 novembre. In attesa di sapere cosa dirà l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato del nostro Paese, il giornale AGRICOLAE.EU ha pubblicato alcuni passi della relazione redatta dalla stessa Antitrust al termine dell’istruttoria.

Noi ci occupiamo da due anni dell’incredibile ‘privatizzazione’ della varietà di grano duro Senatore Cappelli: varietà che fa parte della storia e della tradizione della cerealicoltura del Sud Italia, finita ad una società del Nord Italia!

Riprendiamo l’articolo di AGRICOLAE.EU che offre alcuni importanti spunti di riflessione. Nel cosiddetto ‘attacco’ dell’articolo c’è già tutto il senso di questa vicenda:

“Pratiche sleali, sfruttamento di una posizione di forza, diniego ingiustificato della fornitura delle sementi a coltivatori non aderenti alla Coldiretti e ingiustificati aumenti di prezzo pari al 60% rispetto al prezzo precedente. Questi, secondo l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, i risultati dell’accordo in esclusiva che l’allora presidente Crea Salvatore Parlato aveva fatto con la SIS che autorizzava la Società sementiera appartenente alla galassia Coldiretti (sul sito ufficiale di SIS campeggia con grande evidenza il simbolo della Coldiretti) a gestire la concessione della riproduzione del seme Cappelli bio per 15 anni. Creando – scrive l’AGCM – un monopolio e una discriminazione. E consentendo a SIS – emerge – di concedere il seme solo alle aziende ‘targate’ o ‘targabili’. Un accordo che già allora aveva creato non poco scontento tra gli operatori del settore e le organizzazioni di categoria”.

Di fatto, le considerazioni messe per iscritto dall’AGCM, sono quasi le stesse formulate nel marzo di quest’anno dal presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino.

Riportiamo un passo della nostra intervista del marzo scorso al presidente Pottino:

Insomma, una varietà di grano duro antico del Sud Italia è finita nelle mani di quattro ‘nordisti’ e non si può fare nulla?

“Il rischio che tutto resti com’è c’è”.

Ma non è assurdo?

“In Italia, ormai, soprattutto in agricoltura, niente più è assurdo”.

Ma lei che è presidente di Confagricoltura Sicilia e che, da anni, produce grano duro Senatore Cappelli, continua a coltivarlo e a venderlo? 

“Continuo a coltivare grano duro Senatore Cappelli, ma non posso venderlo come grano duro Senatore Cappelli. E non produco più pasta con il grano Senatore Cappelli”.

Perché?

“Perché, come ho già detto proprio a voi lo scorso anno, la SIS ha creato una condizione di monopolio sul Senatore Cappelli: su questa varietà di grano duro antico comandano loro”.

Una batosta, per la sua azienda. 

“Sì, una batosta, ha detto bene. Siamo costretti a vendere il nostro grano Senatore Cappelli come grano duro biologico. Risultato: lo vendiamo a circa 33 euro in meno al quintale”.

Tutto questo mentre il grano Senatore Cappelli coltivato in ‘Bio’ si continua a vendere a 70-80 euro al quintale?

“Proprio così”.

Ma lei perché il suo grano Senatore Cappelli non lo dà alla SIS?

“Forse non mi sono spiegato bene: anche se io e qualunque altro agricoltore produciamo grano Senatore Cappelli non lo possiamo vendere come grano Senatore Cappelli”.

Perché?

“Perché la SIS ha, di fatto, acquisito l’esclusiva anche sulla commercializzazione di questa varietà di grano duro antico”.

Ma non è assurdo?

“E’ assurdo, ma è così. Queste cose le abbiamo denunciate, ma non succede nulla”.

Ci può illustrare, per grandi linee, com’è possibile che una società privata abbia creato una situazione del genere?

“Il CREA ha individuato nella SIS il soggetto che dovrebbe garantire, per quindici anni, la moltiplicazione del seme. E l’ha fatto – e qui sta il paradosso – per soddisfare la domanda di seme da semina di questo grano. Ma la SIS ha fatto un ulteriore passo”.

Ovvero?

“Oltre ad avere l’esclusiva per la produzione del seme ha creato anche la filiera. Non siamo davanti a una società chiamata semplicemente a moltiplicare il seme di questa particolare varietà di grano duro: siamo davanti a una società che vende il seme di Senatore C appelli solo a chi si impegna, poi, a conferire tutta la produzione alla stessa SIS. In pratica, hanno eliminato la concorrenza. Oggi, in Italia, per il grano duro Senatore Cappelli, c’è solo la SIS”.

La novità è che, di questa vicenda, è stata investita l’AGCM. Continuiamo a leggere cosa scrive nella relazione l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato:

“Le evidenze – leggiamo sempre su AGRICOLAE.EU – agli atti mostrano come SIS abbia subordinato la fornitura delle Sementi all’accettazione del vincolo di filiera chiusa, facendosi forte dell’esclusiva ottenuta in base alla Licenza-CREA, ciò che per di più è avvenuto a valle di una fase di notevole sviluppo della varietà Cappelli e la conseguente crescita della richiesta commerciale di prodotti alimentari a base della stessa”.

Ancora:

“Risulta che SIS abbia ritardato o addirittura del tutto denegato la fornitura di Sementi in maniera ingiustificata, in svariati casi senza neppure fornire riscontro alle reiterate richieste di coltivatori interessati a ottenere le Sementi, oppure facendolo con ritardi incompatibili a consentire la debita programmazione delle semine da parte degli stessi; a tale fine, SIS ha scientemente fatto ricorso a false giustificazioni… a fronte dell’impegno dei coltivatori a stipulare il Contratto-SIS, l’impresa sementiera abbia slealmente selezionato le proprie controparti commerciali sulla base di valutazioni discriminatorie di tipo soggettivo, quali, in maniera pervasiva, l’appartenenza o meno dei richiedenti a determinate organizzazioni di rappresentanza, ovvero la preesistenza di relazioni commerciali diverse con soggetti terzi, i consorzi agrari”.

“Le condotte descritte per le motivazioni esposte – leggiamo sempre su AGRICOLAE.EU – appaiono conclusivamente integrare sfruttamenti abusivi della propria posizione di forza commerciale da parte di SIS, a danno dei coltivatori interessati alla semina al raccolto di grano Cappelli. Esse appaiono quindi configurare pratiche commerciali sleali, determinando perciò violazioni dell’art. 62, commi 1 e 2″.

La prima considerazione da fare riguarda l’ex Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e l’ex sottosegretario alle Politiche agricole, Alessandra Pesce.

Martina, nel dicembre del 2017, nel corso di un Question time, affermava:

“La varietà Senatore Cappelli è una varietà pubblica e in quanto tale la semente può essere commercializzata da ogni soggetto a cui sia stata riconosciuta la facoltà di esercitare l’attività sementiera nel campo specifico dei cereali… ciò scongiura i rischi paventati sia in termine di conflitti di interesse che di costituzione in monopolio”.

Leggiamo cosa scrivevamo il 20 settembre dello scorso anno a proposito delle dichiarazioni rese dal sottosegretario Alessandra Pesce: 

“Da un lato Alessandra Pesce afferma che il CREA ha anche il diritto di utilizzare licenze con terzi cui affidare la riproduzione del seme per la moltiplicazione, mentre i ricavi derivati sono totalmente reinvestiti nell’attività di ricerca del comparto di riferimento. Tali profili scongiurano pertanto il rischio paventato dagli interroganti, sia in termini di conflitti di interesse, che di costituzione di situazioni di monopolio”.

Oggi, di fatto, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato smentisce sia l’ex Ministro Martina, sia l’ex sottosegretario Alessandra Pesce. E dà invece ragione a chi ha sollevato il problema del monopolio sul grano duro Senatore Cappelli.

La domanda è: cosa succederà adesso? Noi non ci facciamo molte illusioni. La varietà di grano duro Senatore Cappelli è, per la produzione della pasta, una delle più importanti del mondo. Selezionata nei primi del ‘900 dal genetista Nazareno Strampelli in Puglia, abbandonata negli anni ’60 del secolo passato, rilanciata in Sardegna dalla famiglia Accalai e nel resto del Sud Italia, il grano duro Senatore Cappelli è finito ‘privatizzato’ proprio mentre al Governo dell’Italia c’era il PD, in assoluto il partito politico più antimeridionale insieme con la Lega di Salvini.

Oggi il PD è di nuovo al Governo dell’Italia. E al Ministero delle Politiche agricole c’è Teresa Bellanova, una renziana di ferro. Il fatto che Renzi abbia creato un proprio partito – Italia Viva – e che con lui ci sia la citata Bellanova non annuncia nulla di buono.

Per la cronaca, l’Antitrust non ha alcun potere né sul Ministero, né sui privati ai quali lo stesso Ministero ha ceduto i diritti di moltiplicazione della varietà Senatore Cappelli. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato può solo comminare una bella multa, anche ‘pesante’: ma oltre la multa non può andare.

Il problema è politico. Un quintale di grano duro Senatore Cappelli si vende a circa 70 euro, a fronte dei 20-25 euro al quintale di altre varietà di grano duro.

Un quintale di grano duro Senatore Cappelli coltivato in biologico si vende a 90 euro circa, a fronte dei 40 euro al quintale del duro tradizionale bio.

Come si può notare, gli interessi economici in ballo sono enormi.

Non è un caso che, qualche giorno fa, nella trasmissione televisiva Linea Verde si magnificava il grano duro Senatore Cappelli coltivato con successo a Ferrara!

La verità è che il grano duro Senatore Cappelli – che ribadiamo, fa parte della tradizione del Sud Italia – con la riscoperta delle straordinarie caratteristiche organolettiche e dietetiche, è diventato importante: troppo importante per lasciarlo libero. Così il Nord se n’è impadronito e, come scrive l’Antitrust, viene gestito in modo padronale.

Ora la questione è politica. E potrebbe diventare una delle prime battaglia del Movimento politico 24 Agosto che è stato ufficializzato ieri a Cosenza. Il Movimento 24 agosto – a nostro modesto avviso – potrebbe cominciare a porre la questione al Governo, chiedendo la liberalizzazione del grano duro Senatore Cappelli.

Perché è semplicemente incredibile che gli agricoltori del Sud – per i quali il Senatore Cappelli è stata selezionato nei primi del ‘900 – per vendere questo grano debbano chiedere il ‘permesso’ ai signori del Nord Italia!

 

 

 

 

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