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Sardex vola in Veneto: un esempio che il Sud dovrebbe imitare per rilanciare l’agricoltura/ MATTINALE 417

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Come racconta ‘Sardiniapost.it’, gli imprenditori illuminati della Sardegna e del Veneto si mettono insieme facendo perno su una moneta complementare. La dimostrazione che non c’è solo un Nord leghista che cerca di ‘rapinare’ il Sud con l’Autonomia differenziata. Un esempio che, se seguito nel Sud, potrebbe bloccare il tentativo in atto di far fallire i nostri agricoltori per scippargli i terreni per quattro soldi

In Sardegna non solo a moneta complementare – Sardex – funziona, ma si espande anche nel resto d’Italia. Certo, non sempre le monete complementari decollano, qualche volta restano nel mondo dei sogni (è successo a Napoli, ma non solo). Però quando decollano risollevano l’economia, mettendo in movimento prodotti che sarebbero rimasti non commercializzati – e quindi invenduti – per mancanza di moneta circolante.

Non ci vuole molto a capire che l’euro – la moneta europea – è nata per far crescere le economie di alcuni Paesi dell’Unione Europea a scapito di altri. I tedeschi, con quasi vent’anni di moneta unica europea, hanno scaricato su altri Paesi europei il costo della riunificazione della due Germanie, facendo pagare il conto soprattutto alla Grecia, che è stata massacrata dal gioco dei tassi d’interesse, ma anche all’Italia.

Una via per sfuggire alle strette dell’euro è rappresentata dalle monete complementari. Il sistema è semplice: si associano tante imprese che, tra loro, una volta stabilità un’unità di misura rappresentata, per l’appunto, da una moneta complementare, si scambiano tra di loro i beni e i servizi.

Sardex è l’esempio di una moneta complementare che ha aggirato il muro dell’euro. Parlano i numeri: oltre 4000 imprese associate a tale circuito, oltre 700 mila transazioni, con un giro di affari complessivo di oltre 350 milioni di euro calcolati, per l’appunto, in crediti Sardex.

Quali sono stati gli effetti per l’economia della Sardegna? Notevoli. Di fatto, questa moneta complementare ha sostenuto lo sviluppo locale, promuovendo i prodotti della Sardegna nella stessa Sardegna e, adesso, anche al di fuori della Sardegna.

Eh già, perché ora, come racconta un articolo del quotidiano Sardiniapost.it, “Sardex acquisisce Venetex holding, la società che controlla il 63 per cento di Circuito Venetex srl, ovvero il modello della moneta virtuale applicato alla regione del Nord-est”.

“Con questa operazione – si legge in una nota riportata sempre da Sardiniapost.it – Sardex consolida la propria presenza al di fuori dei confini isolani”.

Spiega sempre a Sardiniapost.it il co-fondatore e consigliere delegato Gabriele Littera:

“In questi anni Sardex è diventata un’opportunità di crescita per gli ecosistemi imprenditoriali di tante città e regioni della Penisola. Venetex ha replicato il modello abbracciandone fin da subito e pienamente valori e visione futura: per questo, nel ringraziarli profondamente per quanto fatto finora, accogliamo il passaggio con grande senso di responsabilità, lo stesso che ci ha portato al superamento del mezzo miliardo di crediti transati fino ad oggi”. Un successo “che il carattere fortemente innovativo degli imprenditori veneti iscritti contribuirà a moltiplicare nei prossimi anni”.

“Proprio ispirandosi a Sardex, nel 2016 – leggiamo sempre su Sardiniapost.it – un gruppo di professionisti locali aveva dato vita a Venetex, partendo da VeNetWork. Dice il direttore generale Giampietro Trabuio: «Ringraziamo Sardex. Il loro investimento ci riempie di orgoglio e ci stimola al miglioramento continuo. Avere Sardex al nostro fianco rappresenta un’importante opportunità di crescita e la conferma che i valori di fiducia e solidarietà, presenti sempre nel nostro agire quotidiano, continueranno a far parte essenziale di Venetex. Non da ultimo, la nostra gratitudine va a Venetwork, che ha creduto concretamente nel nostro progetto e ci ha accompagnato fino a oggi. Siamo certi che non mancheranno di darci il loro sostegno anche in futuro»”.

“In tre anni – prosegue l’articolo – il successo della moneta complementare in Veneto è stato notevole: 750 le imprese aderenti che hanno scambiato tra loro beni e servizi per un valore di 8 milioni di euro equivalenti (1 credito venetex= 1 euro) fino ad agosto 2019, con la previsione di chiudere l’anno a 10 milioni!”.

Leggiamo ancora su Sardiniapost:

Venetex – evidenzia il presidente di VenetWork, Alberto Baban – è una nostra startup, fondata da VeNetWork e in soli tre anni è diventata grande con transazioni che, entro la fine dell’anno, saranno pari pari a 10 milioni di crediti. La cessione a Sardex consentirà agli aderenti di Venetex di entrare in un circuito nazionale con la possibilità di aumentare lo scambio dei propri prodotti e servizi e incrementare i fatturati. Siamo felici di accompagnare le aziende fino al momento in cui diventano mature e possono porsi obiettivi sempre più importanti. Per questo facciamo i migliori auguri a Circuito Venetex e alla sua nuova ‘casa’, Sardex“.

Con l’acquisizione di Venetex holding, Sardex si conferma una realtà che riesce a dialogare con le Regioni del Centro Nord Italia, con circuiti in Piemonte, in Emilia-Romagna, in Liguria e, come si racconta in questo articolo, in Veneto.

Come si può notare, c’è un Nord piagnone, che piange miseria per essere diventato periferia della Germania e che cerca di recuperare quello che le politiche Nord-europeiste dell’Unione Europea dell’euro gli toglie provando a scippare altri soldi al Sud con l’Autonomia differenziata, detta altrimenti ‘Secessione dei ricchi’: questo Nord Italia piagnone e parassitario è rappresentato politicamente dalla Lega di Matteo Salvini e Luca Zaia.

Ma c’è anche un altro Nord, rappresentato dagli imprenditori veneti – ma anche piemontesi, emiliani e liguri – che si mettono insieme con i sardi, inventori e protagonisti di Sardex, per aggirare le ‘trappole’ dall’Unione Europea targata BCE.

E il Sud Italia? Poco o nulla è stato fatto su questo fronte. Nel Sud rimangono ‘prigionieri’ dell’euro tanti beni di consumo, con riferimento soprattutto all’agricoltura.

L’ultima trovata coloniale dell’Unione Europea dell’euro e dei vari Governi italiani degli ultimi 10-15 anni è quella di far arrivare i prodotti agricoli di pessima qualità dai Paesi del mondo dove i costi di produzione sono bassissimi. L’obiettivo – come scriviamo spesso – è distruggere l’agricoltura del Sud, fare fallire gli stessi agricoltori meridionali per togliergli i terreni per quattro soldi. 

L’unica iniziativa messa in campo non tanto dalla politica, quanto dagli stessi agricoltori meridionali è il cosiddetto mercato locale: ovvero i Mercati locali che vedono come protagonisti agricoltori e allevatori del Sud che si spostano nelle grandi e medie città per vendere i propri prodotti direttamente ai consumatori.

Nulla di nuovo sotto il sole: all’importanza di mettere in contratto agricoltori e consumatori erano già arrivati negli anni ’50 del secolo passato Amintore Fanfani e l’allora leader Coldiretti, Paolo Bonomi.

Il fenomeno Mercati locali, nel Sud, oggi, è importante, anche se ha intaccato solo in minima parte la Grande distribuzione organizzata che anche nel Mezzogiorno ‘strozza’ agricotori e commercianti, ma che per fortuna sta entrando in crisi da sola per eccesso di concorrenza. 

Un’altra iniziativa molto importante – anche se nata su basi diverse, contro l’atteggiamento colonialista del Centro Nord leghista – è il cosiddetto Compra Sud: ovvero la consapevolezza degli stessi cittadini del Sud che, quando si recano a fare la spesa, privilegiano, fin dove possono, i piccoli negozi artigianali locali e, se vanno nei Centri commerciali, provano ad acquistare solo prodotti del Sud. 

Due risposte importantissime, i Mercati locali e il Compra Sud. Due iniziative che potrebbero moltiplicare i propri effetti positivi per l’agricoltura e l’agro-industria del Sud se affiancati da una moneta complementare del Sud.

Foto tratta da Money.it

QUI L’ARTICOLO DI SARDINIAPOST.IT

 

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