Sul Titanic

La FABI all’attacco: le banche debbono tornare ad assumere

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La più grande organizzazione sindacale del mondo bancario italiano ha riunito oggi a Roma il Comitato Direttivo Centrale. precisi alcuni messaggi lanciati ai banchieri: nuove assunzioni per migliorare il servizio. Il Fondo per l’Occupazione deve essere utilizzato solo a vantaggio dei dipendenti, per creare nuovi posti di lavoro e non per risolvere le crisi bancarie  

L’impatto delle nuove tecnologie nel mondo delle è sempre più pervasivo. Il risultato è che si assume sempre meno personale con grave pregiudizio per i cittadini. Da qui la necessità di cambiare rotta, spingendo le banche ad assumere nuove personale. Utilizzando, per il raggiungimento di questo obiettivo, il Fondo per l’Occupazione.

Questa, in strema sintesi, la posizione espressa oggi dal Comitato Direttivo Centrale della FABI riunito a Roma.

La FABI “rileva con preoccupazione come le scelte organizzative dei gruppi bancari, unite ad un impatto delle nuove tecnologie sempre più pervasivo, stiano producendo una sensibile riduzione del numero dei dipendenti, con grave pregiudizio per la qualità del servizio reso alla clientela, per la
professionalità degli addetti e per la presenza sui territori”.

“A tal proposito leggiamo sempre in una nota della più importante organizzazione sindacale del mondo bancario italiano – il Comitato Direttivo Centrale sottolinea come le banche debbano assumere di più, ricalibrando il rapporto tra le uscite dal lavoro e le nuove assunzioni. Gli oltre 200 milioni di euro del Fondo per l’Occupazione – sempre secondo l’organizzazione sindacale – devono essere utilizzati solo ed esclusivamente a vantaggio dei dipendenti, per creare nuovi posti di lavoro e non per risolvere le crisi bancarie”.

“Con questo obiettivo – conclude la nota – il Comitato Direttivo Centrale della FABI chiama ed impegna tutte le strutture e specificamente i Coordinamenti di Gruppo, affinché sviluppino iniziative per garantire nuove assunzioni, stabili e di qualità, tali da dare un contributo alla grave crisi occupazionale, soprattutto giovanile, che attanaglia tutto il Paese e le regioni del Centro‐Sud in particolare”.

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