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Contributi all’editoria? No: soldi ad alcuni giornali e a Radio Radicale/ MATTINALE 233

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Facciamo un po’ di chiarezza sui tagli ai mezzi d’informazione disposti dal Governo giallo-verde e in via di approvazione da parte del Parlamento nazionale. Cominciando col dire che non si tratta di “tagli all’editoria”, ma di tagli ad alcuni giornali e a Radio Radicale. In questo articolo troverete tutti i ‘numeri’ di questa storia. Dove alcune testate sono state privilegiate a scapito di altre. Tra i privilegiati c’è il quotidiano ‘La Padania’ della Lega…

Tra le tante lamentele contro il Governo nazionale giallo-verde c’è anche la rabbia di alcuni per via del taglio dei cosiddetti “contributi all’editoria”.

Intanto va fatta una precisazione: i contributi – fino ad oggi circa 60 milioni di euro all’anno – non sono stati assegnati a tutti in mezzi di informazione italiani, ma solo ad alcuni. Diverso il discorso dei rimborsi telefonici – 32 milioni di euro all’anno circa – che invece sono stati assegnati a tutti i giornali.

Su questo tema va fatta un po’ di chiarezza. Cominciando con un dato. Oggi la Lega di Salvini ‘viaggia’ sul 18% dei consensi e i sondaggi danno questa forza politica in crescita, sostenuta dalla linea anti-migranti/prima gli italiani, che oggi paga molto in termini elettorali.

Ad aiutare la Lega a crescere nei consensi hanno contribuito in modo determinante le speculazioni sulla cosiddetta ‘assistenza’ ai migranti organizzate dai Governi nazionali di centrosinistra. Ma questo è un fenomeno degli ultimi anni.

Prima del 2014, anno in cui il PD di Matteo Renzi vince le elezioni europee – l’anno in cui lo stesso Renzi s’illude di essere diventato il padrone d’Italia e, quindi, pensa di potere fare tutto – la Lega è in crisi. E lo sarebbe stata ancora di più se, negli anni precedenti, non avesse incassato (per la precisione in 17 anni), con il quotidiano La Padania, 61 milioni di euro!

Vediamo, adesso, a quali giornali, fino ad oggi, sono stati assegnati i contributi per l’editoria. Prendiamo questi dati da un’inchiesta pubblicata da Money.it e ripresa da Time Sicilia.it.

“Il giornale più finanziato è Avvenire con quasi 6 milioni di euro all’anno, sede legale a Milano.

Segue Italia Oggi con 4 milioni e 800 mila euro, sede legale a Milano.

A terzo posto troviamo Libero quotidiano con 3 milioni e 764 mila euro circa, sede legale a Milano.

Al quarto posto Il Manifesto con 3 milioni e 64 mila euro circa, sede a Roma.

Al quinto posto Il Quotidiano del Sud con 2 milioni e 245 mila euro circa, sede ad Avellino.

Al sesto posto il Corriere di Romagna, con 2 milioni e e 116 mila euro circa, sede a Rimini.

Al settimo posto Cronaca Qui.it con 2 milioni e 99 mila euro circa, sede a Torino.

All’ottavo posto Il Cittadino con un milione e 684 mila euro circa, sede a Milano.

Al nono posto Dolomiten (quotidiano in lingua tedesca dell’Alto Adige) con un milione e 600 mila euro circa.

Al decimo posto Primorski Dnevenik con un milione e 544 mila euro circa, sede a Trieste.

All’undicesimo posto Editoriale oggi con un milione e 514 mila euro circa, sede a Frosinone.

Al dodicesimo posto Cronache di con un finanziamento annuale di un milione e 365 mila euro circa (non conosciamo la sede).

Al tredicesimo posto il Quotidiano di Sicilia con un contributo annuo di un milione e 53 mila euro circa, con sede a Catania.

Al quattordicesimo posto Metropolis, con un contributo annuo di un milione e 40 mila euro, con sede a Castellammare di Stabia.

Al quindicesimo posto di nuovo Primorski Dnevenik, con un contributo annuo di un milione e poco meno di 33 mila euro”.

Già questi 15 giornali, su un fondo di poco meno di 60 milioni di euro, intercettano circa 34 milioni di euro.

“Al sedicesimo posto posto troviamo Conquiste del lavoro con un contributo annuo di 970 mila euro: quotidiano della CISL con sede – supponiamo – a Roma.

Al diciassettesimo posto La Discussione, con un contributi annuo di 960 mila euro: era il giornale della Dc, fondato da Alcide De Gasperi, oggi non sappiamo (la sede dovrebbe essere a Roma).

Al diciottesimo posto c’è La Voce Nuova, con un contributo annuo di 914 mila euro circa (di questo giornale non sappiamo molto).

Al diciannovesimo posto c’è N Sudtiroler Tageszeitng, quotidiano del Tirolo, con un contributo annuo di 884 mila euro circa.

Al ventesimo posto troviamo America Oggi, quotidiano di lingua italiana edito negli Stati Uniti, con un contributo di 837 mila euro annui circa.

Al ventunesimo posto c’è il quotidiano Il Foglio, sede tra Roma e Milano, con un contributo annuo di circa 800 mila euro.

Al ventiduesimo posto c’è L’Opinione, quotidiano di orientamento liberale, sede a Roma, con un contributo di circa 761 mila euro.

Al ventitreesimo posto c’è Roma, quotidiano con sede a Napoli, con un contributo annuo di 718 mila euro circa.

Al ventiquattresimo posto c’è il Corriere di Como, con sede a Como, con un contributo annuo di 667 mila euro circa.

Al venticinquesimo posto c’è Voce di Mantova, con sede a Mantova, con un contributo annuo di 662 mila euro circa.

Al ventiseiesimo posto c’è A.R.E.A. (del quale non sappiamo molto) con un contributo annuo di 640 mila euro circa.

Al ventisettesimo posto c’è Il Secolo d’Italia, quotidiano vicino alla destra, sede a Roma, con un contributo annuo di 639 mila euro.

Al ventottesimo posto c’è La Voce del Popolo, che dovrebbe essere un quotidiano croato in lingua italiana, con un contributo annuo di quasi 600 mila euro.

Al ventinovesimo posto c’è Gente d’Italia, quotidiano italiano delle Americhe, con un contributo annuo di 595 mila euro.

Seguono altri quotidiani con contributi annui che vanno da 400 mila euro circa fino a 18 mila euro. Nel complesso, ricevono contributi 54 testate”.

Come si può notare, a fare la parte da leone sono le testate del Nord Italia, seguono quelle del Centro Italia, mentre sono poche le testate del Sud. Quindi, fino ad oggi, anche per i contributi dati non all’editoria in generale, ma ad alcuni giornali, registriamo una questione meridionale: i grandi soldi al Nord e al Centro, gli ‘spiccioli’ al Sud.

Negli articoli di Money.it e Time Sicilia.it, che trovate allegati in calce a questo articolo, potete approfondire la storia dei contributi ai giornali italiani. Noi ci limitiamo ad alcune considerazioni.

Dice il parlamentare nazionale nazionale del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi:

“I contributi ricevuti da alcuni giornali nel 2017 ammontano a circa 60 milioni di euro. Nel 2019 li dimezzeremo e nel 2020 spariranno del tutto. Poi ci sono i rimborsi per le spese telefoniche: 32 milioni di euro. Rimborsi che vanno a tutti, e ripeto tutti, i giornali. Nel 2019 li taglieremo e risparmieremo altri 32 milioni. Radio Radicale da sola prende un contributo fisso di 4 milioni di euro (oltre alla convenzione col Ministero dello Sviluppo Economico). Anche qui, dimezzamento nel 2019 e taglio totale nel 2020. I giornali diffusi all’estero prendevano ogni anno 2 milioni di euro. Stranamente, nel dicembre 2017 e a pochi mesi dalle elezioni, il governo Gentiloni ha tirato fuori dal cilindro 1 milione di euro in più per finanziarli. È facile immaginare come abbiano evitato di criticare chi gli ha dato ancor più da mangiare. Ancora, dimezzamento nel 2019 e dal 2020 via del tutto. Stesso discorso per i giornali in lingua slovena: un solo giornale ha ricevuto un contributo fisso di 1 milione di euro, oltre al contributo che già prendeva insieme agli altri. Via”.

Crimi ha calcolato un risparmio che ammonta a circa 100 milioni di euro.

Non verranno tagliati i contributi per la stampa speciale destinata a ipovedenti e non vedenti.

Come si può notare, fino ad oggi i contributi a fondo perduto non sono stati assegnati a tutti i giornali, ma solo ad alcuni giornali. Quindi più che parlare di sostegno all’editoria sarebbe più corretto parlare di sostegno ad alcune testate.

Time Sicilia.it ha lanciato una proposta:

“Perché il Governo e il Parlamento, invece di sostenere i giornali, non sostengono direttamente i giornalisti professionisti precari? Questa sì che sarebbe pluralismo dell’informazione. E verrebbe meno – cosa a nostro avviso molto importante – il fatto che, fino ad oggi, il sostegno diretto è andato in buona parte alle testate del Nord Italia. Insomma, è fastidioso sentire ancora che si difende il pluralismo dell’informazione sostenendo le stesse testate che hanno sede in maggioranza nel Nord Italia! E pazienza se ci saranno musi lunghi. Ce ne faremo una ragione”.

A proposito di sostegno ai giornalisti singoli precari aggiungiamo una nostra proposta: una parte di questi contributi dovrebbe essere erogata direttamente all’Inpg, cioè all’Istituto di previdenza dei giornalisti, istituzione che fino ad oggi ha garantito tutti i giornalisti. Questo a garanzia degli stessi giornalisti e dell’Istituto che viene incontro ai giornalisti disoccupati.  

Un discorso a parte merita Radio Radicale. Che, fino ad oggi, ha usufruito di contributi di 4 milioni di euro all’anno più un contributo di 10 milioni all’anno da parte del Ministero dello Sviluppo economico. Sommati fanno 14 milioni di euro all’anno, ai quali va tolta l’IVA.

Al netto dell’IVA il contributo annuo a Radio Radicale si attesta intorno a poco più di 11 milioni di euro all’anno.

Le motivazioni forti che, fino ad oggi, hanno giustificato il notevole contributo a Radio Radicale sono state le dirette trasmesse da Camera dei deputati e Senato e le dirette nei processi penali.

Ci chiediamo e chiediamo: ma oggi, nell’èra del Web, non si potrebbe risolvere tutto con le dirette streaming, dando ai cittadini la possibilità di guardare da casa, o dal telefonino, le sedute di Camera e Senato e i grandi processi penali?

QUI L’ARTICOLO DI TIME SICILIA.IT

QUI L’ARTICOLO DI MONEY.IT

 

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