Agricoltura

Una delegazione di deputati della Camera visita alcune aziende agricole siciliane

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In questi giorni una delegazione di parlamentari regionali della Camera dei deputati è in Sicilia per visitare alcune aziende agricole della nostra Isola. A organizzare il tutto è Confagricoltura Sicilia. L’occasione per illustrare ai deputati – tutti componenti della commissione Agricoltura di Montecitorio – i veri problemi del mondo agricolo siciliano  

Una delegazione di parlamentari, componenti della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, è in questi giorni nella nostra Isola per una verifica, sul campo, dello stato di salute dell’agricoltura siciliana. La delegazione, guidata dal presidente della Commissione Filippo Gallinella, è accompagnata dal componente di Giunta nazionale della Confagricoltura, il ragusano Alessandro Gambuzza.

“L’iniziativa – si legge in un comunicato di Confagricoltura Sicilia – segue di qualche mese la visita, organizzata sempre dalla Confagricoltura, nella Sicilia orientale e con al centro dell’attenzione i comparti dell’ortofrutta e della serricoltura. Questa volta a passare sotto la lente di ingrandimento dei parlamentari nazionali altri settori tipici del Made in Sicily quali olio d’oliva extra vergine, vino e grano duro, prodotti molto diffusi a livello territoriale ma che, con la sola parziale eccezione del vino, non riescono a garantire in modo continuativo e consolidato una sufficiente redditività alle aziende agricole siciliane”.

In realtà, nemmeno il vino garantisce un reddito agli agli agricoltori. Ci sono, è vero, aziende che coltivano uva da vino che poi vinificano, o aziende che acquistano uve da vino che, tutto sommato, se la passano bene.

Ma ci sono cantine sociali in grande difficoltà e agricoltori ai quali l’uva da vino viene pagata i classici ‘quattro soldi’ che vorrebbero sbaraccare.   

“Quello che vogliamo mostrare ai parlamentari nazionali – sottolinea il presidente della Confagricoltura siciliana, Ettore Pottino – è l’esistenza di un valido tessuto imprenditoriale che, nonostante le notevoli difficoltà di ordine ambientale, sociale e strutturali riesce a mantenere alta la propensione agli investimenti per l’innovazione e l’ammodernamento. Una classe imprenditoriale che necessita quindi di un chiaro quadro normativo, di risposte immediate da parte della pubblica amministrazione, di un accesso al credito realmente assistito e non aggravato dagli istituti di garanzia, di una reale tutela dei prodotti a marchio di origine, di accordi commerciali improntati alla reciprocità e non alla subalternità, di una redistribuzione economica del valore aggiunto all’interno delle filiere, di maggiore sicurezza nelle campagne, di incentivi per la produzione di energia a basso impatto ambientale, di piattaforme logistiche facilmente raggiungibili dalle aree interne, di progetti di ricerca strettamente correlati alle esigenze del territorio e l’azzeramento di qualsiasi forma di monopolio su cultivar ottenute con fondi pubblici”.

Chiaro il riferimento alla cultivar di grano duro antico Senatore Cappelli, selezionata nel Sud Italia, rilanciata dagli agricoltori del Mezzogiorno d’Italia negli ultimi anni e finita nelle mani di un’azienda del Centro Nord Italia – in pratica, una privatizzazione – grazie al Ministero delle Politiche agricole.

Chiusa la parentesi Senatore Cappelli Pottino aggiunge:

“Alle aziende ospitanti abbiamo quindi chiesto di non indossare il vestito della domenica ma quello di tutti i giorni per cercare di dare un quadro quanto più vicino alla realtà che comprende sia luci ma anche parecchie ombre”.

Le aziende oggetto della visita, tutte con un interessante processo di crescita alle spalle, possono rappresentare un valido modello di sviluppo per le aree interne avendo, come requisito comune, la perifericità infrastrutturale, la carenza dei servizi e la distanza dai principali nodi commerciali.

L’azienda “Disisa”, nel Comune di Monreale, a prevalente indirizzo olivicolo e viticolo nella scorsa edizione del Vinitaly si è aggiudicata il primo premio per i vini bianchi con il “Chara”.

Nelle campagne di Camporeale l’azienda “Feudo Mondello” si è invece cimentata con successo nella produzione di pasta artigianale ottenuta dai grani antichi siciliani recentemente rivalutati per le loro caratteristiche organolettiche e sensoriali.

Produzioni biologiche di olio e vino sono invece i prodotti di punta del “Baglio Ingardia” di Paceco.

In provincia di Agrigento il filo conduttore è il vino con tappa alla “Settesoli”, la cantina sociale più grande di tutto il Mezzogiorno e la prima in Sicilia ad aver puntato tutto sul circuito dell’imbottigliato anziché alla distillazione e l’azienda “Planeta” che con il suo fondatore Diego ha dato vita alla rinascita del vino siciliano entrato oggi a pieno titolo nel gota mondiale.

Infine, nel cuore della Sicilia due nuove realtà imprenditoriali di grande successo come la “Eco Farm” di Butera che esporta prevalentemente all’estero le produzioni frutticole dei propri soci (pesche, nettarine, uva da tavola e vino, meloni) e la “Lombardo Vini” di Caltanissetta giovane e dinamica cantina in continua espansione per la qualità dei suoi rossi.

 

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