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terza pagina/ “In Sicilia le donne con la pelle più bella e luminosa del mondo”

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La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

(a cura di Dario Cangemi)

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà

un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.

“Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c’era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l’obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi”.

Elena Ferrante, “L’amica geniale”

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’

“La rivoluzione consiste nell’amare un uomo che ancora non esiste”.

Albert Camus, “L’uomo in rivolta”

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Eventi e fatti storici

Cristoforo Colombo scopre l’America. La colonizzazione europea delle Americhe fu quel fenomeno storico che portò all’esplorazione, la conquista e l’occupazione del continente americano da parte di diversi stati d’Europa, tra i quali la Spagna, i Paesi Bassi, il Portogallo, la Francia e l’Inghilterra.

Benché l’obiettivo principale fosse quello di espandere i propri affari commerciali, propagando la fede cristiana nel “Nuovo Mondo”, il processo di colonizzazione produsse una sistematica distruzione persino fisica, delle culture delle popolazioni locali. Il processo di colonizzazione si concluse nella seconda parte del diciannovesimo secolo, con la conquista del Far West da parte degli Stati Uniti d’America. Secondo altre correnti minoritarie della storiografia contemporanea, l’espressione “scoperta delle Americhe”, usata per designare il fenomeno della colonizzazione europea delle Americhe, non dovrebbe più essere utilizzata, in quanto considerata portatrice di un punto di vista nettamente eurocentrico, oltre ad essere probabilmente inesatta: secondo i sostenitori di tale tesi, la vera scoperta fu effettuata dalle prime popolazioni che arrivarono a piedi durante l’ultima glaciazione passando sopra all’attuale Stretto di Bering.

Secondo gli oppositori, questa tesi non tiene però conto della differenza tra “scoperta” e “approdo”: perché si verifichi effettivamente una scoperta, è necessario che l’esperienza odeporica, di viaggio, sia accompagnata da un’acquisizione stabile e duratura di conoscenze che si riflettano sulla cultura del popolo “scopritore” o, come nel caso dei viaggi di Colombo, dell’intero globo. I vichinghi abbandonarono invece quelle terre dopo il peggioramento delle condizioni climatiche, e il ricordo del Vinland fu perso, invalidando i relativi reperti cartografici.

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Viaggiatori in Sicilia

Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture

Tra i numerosi viaggiatori, Michel-Jean Borch (1753 – 1810), naturalista polacco, visitò Siracusa dopo la lettura di Brydone. Grazie a questo viaggio si accorse dei molti errori compiuti dal viaggiatore, perciò decise di scrivere un libro correggendo gli errori del suo predecessore a seguito di un viaggio in Sicilia. Ad esempio fa notare che Brydone aveva parlato della Pentapoli dimenticando poi la quinta città di Siracusa che egli identifica con la fortezza del Plemmirio. A Siracusa soggiornò per diversi giorni.

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Rapporti tra scrittori e la Sicilia

Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi 

Dal film La terra trema

“In Sicilia ci sono le donne che hanno la pelle più bella e più luminosa del mondo. Lei ricorda La terra trema di Luchino Visconti? Quelle donne siciliane vestite di nero, ma un po’ scollate, al punto giusto, luminose e provocanti come non mai. Andate a rivedere quel film e poi ne riparliamo. Comunque in fatto di donne, difficilmente mi sbaglio”.

(Giorgio Albertazzi)

 

 

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La scuola poetica siciliana

La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.

Morte, perché m’hai fatto si gran guerra

Giacomino Pugliese

‘’Morte, perché m’hai fatto sì gran guerra,

che m’hai tolta madonna, ond’io mi doglio?

La fior de le bellezze mort’hai in terra,

per che lo mondo non amo né voglio.

Villana Morte, che non ha’ pietanza,

disparti amore e togli l’allegranza

dài cordoglio,

la mia alegranza post’hai in gran tristanza,

ché m’hai tolto la gioia e l’alegranza

ch’avere soglio…

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