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Formazione/ Come gabbare i lavoratori: c’è chi vanta un credito di circa 40 mila euro prenderà 400 euro!

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E’ quello che succede a Costantino Guzzo, dipendente dello IAL Sicilia, un ente formativo dichiarato fallito dal Tribunale di Palermo. Ingiustizia doppia, per il responsabile dell’USB Formazione della Sicilia, perché non gli verrà riconosciuto nemmeno il Tfr. Complimenti ‘vivissimi’ al presidente della Regione, Nello Musumeci, che in campagna elettorale si era impegnato a risolvere il problema Formazione professionale… 

Ci hanno sussurrato che domani, nel mondo della Formazione professionale siciliana, succederà qualcosa. Cosa, di preciso, non ce l’hanno voluto riferire. Ma ci hanno consigliato di leggere il seguente post su Facebook di Costantino Guzzo, responsabile regionale dell’Unione Sindacale di Base (USB) del settore Formazione.

La Formazione è lo specchio dell’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, che aveva promesso un cambiamento di rotta rispetto ai due precedenti Governi regionali – quello di Raffaele Lombardo e di Rosario Crocetta – e che, invece, sta continuando sulla stessa linea dei suoi predecessori.

Musumeci si era impegnato a risolvere il problema dei dipendenti della Formazione e delle Politiche del lavoro licenziati dai precedenti Governi. Si era impegnato a far tornare al lavoro 8 mila persone licenziate. Solo che, appena è stato eletto presidente della Regione ha cambiato opinione e vorrebbe scaricare su Roma la gestione di questi disoccupati.

“Mi chiamo Costantino Guzzo, e non sono un numero, ma vita, affanni, vissuto, respiro, anima, cuore e marito e soprattutto padre – scrive il responsabile dell’USB Formazione della Sicilia. Sono uno dei tanti ex lavoratori dello IAL CISL SICILIA (forse IAL SICILIA ) invisibili, e distrutti da chi ha deciso che la mia vita e la vita di tanti altri lavoratori (di serie B ) dovesse diventare un inferno. Inoltre sono anche uno dei tanti operatori della FORMAZIONE PROFESSIONALE SICILIANA che, in questo ultimo decennio (per colpa di tutta la politica siciliana e dei sindacati firmatari), ha vissuto il danno della perdita del lavoro (in barba alle leggi vigenti e al CNNL) che, oltre il danno, hanno subito anche la beffa di vedersi negati persino i propri crediti spettanti”.

“Ebbene sì – prosegue Guzzo – sembrerà paradossale ma alla negazione di ciò recita la stessa Costituzione: L’ITALIA È UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO”.

A questo punto Guzzo scrive dei “crediti accumulati e mai percepiti da chi doveva e non l’ha fatto”. Dura la critica al fallimento della IAL Sicilia, che è stto uno dei più grandi enti formativi storici della Sicilia. Un ente dichiarato fallito dal Tribunale di Palermo:

“Un ente – scrive l’esponente dell’USB – senza scopo di lucro e che viveva di finanziamenti pubblici, tutelato dalle leggi e beffato nella pratica da chi le leggi non le rispetta e rimane impunito, da chi le leggi dovrebbe farle rispettare, mentre puniscono me (malgrado nelle aule di giustizia troviamo la scritta solenne ‘LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI’, sontuosa e spesso a caratteri cubitali, a volte pure accompagnata da un crocifisso che forse suona peraltro da paradossale ammonizione, come a dire ‘SAPPI CHE POTRESTI FINIRCI PURE TU’”.

Per la cronaca, Guzzo vanta un credito di circa 40 mila euro. “Ma con il fallimento della IAL Sicilia dichiarato dal Tribunale di Palermo – ci dice al telefono Guzzo – mi riconoscono solo 400 euro. E mi hanno anche bloccato il Trattamento di fine rapporto. Qualcuno si è preso il mio Tfr e lo stanno facendo pagare a me”.

“La mia colpa? – prosegue Guzzo – Aver sempre lottato per ciò che mi spetta di diritto (malgrado il mio ente ricevesse i finanziamenti pubblici e non erogava le retribuzioni), e per non aggravare ulteriormente il buio che, giorno dopo giorno, leggevo negli occhi della mia donna e negli occhi dei miei figli, sono arrivato al punto di rubare la luce e diventare un delinquente anch’io, non pensando a tutti i rischi e le ritorsioni a cui sarei potuto incorrere (visto che in ballo c’era la sopravvivenza della mia famiglia)”.

Per la cronaca, a un certo punto, lasciato senza soldi e non sapendo come sopravvivere, Costantino Guzzo, nella cui abitazione era stata staccata l’energia elettrica, ha trovato il modo di effettuare un allacciamento abusivo: ma è stato ‘beccato’ e ora è sotto processo.

Questa è la Sicilia, questa è Palermo: un lavoratore viene licenziato, non gli pagano circa 40 mila euro di retribuzioni, non gli riconoscono il Tfr e poi finisce sotto processo perché ‘rubava’ l’energia elettrica!

Guzzo, assieme ad altri lavoratori della Formazione licenziati e lasciati senza retribuzioni (in Sicilia questo è possibile e non ci sono tutele per chi è stato raggirato: almeno nella Formazione professionale è così), ha occupato i locali dell’assessorato regionale alla Formazione e un ponte sulla Circonvallazione. Denunciato, è stato condannato.

“Oggi, come un qualsiasi delinquente – prosegue il sindacalista – mi ritrovo ad essere in attesa di giudizio (per la vicenda dell’energia elettrica), mentre i veri delinquenti nutrono il loro putrido ventre con il mio sudore, il sudore di poveri cristi e continuano a sguazzare nell’oro protetti e tutelati dal loro potere e dal potere di chi li asservisce. L’ultimo degli ultimi, di chi ancora trova la forza di urlare, denunciare e rimane in piedi anche non curante delle mie gravi patologie, pur devastato dall’indifferenza, e soprattutto sbeffaggiato e umiliato”.

L’amarezza di Guzzo e altri dipendenti della Formazione non sta solo nel fatto di essere stati licenziati e di non avere ricevuto le ultime retribuzioni, ma di non aver ottenuto Giustizia proprio da quella Giustizia che, dopo l’occupazione, lo ha condannato.

“Chiedo scusa se sono salito su un ponte per reclamare un mio diritto calpestato – scrive sempre Guzzo -. Chiedo scusa se ho digiunato e dormito per strada per giorni e giorni in qualsiasi stagione. Chiedo scusa se ho urlato e denunciato tutte le ruberie e non una sola volta, ma innumerevoli volte, in tutti i modi e in tanti luoghi”.

E qui un attacco alla CISL siciliana alla quale, per tanti anni, ha fatto capo l’ente formativo IAL. Un ente che Guzzo dipinge “come datore di lavoro” che “non retribuiva e come organizzazione sindacale” che “cercava di spegnere ogni fiamma” che si accendeva “nei lavoratori che protestavano”.

“Chiedo scusa di esistere, ma esisto purtroppo per chi ha distrutto la mia vita e la vita di tanti lavoratori – scrive ancora su Facebook – sarò sempre una spina nel fianco fino a quando non sarà ripristinato il diritto di vivere, di curarsi, di far vivere una vita dignitosa alle nostre famiglie e senza ombra di dubbio di vedere in galera, ad uno ad uno, coloro che tanto danno e dolore hanno provocato attraverso tutte queste ingiustizie”.

“La mia battaglia continuerà più forte e determinata di prima – conclude Guzzo -. Mi arresteranno? Che facciano pure, nessuno mi fermerà”.

Domani vi racconteremo cosa succederà.

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