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terza pagina/”Ci ostiniamo purtroppo a volere essere ombre noi, qua, in Sicilia. O inetti o sfiduciati o servili”

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La nostra rubrica dedicata alla cultura: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

(a cura di Dario Cangemi)

 

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.

«Non posso vivere senza sapere quel che sono e perché sono qui. Saperlo è impossibile, quindi è impossibile vivere. Nell’infinità del tempo e dello spazio nasce una bollicina d’aria, si regge un poco e scoppia, e questa bollicina d’aria sono io».

Lev Tolstoj, “Anna Karenina”

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.

«Io sono abituato a cibarmi di nuvole e lontananza».

Eugenio Montale

 

 

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Siciliani notevoli da ricordare

…Ricordiamo oggi Girolamo Di Martino (Palermo, 7 novembre 1860 – Palermo, 4 ottobre 1915) politico italiano. Consigliere comunale di Palermo dal 1899, fu Sindaco di Palermo dal 23 febbraio 1905 al 14 marzo 1906 e dal 22 febbraio 1911 al 18 agosto 1912. Nel 1906 fu nominato senatore del Regno.

 

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Eventi e fatti storici

..4 ottobre 620. Eraclio I (latino: Flavius Heraclius; Cappadocia, 575 – Costantinopoli, 11 febbraio 641), imperatore bizantino, giunge a Costantinopoli dall’Africa e spodesta il precedente imperatore bizantino Foca. Soltanto circa quarant’anni dopo, corre l’ anno 666 quando l’ imperatore Costante II Eraclio (successore di Eraclio I), scontrandosi con le oligarchie presenti a Bisanzio che si oppongono all’ operazione, decide di spostare la capitale dell’impero a Siracusa, allora la più grande città della Sicilia. Una decisione traumatica che susciterà contrasti e profondi risentimenti contro lo stesso imperatore. La restituita centralità imperiale favorisce il risveglio culturale dell’ isola, un risveglio culturale che investe anche le istituzioni religiose di quei secoli.

 

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Viaggiatori in Sicilia

Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture.

Il conte Auguste de Forbin, pittore e scultore occupa un posto di spicco nella parabola dei graveurs e dei cronisti che percorrevano la Sicilia nei primi decenni del secolo decimonono. Lo scrittore, pittore, intenditore d’arte, competente archeologo, viaggiatore, promotore culturale nell’amministrazione francese, Louis-Nicolas-Philippe-Auguste de Forbin nacque nel castello di La Roque d’Anthéron, sulle rive della Durance, il 19 agosto 1777. Compose i suoi  Souvenirs de la Sicile tra il 1821 e il 1822 e l’anno successivo li editò per i torchi dell’Imprimerie Royale di Parigi, ma i ricordi del suo viaggio sono stati tradotti in italiano soltanto nel 2005. Egli si rivela come un osservatore misurato, colto, attento a cogliere con puntigliosa esattezza le coordinate sociali, culturali, antropologiche dell’isola, nel delicato periodo di transizione punteggiato dalle rivolte antiborboniche che di lì a quarant’anni sarebbero sfociate nell’Unità d’Italia.

In particolare, il pittore, dopo le cave d’Ispica, nell’ottobre del 1821 si diresse verso Agrigento, per arrivare poi, in senso orario e superata la Contea e Lentini, verso un altro spazio topico della classicità: Siracusa. Qui la disillusione aspetta il passeggero; l’esiguità dei reperti, il decadimento del patrimonio edilizio in interi quartieri, lo stato di degrado dei monumenti lo disturbano, cosicché il conte non insiste tanto sulla seduzione del mito quanto più prosaicamente rimarca, nei suoi scritti dedicati alla sicilia, il sudiciume della fontana di Aretusa che ne intorbida le leggendarie scaturigini.

 

 

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Rapporti tra scrittori e la Sicilia

Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.

[…] ci ostiniamo purtroppo a volere essere ombre noi, qua, in Sicilia. O inetti o sfiduciati o servili. La colpa è un po’ del s******ole. Il sole ci addormenta finanche le parole in bocca!

L. Pirandello, I vecchi e i giovani (1913), Mondadori, Milano 1979, p. 173.

 

 

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La regione e la sua storia: il dialetto siciliano

“Il siciliano è un dialetto, ma ciò non vuol dire assolutamente che è un prodotto di seconda serie o di scarto. Occorre sgomberare il campo da questo pregiudizio per cui, se diciamo che il siciliano è una lingua, ci si sente appagati e fieri, mentre, se diciamo che è un dialetto, ci si sente mortificati e afflitti. La realtà è così costituita dalle singole varietà locali, che sono diverse, e spesso assai diverse l’una dall’altra”.

(Giovanni Ruffino, Sicilia)

Caratteristica della storia siciliana sono i proverbi, briciole di saggezza popolare:

‘’ Giusto mi rissi na vecchia na vota, ca lu spassu di l’omu è la munita’’

(Ben mi ha detto una volta una vecchia, che lo spasso dell’uomo è il denaro).

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