Storia & Controstoria

Storia del Sud vista da un bambino 2/ Il primo zuccherificio e l’arrivo di Cirio

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Oggi seconda puntata del nostro racconto. Oggi il bambino che frequenta una scuola negli ultimi anni del Regno delle Due Sicilia, prendendo spunto da un fatto triste che riguarda un suo compagno, dà la parola al maestro. Così i bambini apprendono che il primo stabilimento per la produzione di zucchero dal viraggio della barbabietola è stato costruito a Sarno, in provincia di Salerno. L’arrivo di Cirio e l’inizio dell’avventura del pomodoro in scatola

di Domenico Iannantuoni

A Napoli disgrazie ne accadono tutti i giorni e se pensiamo che
vi risiedono oltre seicentomila persone (quattro volte quelle di
Torino), non è difficile immaginarne contorni, situazioni e
probabilità che queste accadano; ma che la disgrazia dovesse
capitare proprio vicino alla mia scuola questo non se lo sarebbe
aspettato mai nessuno.

Stavo giungendo a scuola, quel giorno ero accompagnato da mio
padre, che vedemmo proprio in prossimità dell’ingresso un
cumulo di gente vociante. Mio padre accelerò ed io con lui per
meglio renderci conto dell’accaduto. Giunti che fummo
all’assembramento mio padre mi disse:

– Caro Francesco, la scuola comincia proprio male.
Questa è una vera disgrazia. Vedo sdraiato ed immobile
a terra…credo un genitore. Di fianco vedo anche un
bambino piangente.

Mi divincolai un attimo da mio padre per potermi avvicinare
strisciando da sotto le gambe degli astanti e capii che doveva
essere successo qualcosa di grave al papà di Iarossi, mio
compagno di classe, che stava vicino al corpo del padre e
continuava ininterrottamente a piangere.

Il direttore si apprestò al capanello di gente per rendersi conto
dell’accaduto e nel frattempo comunicava ai presenti che aveva
già mandato ad avvisare la guardia medica del San Gennaro, su
richiesta dei bidelli, la quale sarebbe presto giunta sul posto.
Il pover’uomo non si muoveva affatto e pareva morto.

-Chissà, forse un infarto – Disse una donna
sommessamente.

– Certo che avere un infarto mentre si accompagna il
figlio a scuola, non è il massimo delle aspirazioni di un
genitore – chiosò un altro padre.

Solo un bravo ragazzo come Francesco poteva capire che la
posizione dell’uomo non fosse agevole ed infatti gli si avvicinò
e prima di tutto toccò la spalla di Iarossi, come a dirgli, guarda
che ci sono anch’io!

Poi prese delicatamente la testa del Sig. Iarossi e gli sistemò
sotto la nuca la sua giacchetta giallo-rossa ripiegata, a mò di
cuscino; gli allargò leggermente le braccia e gli distese bene le
gambe. Poi chiese all’amico Iarossi di aiutarlo a tenerle
sollevate da terra.

Mentre gli schiamazzi non si fermavano e i bambini più piccoli
ridevano dell’accaduto, il Sig. Iarossi aprì gli occhi emettendo
un lungo sospiro. In quel mentre arrivarono gli ambulanzieri del
San Gennaro con un dottore.

Questi, prima di intervenire, osservò bene la scena
complimentandosi con Francesco e Iarossi, che si erano
prodigati nelle prime cure del caso; estratto lo stetoscopio, iniziò
una veloce visita cardiorespiratoria. Poi scuotendo
negativamente la testa ordinò agli ambulanzieri di portare il Sig.
Iarossi all’ospedale con la massima celerità.

Tutti si ammutolirono all’istante a quelle parole del dottore
pensando al peggio.

Mi avvicinai di nuovo a mio padre per salutarlo ed entrare a
scuola, mentre tenevo per mano il mio compagno Iarossi.

– Ciao Papà – gli dissi -. Puoi andare tu al San Gennaro e
sincerarti della salute del papà di Iarossi?-

– Certo figliolo, non preoccuparti, lo seguirò per tutta la
mattina e cercherò di avvisare sua moglie.-

Iarossi sopprimendo un forte ed imminente pianto, rispose:

– Mia madre non c’è più. Io vivo solo con mio padre!-

Il padre di Francesco rimase come stordito da quella notizia
senza riuscire a dir nulla.

I ragazzi entrarono insieme a scuola, ma non parlarono con
nessuno. Il maestro comprese bene ed ogni tanto, durante la
lezione, si avvicinava a Iarossi accarezzandolo sul capo e quasi
in contemporanea mi lanciava uno sguardo di ringraziamento
accennando un “sì” con il capo.

Io arrossivo ogni volta perché non avevo fatto nulla di speciale,
solo mi ero ricordato delle lezioni di salvamento che avevo
seguito al mare quando ero in vacanza, pochi mesi prima, nel
Cilento, e per me fu naturale mettere in pratica i principali
rudimenti appresi; vero che presi anche il brevetto di assistente
ambulanziere, ma ero piccolissimo rispetto agli altri partecipanti
e non gli diedi peso.

La giornata di oggi è iniziata nel peggiore dei modi. Iarossi non
occupava il suo banco e tutti pensammo che fosse al San
Gennaro.

Il maestro, in piedi, si appoggiò con le braccia leggermente
allargate sul piano della cattedra e ci guardò tutti con fare
tristissimo, il silenzio che si generò fu totale. Poi ci disse:

– Cari ragazzi, vi devo dare una brutta notizia. Il Papà di
Iarossi è morto stanotte pur tra mille cure e assistenze
date dall’ospedale. Questa mattina ho parlato lungamente
con il direttore per poter dare, dopo le esequie, una
sistemazione al piccolo Angelo Iarossi, che voi sapete
era già orfano di madre. Ora è rimasto solo con se stesso
e solo la vostra profonda amicizia potrà lenire il suo
dolore.-

Gli occhi del maestro erano umidi e tra di noi qualcuno iniziava
a piangere.
Il maestro fissò lungamente il soffitto dell’aula per poi
riprendere a parlare visibilmente emozionato.

– Vedremo come aiutare Angelo. Il direttore avrebbe
proposto l’Ospizio dei Poveri, lì oltre diecimila giovani
di ogni estrazione sociale trovano ricovero, scuola e
formazione fino al lavoro. Oppure potremmo sentire
l’assistente speciale di nostro Re Francesco, per una
eventuale sistemazione presso la Nunziatella, il nostro
famoso collegio militare, che saltuariamente e per
particolari situazioni accoglie anche giovani
orfani…vedremo.-

Proprio in quel mentre bussarono alla porta e subito dopo
entrarono il direttore ed un ragazzo alla sua mano. Si avvicinò al maestro Riggio e confabularono un attimo, poi egli si girò
verso la nostra scolaresca.

– Cari ragazzi, so che il vostro maestro vi ha dato notizia
del Sig. Iarossi. Per i funerali tutta la scuola vi
parteciperà e darò quindi la giornata di riposo con
l’impegno che il nostro corteo funebre partirà da qui, e
dunque vi chiedo di essere puntuali alle ore 10 del giorno
di dopodomani, davanti all’ingresso. Tutti gli insegnanti
faranno il servizio d’ordine. Per il vostro compagno
Angelo Iarossi, io mi sto muovendo ai massimi livelli
per trovargli la miglior sistemazione, ma come potete
ben immaginare, nella sua condizione di orfano di
entrambi i genitori, non sarà facile mantenere una sua
autonomia personale. Gli unici parenti che Angelo ha
vivono in un paese lontano da Napoli, e non vogliamo
che i suoi promettenti studi abbiano a fermarsi.-

Il direttore finite le comunicazioni si volse verso il ragazzo che
aveva accompagnato e disse:
– Pur se oggi è una circostanza triste, voglio e devo
presentarvi un nuovo vostro compagno, Roberto Cirio,
che viene da molto lontano e precisamente dalla Città di
Torino, capitale del Regno di Sardegna.-

In aula iniziò a sentirsi un brusio crescente subito fermato dal
maestro con un’alzata di mano.
– Egli viene nel nostro Stato al seguito del padre che è un
industriale esperto di “appertizzazione”, ossia di
confezionamento di prodotti in scatola metallica.
Dovrebbe fermarsi per tutto l’anno; accoglietelo con un
applauso di benvenuto!-

Il direttore uscì velocemente dall’aula accennando ad un saluto.
Tutti applaudimmo al nuovo arrivato che andò a sistemarsi
provvisoriamente al banco di Iarossi che in quell’occasione era
naturalmente vuoto.

– Bene- Proseguì il maestro. – L’arrivo di Roberto Cirio,
con il quale tutti sarete amici, mi ha fatto venire in mente
dei progressi del nostro Stato nel settore alimentare ed in
particolare al viraggio della barbabietola da zucchero per
ottenere un prodotto industriale sopraffino che qualcuno
inizia già a chiamare il “carbone della macchina umana”.

Il maestro con gli occhi già rapiti dall’immaginazione si recò alla
cattedra e si sedette comodamente. Riprese così:

– Il nostro ing. Luigi Giura costruì proprio a Sarno, in
provincia di Salerno, il primo stabilimento per
l’ottenimento dello zucchero dal viraggio della
barbabietola. Era il 1836 e quello fu il primo
stabilimento del genere in tutta l’Italia, un orgoglio delle
Due Sicilie. Un genio, questo è il nostro ingegnere di
Stato…

– Mi fa piacere che proprio qui, sul suolo napoletano,
altri luminari, come il Sig. Cirio, si cimentino in ardite
applicazioni di ingegneria…

La campana iniziò a suonare la fine delle lezioni mentre
eravamo incollati alle sedie per ascoltare il racconto del maestro.
Il maestro facendo spallucce ci disse:

– Bene ragazzi, uscite con calma e formate la fila fuori
dalla porta…con l’ing. Luigi Giura proseguiremo più
avanti.

Facendo la fila tutti volemmo salutare di persona Roberto Cirio
e dargli un bacio di benvenuto. Egli ne fu felicissimo e
sicuramente commosso ci abbracciava con forza.

Foto tratta da filippomele.blogspot.com

Fine seconda puntata/ continua

Prima puntata:

 

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