MATTINALE 49/ Quel rettangolo nel centro di Palermo dove sopravvive la manomorta

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Dopo villa Deliella, atroce e barbarico atto di distruzione di cultura e di memoria, oggi vi parlerò di un altro ‘pezzo’ di Palermo sottratto ai cittadini: il rettangolo compreso tra le vie Nicolò Garzilli, via Paolo Paternostro, via Principe di Villafranca e via Dante: un insieme sconnesso e vergognoso di macerie e locali in affitto…   

Ogni città ha i suoi totem. Spazi, edifici, ruderi, memorie. A volte testimonianze vere e proprie nel senso di “testi a carico”.

La mia Palermo, non si sottrae a questa regola, anzi, ne declina fino in fondo l’amaro significato.

Vi ho già parlato di Villa Deliella, atroce e barbarico atto di distruzione di cultura e di memoria e vi ho anche parlato del’incapacità delle nostre amministrazione e della nostra società civile di affrontare e risolvere il problema, che è etico, prima che tecnico e urbanistico, creato da quell’orbita vuota (QUI L’ARTICOLO SU VILLA DELIELLA).

Oggi vi parlerò di un “Rettangolo d’oro”. Che si estende tra le vie Nicolò Garzilli, via Paolo Paternostro, via Principe di Villafranca e via Dante. Un insieme sconnesso e vergognoso di macerie e locali in affitto. Di miseria morale, piccola ingordigia e noncuranza. Ma soprattutto la prova provata della ignobile pusillanimità e della sudditanza da baciapile pelosi dei nostri amministratori, cominciando da quelli che il sindaco non lo sapevano fare, per giungere a quelli che il sindaco lo sanno fare(sic).

Dei vecchi arnesi e antichi farabutti quando si dice che sono morti si è detto tutto. Vogliamo parlare invece del sindaco dalle mille primavere, dell’Orlando sindaco.

In quel rettangolo d’oro al centro di Palermo, prosecuzione, estensione ideale ma anche fattuale della piazza Castelnuovo domina la manomorta. Per chi non lo sapesse, il termine manomorta indica il patrimonio immobiliare degli enti, civili o ecclesiastici, la cui esistenza è perpetua.

Tali beni, solitamente fondiari, erano inalienabili (cioè non trasmissibili ad altri) secondo un istituto giuridico di origine longobarda. Essi, perciò, riducevano la capacità impositiva dello Stato perché non davano luogo né al pagamento di imposte sulla vendita, né a imposte di successione.

Il termine giuridico trae origine dal francese antico main morte per indicare una forma di possesso rigida come quella della mano di un morto che non lascia più la presa perché contratta dalla rigidità cadaverica.

Ecco che cosa c’è ad un passo dal Politeama: un relitto, protervamente in mano ad uno scheletro, la anacronistica sopravvivenza di un istituto “giuridico” di quella popolazione che calò in Italia con le corna in testa e che oggi si chiamano Lombardi.

Un “Opera pia”, dalla notte dei tempi, è proprietaria indisturbata di questo immobile che ingombra, con la sua architettura sbreccata e ammuffita il cuore di Palermo, una costruzione coeva alla Vicaria e al Santo Uffizio, che ammorba la nostra dotta città, capitale della Cultura.

Da quanti anni Orlando avrebbe potuto e dovuto affrontare e risolvere il problema? Ma da quel baciapile che è se ne è guardato bene. Il totem resta lì, a intossicare con i suoi miasmi da pinzocheri il nostro futuro di città moderna.

C’era ai tempi di mio nonno e di mio padre, mi sopravviverà. Sopravviverà a tutti i palermitani che oggi vivono nella nostra città. Perché? Cui prodest? Quanto ci perde la città, anche in tasse non riscosse, ogni giorno che passa? Quanto ci guadagnano preti e Arcivescovi ogni giorno che passa?

E’ TEMPO DI DIRE BASTA!

Ora basta. E’ ora di finirla. Non si va all’Inferno se si chiude questa partita, lo so, ma per alcuni è peggio: si perdono voti di monaci e parrini. Che dolore!

Si dichiari immediatamente la pubblica utilità dello spazio, si butti tutto giù. Si scavi usque ad inferos e si facciano sotto parcheggi per tutta la città come a Torino, a Piazza Castello. E si apra lo spazio ad una piazza come quella ad esempio che c’è al centro di Monaco di Baviera. Un grande spazio per ristorazione, eventi, mostre, spettacoli, vita.

Quanto lavoro per un nuovo sindaco!

Foto di Amelia Bucaro Triglia

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  • "Si butti giù tutto" mi pare, francamente, affermazione alquanto ... temeraria.

    Il Regio Ospizio di Beneficenza fu costruito fra il 1854 e il 1858 (progettista Carlo Giachery) e si presentava come un complesso edilizio quadrangolare di tre piani (due elevazioni) tetraporticato; nel 1860 cambiò nome in Istituto Militare Garibaldi (i bambini orfani e/o poveri che vi erano "ospitati" portavano la divisa dei... Bersaglieri) per poi riprendere nel 1869 quello originario.

    Esso - saccheggiato durante la cosiddetta rivolta del "sette e mezzo" (1866), è stato più volte "rimaneggiato" nel corso dei decenni e adibito a vari usi (ospitò officine per l'avviamento professionale, l'Ipsia e l'Istituto Tecnico Industriale “Vittorio Emanuele III”) - fu un ente religioso di beneficenza sino al 1943, quando ne fu distrutta gran parte della zona sud-orientale dai bombardamenti della II Guerra Mondiale.

    L'area su cui sorge - fra Via Dante, Via P. Paternostro, Via Principe di Villafranca e Via N. Garzilli - nel 1954 fu oggetto di un concorso nazionale per la realizzazione di un edificio che fosse, ad un tempo, "centro direzionale" della Regione Siciliana, sede della Questura e che ospitasse anche un Pronto Soccorso; per fortuna - questa è la mia opinione – il previsto (orrendo?) "minigrattacielo vetro-cementizio"" di 33 piani con antistante corpo basso aggettante e portico non vide mai la luce.

    "Quello che ne resta" è di proprietà di una "opera pia" (alias "istituto pubblico di assistenza e beneficenza") che nel 2004 ne aveva previsto la messa in sicurezza e la parziale ricostruzione, ma, evidentemente, tale intento non è andato a buon fine e dal 2006 l'uso - il relativo atto è presente sul sito Web dell'Ipab proprietario - è stato concesso ad una impresa edile catanese. Per farne che?

    Ripeto, dunque, che con tale storia, "Si butti giù tutto" è una semplificazione; e anche alquanto demagogica mi pare.

    La "via maestra" è, dunque, riqualificare l'area e l'intero complesso edilizio. Il parcheggio , ancorché sotterraneo? Non mi convince, atteso che nelle città "civili" i parcheggi di interscambio sono periferici e ben serviti da mezzi pubblici con lo scopo di decongestionare il centro cittadino dal traffico veicolare.

    Con quali soldi? Ben vengano (anche) i privati, ma "guidati" e "sorvegliati" dalla Pubblica Amministrazione (sperabilmente dotata di saperi e risorse umane adeguati). D'altronde, però, Palermo è anche la città dove "si parla" della "disneyana" ricostruzione di Villa Deliella o dove l'ultimo "significativo" (e devastante) intervento in uno spazio storico, la cosiddetta "area Quaroni", si è risolto in un edificio... né carne, né pesce, né verdura; un ibrido fra un sanatorio ed una maxi sepoltura gentilizia.

  • Ottimo articolo. Ottime idee. Ottima proposta.
    A Palermo mancano i parcheggi che invece sono stati realizzati nei centri storici di tutte le città civili, da Roma (Villa Borghese-Via Veneto), Torino (Piazza Castello e quasi tutte le piazze del centro storico), Firenze (Lungarno).
    Palermo deve scrollarsi di dosso l'immobilismo e l'apatia.
    Bisogna consentire a questa città di avere sviluppo ed efficienza.
    Quel luogo è squallido e fatiscente. Va risanato. Occorre puntare alla bellezza e al decoro

  • Sono pienamente d'accordo sulla proposta di radere al suolo l'edificio esistente, in quanto fatiscente e privo di qualunque pregio architettonico, e di far posto a un'area verde risanata, con parcheggio multipiano interrato. Logica soluzione in qualunque città "normale". Temo, però, che l'esistenza di una pluralità di enti decisori coinvolti e di interessi di natura particolare renderebbe difficile, se non impossibile, una operazione del genere. Allora ritengo importante sensibilizzare l'opinione pubblica per una presa di coscienza del miglioramento urbanistico che potrebbe derivare alla città dalla soluzione prospettata. Per questo ho proposto recentemente al quotidiano "La Repubblica" edizione di Palermo, di lanciare un sondaggio sull'impiego dell'area in questione, sulla falsariga di quanto fatto dal suddetto quotidiano nell'edizione del 17 marzo u.s., a proposito dell'area dove sorgeva Villa Deliella.

  • tutte idee interessanti, ma si tratta di un bene di proprietà privata, credo nessuna istituzione può far nulla, anche se comune e regione, credo facciano parte del consiglio di amministrazione dell'opera pia, recentemente si era insediato un nuovo presidente che si stava occupando dell'area interessata, cosa hanno fatto???? hanno commissariato l'istituto, avrà pestato i piedi a qualcuno, nei piani alti delle nostre istituzioni???? maaaah.... quindi non c'è volontà da parte delle nostre istituzioni ad interessarsi del famoso quadrilatero.....
    però i soldi per i grandi cartelloni pubblicitari, posti davanti una proprietà privata il comune li intasca.... chi ha autorizzato a metterli li??? vero è che l'area è abbandonata, ma sempre davanti a finestre di una proprietà privata sono stati messi

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