I giudici del TAR Sicilia tra ‘processi cartolari’ e grano ammuffito

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Ragionando su quell’abominio giuridico che si chiama processo cartolare. In base al quale se, ad esempio,le carte del ricorrente non sono a posto, un Presidente della Regione che non può essere tale rimane tale. Mentre il grano, anche se ammuffito, va comunque consegnato al legittimo acquirente…

Un’illustrissima e imbalsamatissima Accademia di Scienze, Lettere ed Arti si appresta a onorare il benemerito dell’umanità professor Bolibine, per un’invenzione fondamentale. Quella del cavallo. Ma sul più bello si scopre che i cavalli già esistevano: che fine farà il benemerito impostore Bolibine? Che fine farà la l’Accademia?

Questa la trama di una divertente commedia di Achille Campanile. Mi è tornata in mente quando, un giorno dopo l’altro, i giudici del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) Sicilia, non per colpa loro, si intende, ma perché costrettivi da una legislazione pregiustinianea, sono stati inibiti, poveretti, prima dall’entrare nel merito, ovvero nelle ragioni FATTUALI del mio ricorso per l’annullamento della proclamazione di Nello Musumeci a Presidente della Regione, e poi a disporre la consegna a chi l’aveva acquistato di tonnellate e tonnellate di grano ammuffito.

Questo abominio giuridico si chiama processo cartolare, ovvero un processo in cui solo “carta canta”. E questo vale per tutte le parti in causa.

Se le carte del ricorrente non sono a posto, Musumeci resta Presidente della Regione siciliana; se non sono a posto le carte del convenuto, il grano, anche se pieno di muffa, può tornare al legittimo acquirente.

Insomma, il morto non è morto.

Che strana la vita! Da un lato ci sono magistrati che muoiono perché fanno il loro mestiere, dall’altro ci sono magistrati che per vivere non hanno bisogno nemmeno di sapere che il cavallo esiste dai tempi preistorici…

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