Saverio De Bonis: “Il grano duro del Kazakistan? Di pessima qualità!”

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Ieri, in Sicilia, nel porto di Pozzallo, è arrivata una nave carica di grano duro del Kazakistan. Dopo il grano canadese ne hanno inventata un’altra. Ne parliamo con uno dei protagonisti di GranoSalus, Saverio De Bonis, che è anche candidato al Senato, in Basilicata, nel Movimento 5 Stelle. L’occasione per fare il punto della situazione su tanti argomenti. A cominciare dal CETA, voluto dalla UE e, nel nostro Paese, da PD e Forza Italia…

Allora Saverio De Bonis, ci racconta quello che sta succedendo nel mondo del grano? Proprio ieri abbiamo dato la notizia – che in effetti lei conosceva già – dell’arrivo, in Sicilia, nel porto di Pozzallo, di una nave carica di grano del Kazakistan (QUI L’ARTICOLO).

Qui in Sicilia siamo rimasti molto stupiti. Eravamo fermi al grano duro canadese, al grano dell’Ucraina, al grano francese, qualche volta anche al grano messicano: ma il grano del Kazakistan ci mancava. Poniamo questa domanda a Saverio De Bonis sia perché è uno degli esponenti di punta di GranoSalus, sia perché è stato il primo a parlare di questa ‘news’. E poi perché, da uomo dell’agricoltura del Sud Italia, De Bonis è impegnato in questa campagna elettorale da candidato al Senato in Basilicata nel Movimento 5 Stelle, unica forza politica che sta provando a difendere i prodotti agricoli del Mezzogiorno dagli effetti perversi della globalizzazione dell’economia.

Allora, De Bonis, che sta succedendo?

“Succede quello che voi avete scritto ieri: e cioè che la grande industria della pasta comincia a sentire gli effetti delle analisi disposte su pasta e semole e, in generale, gli effetti della battaglia, culturale prima che economica e politica, condotta da GranoSalus e da I Nuovi Vespri in difesa del grano duro del Sud Italia. Succede che i consumatori, oggi, sono più attenti. Del resto, siete stati voi a scrivere che certe linee di pasta industriale si vendono, oggi, a un prezzo che oscilla tra 0,60 e 0,70 centesimi di euro o anche meno. Un prezzo che svilisce la coltura del grano duro. Con possibili effetti negativi sulla salute di chi mangia un prodotto del genere”.

In che senso?

“Nel senso che, quando un prodotto viene venduto a un prezzo così basso, a farne le spese, di solito, sono la salute e l’ambiente”.

Non è un po’ paradossale che, ieri, proprio nel giorno in cui è entrato in vigore l’etichettatura della pasta, in Sicilia, a Pozzallo, sia arrivata una nave carica di grano del Kazakistan?

“E’ paradossale fino a un certo punto”.

Cioè?

“La legge italiana sull’etichettatura della pasta è una presa in giro. Tant’è vero che, proprio ieri, abbiamo fatto la spola tra negozi artigianali e supermercati, ma non siamo riusciti a trovare un solo pacco di pasta con l’etichettatura con relativa indicazione di provenienza del grano utilizzato per la produzione di tale pasta”.

Come mai succede questo?

“Perché questa legge non è nata come una cosa seria, ma come uno spot elettorale del PD di Renzi e del Ministro delle Risorse agricole, Maurizio Martina. Entrambi sapevano che l’Unione Europea non avrebbe mai accettato l’etichettatura di pasta e riso nella sola Italia. Infatti, tra sei mesi, Bruxelles approverà un nuovo Regolamento prevedendo un’etichettatura su base volontaria”.

Ci sta dicendo che chi lo vorrà scriverà nelle etichette l’origine del grano duro con il quale è prodotta la pasta e chi non lo vorrà continuerà a vendere pasta senza etichettatura?

“Esatto”.

Ma è una presa per i fondelli!

“Certo. Del resto, cosa vi aspettare dall’Unione Europea che ha siglato con il Canada l’accordo commerciale noto come CETA, firmato sia dal centro sinistra di Gianni Pittella, sia dal centrodestra rappresentato da Pasquale Pepe? In base a questo accordo commerciale, le multinazionali possono esportare in Canada tecnologie e qualche produzione industriale. E, soprattutto, possono andare lì a gestire i servizi. In cambio, però, i canadesi debbono esportare in Europa alcune delle proprie produzioni. E, tra queste, ci sono circa 4 milioni di quintali di grano duro prodotto nelle aree fredde e umide del Canada: grano duro che, notoriamente, viene fatto maturare artificialmente con il glifosato. Su questa molecola né Pittella, né Pepe, né Raffaele Fitto si sono mai pronunciati contro, anzi hanno votato a favore del rinnovo dell’autorizzazione all’utilizzo, in Europa, del glifosato per altri cinque anni. Per non parlare dell’umidità che facilita la proliferazioni di funghi che producono le micotossine DON: Pittella conosce molto bene questo argomento, ma a Bruxelles non è stato capace di abbassare i limiti per tutelare i consumatori italiani perché condizionato dalle lobby. Sicché, grazie a lui, al centrodestra e al centrosinistra, da anni, i consumatori italiani sono trattati peggio dei maiali canadesi”.

L’obbligo di etichettatura non consentirebbe più agli industriali di nascondere la presenza di grano duro canadese. Invece continueranno a nascondere la presenza di questo grano…

“Per l’appunto. Ma ci siamo noi, che continueremo ad effettuare le analisi. E non siamo più soli. Se sono candidato in Basilicata, nel collegio del Senato, con il Movimento 5 Stelle, ebbene, questo avviene perché il Movimento ha sposato le nostre battaglie. E’ proprio questo che dobbiamo provare a illustrare ai cittadini a pochi giorni dal voto: i cittadini di tutta l’Italia, non soltanto quelli della Basilicata e, in generale, del Sud, debbono sapere che, votando per il Movimento 5 Stelle daranno forza a chi si sta battendo per liberarli dal grano duro tossico. Se sarò eletto in Parlamento la prima iniziativa sarà quella di proporre la pubblicazione dei residui tossici sulla etichetta. Mentre PD e Forza Italia, nel Parlamento europeo e nel Parlamento italiano, sono favorevoli al CETA e agli sporchi traffici di grano che avvelenano la nostra vita. Dobbiamo ricordare ai cittadini, anzi lo dobbiamo gridare, che votare per PD e Forza Italia dà forza a chi vuole portare in Italia il grano duro canadese. Questi politici sono legati a doppio filo con mugnai, pastai e commercianti senza scrupoli”.

E agli agricoltori del Sud cosa dice?

“La stessa cosa con un elemento in più: e cioè che dando forza al Movimento 5 Stelle non si protegge solo la salute di tutti i cittadini – e soprattutto dei bambini, che sono quelli a maggiore rischio – ma si tutela anche l’agricoltura del Sud Italia e, segnatamente, il grano duro, che è l’eccellenza del mondo agricolo meridionale: un’eccellenza che Unione Europea, PD e Forza Italia stanno calpestando”.

Dicono che ci sia un po’ di ‘maretta’ tra la Coldiretti e il Ministro Martina…

“La Coldiretti ha già mollato il ministro Martina e si accinge ad un abbraccio mortale con Berlusconi. Insieme cercheranno di continuare a gabbare gli agricoltori italiani, che la Coldiretti ha difeso solo a parole: i produttori di grano duro del Sud la Coldiretti non li ha mai difesi e, in generale, nei fatti, non ha mai difeso i cittadini. Parlano, genericamente, di difesa dell’agroalimentare italiano, chilometro zero, campagne amiche e filiere capestro. Ma sono tutte chiacchiere, perché Berlusconi non può certo attaccare quel sistema – fatto anche da multinazionali – che ha fatto fortuna ‘taroccando’ il Made In Italy agroalimentare”.

In effetti, anche l’agroalimentare italiano è un po’ in affanno…

“Io direi che è in crisi, perché è costretto a trasformare prodotti agricoli che non sono italiani. E subisce una concorrenza spietata di prodotti agroindustriali sulla cui qualità pesano molti, troppi dubbi. A cominciare proprio dal grano che arriva dall’estero. Ma non c’è solo il grano: basti pensare alla passata di pomodoro. Il Sud Italia, per tradizione e per cultura, ha uno dei pomodori di pieno campo migliori al mondo. E invece siamo massacrati dalla passata di pomodoro cinese che arriva a fiumi. Stessa cosa avviene per l’olio d’oliva extra vergine, settore nel quale le sofisticazioni hanno raggiunto livelli insopportabili per i consumatori. Solo noi, attraverso le nostre battaglie, fuori e dentro le istituzioni, potremo mettere in sicurezza almeno un piatto di pastasciutta e garantire un cibo sano ai nostri bambini”.

Parliamo del grano: lei è stato il primo a denunciare l’arrivo del grano duro dal Kazakistan. Che tipo di grano duro è?

“E’ un grano duro di qualità pessima! Peraltro con un bassissimo tenore proteico. Cioè con poco glutine”.

Ma come, le industrie della pasta italiane hanno sempre detto che il grano canadese è il migliore del mondo perché ha un alto tenore in glutine, del grano duro del Sud Italia dicono che l’11% di glutine è un tenore troppo basso e, adesso, vanno a caccia del grano duro del Kazakistan che ha un tenore in glutine inferiore a quello del Mezzogiorno d’Italia?

“Le industrie della pasta perseguono il profitto, non la qualità del prodotto”.

A proposito di qualità: come diavolo pensano di produrre la pasta con un basso tenore di glutine?

“Semplice: miscelando il grano duro del Kazakistan con il nostro grano duro, della Puglia, della Sicilia, della Basilicata e via continuando. Tanto, come ho già accennato, l’Unione Europea non prevede l’obbligo di etichettatura, con l’indicazione di provenienza del grano duro. I consumatori continueranno ad essere ingannati”.

Come veniamo fuori da questo scenario?

“Mangiando pasta prodotta con il grano duro del Sud. Mangiando pane prodotto con il grano duro del Sud. Idem per le pizze, per i biscotti e via continuando. Ma, soprattutto, pubblicando in etichetta i valori dei residui”.

Chiudiamo con la sua campagna elettorale. Come sta andando?

“E’ una campagna elettorale difficile come tutte le campagne elettorali. Ma siamo ottimisti. La gente, in Basilicata, ha capito che la vecchia politica li ha presi in giro. Non c’è un solo settore della vita pubblica che, in Basilicata, è gestito bene. Dalla sanità, alla scuola. Per non parlare dell’economia. La legge sugli appalti ha, di fatto, ingessato gli investimenti pubblici. Il petrolio ha creato poca occupazione, molto inquinamento e tante, troppe malattie. In cambio abbiamo avuto delle royalties dieci volte inferiori a quelle del Kazakistan. Non c’è un progetto per valorizzare le testimonianze culturali della nostra Regione. Il turismo annaspa. E non c’è una visione strategica dell’agricoltura e della sua intima connessione con la salute pubblica ed il bilancio sanitario dello Stato. Martedì prossimo, a Matera, proveremo noi ad indicare alcune vie dell’export per l’agroalimentare di qualità”.

Però, in Basilicata, centrosinistra e centrodestra sono presenti e agguerriti.

“Rappresentano il passato. Nel centrosinistra la famiglia Pittella ha fatto il suo tempo. A nulla servirà la sua alleanza con Viceconte, perché se l’esponente italiano più potente a Bruxelles, presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, ha dovuto ripararsi in altri collegi, è evidente che siamo di fronte ad una fase di declino politico. I lucani hanno finalmente capito che sul petrolio sono stati svenduti da Pittella, Viceconte e De Filippo. Le condizioni di povertà a cui hanno ridotto la nostra regione sono vergognose e costringono i giovani a fuggire dalla nostra terra. La Basilicata non ha bisogno di scomodare Salvini per sentirsi dire che il nostro oro è rappresentato da agricoltura e turismo. Noi lo abbiamo affermato in tempi non sospetti. Tra l’altro, Salvini e i leghisti, fino a qualche tempo fa, definivano i meridionali terroni. Ora, dopo averli ripetutamente offesi, chiedono il voto ai meridionali. Insomma…”.

Lei parla spesso della Dieta Mediterranea. 

“I prodotti sani della Dieta Mediterranea possono diventare la Ferrari della nostra economia, ma non abbiamo alcuna intenzione di mettere quell’oro nelle mani dei leghisti. Potrebbe essere molto rischioso! Nel centrodestra, inoltre, c’è l’ex ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, brava solo a girare i salotti televisivi: ma anche lei, la ‘ministra delle porte girevoli’, come la chiamiamo noi, non è più credibile. Si è persino sposata con un esponente del PD. Ha contribuito con la sua inerzia politica ad affossare gli allevatori di conigli della sua regione, la Campania, dove insistono i più elevati consumi di carni bianche, ma non c’è più produzione. E adesso si è alleata pure con Clemente Mastella per bramosia di potere”.

Perché la chiamate “ministro delle porte girevoli?

“Perché era nel centrodestra, poi è passata nel centrosinistra con Angelino Alfano e, adesso, è ritornata nel centrodestra. Va dove va il vento. Siamo nel peggiore trasformismo politico. Viceconte e Benedetto non sono da meno in Basilicata. L’augurio è che questa fallimentare stagione politica sia alla fine. La gente questa volta non avrà paura di cambiare. Ne sono certo”.

Visualizza commenti

  • Ieri 16/02 al porto di Catania ne è arrivata un’altra con grano del Kazakistan battente bandiera russa destinata a quanto si dice in giro alla ditta EuroAgricola.
    Siamo alla pura follia ed in mano di questi criminali

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