Mattinale 4/ L’arresto di Bacchi e lo Stato italiano che convive con il crimine

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Ogni volta che arrestano qualche grande nome di chi vive al di là della legge non mancano mai i titoloni sui giornali e gli approfondimenti sui personaggi. Dimenticando che, senza la connivenza dello Stato italiano non saremmo arrivati a questo punto 

La fotografia che ritrae l’imprenditore Benedetto Bacchi, soprannominato il “re del gioco”, in stato di arresto, in mezzo a due poliziotti, con i polsi stretti da un paio di manette ritualmente coperte da un giaccone, è una sorta di crocefissione rovesciata. Dalla croce pende una Sicilia che non riesce a sollevarsi da una condizione di illegalità diffusa, pervasiva e condivisa.

Non visibili, come se fossero coperti da un buio caravaggesco, la circondano la cecità dei governi, gli egoismi di metà del Paese, ladroni complici e conniventi, e i pezzi dello Stato che trattano e convivono con la criminalità organizzata, senza la cui complicità non si sarebbe a questo punto.

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