Dirigenti generali della Regione: perché non nominare i vincitori di concorso?

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Il nuovo presidente della Regione, Nello Musumeci, ha annunciato “discontinuità”. Bene. Inizi con le nomine dei dirigenti generali. A casa tutti i dirigenti generali che non sono entrati nell’amministrazione regionale con un concorso. E valorizzazione di chi entrato in amministrazione per mezzo di concorso. E, ovviamente, no ai dirigenti generali esterni. E’ chiedere troppo? 

Dicono che il valzer dei dirigenti generali della Regione sarebbe già in corso. Trattative di qua, trattative di là. Ricordiamo che l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha ‘novellato’ la gestione dell’alta dirigenza regionale, trasformando i vertici dei dipartimenti in bassa merce di scambio politico. Aiutato, in questo, dalla legge Bassanini (in realtà, sono più leggi nazionali che risalgono alla fine degli anni ’90 del secolo passato), recepita in più riprese dal Parlamento siciliano. Legge che, con la scusa della separazione tra politica e amministrazione, ha consegnato alla politica l’alta dirigenza amministrativa.

Gli effetti della legge Bassanini, ‘declinata’ alla siciliana, nell’amministrazione regionale sono stati devastanti. Ormai da tempo i dirigenti generali della Regione siciliana – che un tempo si chiamavano direttori regionali – non sono più quelli di una volta. Se non altro perché, una volta – e precisamente fino a prima della legge regionale n. 10 del 2000 – per diventare direttore regionale non bisognava soltanto essere bravi: bisognava, tanto per cominciare, essere vincitori di concorso.

Ed essere vincitori di un concorso significava, in primo luogo, conoscere il Diritto e, segnatamente, il Diritto amministrativo.

Poi, a partire dal 2001,è arrivato il diluvio…

Ma non è della legge 10 – e della sua applicazione o non applicazione – che vogliamo parlare oggi. Il nostro ragionamento, oggi, si sintetizza in una proposta al Governo regionale di Nello Musumeci. Illustriamo la nostra proposta partendo da una premessa.

Attualmente, nell’amministrazione regionale sono in servizio dirigenti vincitori di concorso. Ebbene, presidente Musumeci, perché, nella nomina dei dirigenti generali della Regione non ricorrere a questo personale,piuttosto che a soggetti che non sono entrati nell’amministrazione regionale per concorso o, peggio, a soggetti esterni alla stessa amministrazione?

Guardando a quello che è avvenuto nell’amministrazione regionale, con riferimento alle nomine dei dirigenti generali, dal 2001 ad oggi, ci assale un dubbio: non è che, per caso, il fatto di aver vinto un concorso per dirigente regionale si configuri come una remora per la nomina a dirigente generale?

Forse la politica – che nomina tali dirigenti generali – preferisce nominare i propri sodali piuttosto che chi ha i titoli?

Ce lo chiediamo perché, in questi anni, abbiamo visto troppe storture. Agronomi che vanno a svolgere il ruolo di commissari nei Comuni e nelle Province, geologi che scrivono decreti attuativi di leggi sulle attività produttive, architetti che si occupano di Formazione professionale, ingegneri che scrivono decreti amministrativi.

Certo, c’è la dirigenza tecnica. Ma la dirigenza tecnica si dovrebbe occupare – per le rispettive competenze – di fatti tecnici.

Il Diritto amministrativo dovrebbe essere lasciato nelle mani di chi l’ha studiato, non di chi si improvvisa. Anche perché i risultati della sommatoria di tutti questi ‘improvvisati’ tecnici del Diritto amministrativo – anche nei livelli apicali dell’amministrazione regionale – sono sotto gli occhi di tutti.

Allora, che facciamo, presidente Musumeci? Continuiamo con il metodo Lombardo (che, forse non a caso, è di nuovo piedi piedi nelle alte sfere della Regione), tanto a te e tanto a me? Continuiamo a nominare dirigenti generali esterni, come sembra si profili al vertice del dipartimento regionale della Formazione professionale? O nominiamo i nuovi dirigenti generali valorizzando chi ha superato un concorso?

Aspettiamo i fatti.

 

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  • Ha perfettamente ragione. Gli attuali dirigenti trattano il diritto come il villico tratta la terra. E' disarmante e sconcertante il degrado a cui si assiste giornalmente nello svolgimento delle attività. Calpestano le norme e operano in regime di assoluta discrezionalità. Non esagero ma il 90 % degli atti e/o dei procedimenti sono illegittimi. Per non parlare del rifiuto categorico nell'applicazione delle norme sulla anti corruzione e trasparenza. Violate al 100%. Il guaio che chi fa notare queste cose viene emarginato come si fa con le mosche nelle giornate estive.

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