I risultati delle elezioni siciliane, gli “impresentabili” e il silenzio di Dio

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A nessuno sarà sfuggito il silenzio assordante con il quale ha Chiesa siciliana ha accompagnato le elezioni regionali siciliane. Nessuna parola sul nuovo presidente della Regione. Idem sui cosiddetto “impresentabili”. Tra vecchi poteri l’intesa è nelle cose 

Siamo arrivati a venerdì 10 novembre, sono passati cinque giorni dalle elezioni regionali. A nessuno di alto sentire sarà sfuggito il silenzio assordante con cui la Chiesa siciliana ha “maneggiato” le elezioni regionali prima, durante e dopo. Nulla ha detto sulle candidature in generale, nessun giudizio ha espresso sull’affidabilità davanti a Dio e gli uomini dei tanti, troppi voltagabbana e transfughi che avevano cambiato casacca, né ha invitato i fedeli a interrogarsi, di fronte a questi atteggiamenti, sulla serietà del loro impegno politico, né tantomeno segnalare i pericoli che potevano annidarsi sulla reali motivazioni di questi personaggi. Niente di niente. Silenzio assoluto sugli impresentabili.

La Chiesa ha assunto paradossalmente nei confronti di questi personaggi l‘identico atteggiamento dei partiti che li hanno presentati. Il suo silenzio ci dice cioè che la Chiesa ha come preso atto e ritenuto accettabile che i partiti non avevano altre possibili candidature, ovvero che, pur disponendo di potenziali candidati nemmeno sfiorati da qualsiasi sospetto, tuttavia per motivi di convenienza elettorale, era accettabile che presentassero i cosiddetti impresentabili.

Non si è chiesta la Chiesa, né ha chiesto di quali valori potessero essere portatori questi candidati, di quali messaggi etici potessero essere latori.

Il silenzio continua. Niente sul nuovo presidente della Regione, sui vinti e i vincitori. Niente. La Chiesa siciliana ha messo il bavaglio e lo ha messo al suo Dio.

Non dobbiamo meravigliarci della “milionaria” astensione dei siciliani quando la prima grande astenuta è la Chiesa siciliana.

Prima ha negato il suo magistero ai fedeli che si preparavano a recarsi alle urne per compiere un dovere civico e civile. Non si può dare a Dio se non si dà a Cesare, è questo il vero insegnamento di Gesù.

La persona umana è inscindibile. Il disprezzo per una certa maniera di fare politica non è costruttivo se non è spinta da stimoli morali e urgenze civili. Sono queste le condizioni di base per non disertare le urne.

Dio tace e la bottega del Lorefice è chiusa per indifferenza. Ci chiediamo chi e che cosa potrà salvare la Sicilia dall’orrore nel quale è caduta. Un orrore da Terzo Mondo che non ha bisogno di presuli all’ingrasso, ma che ha bisogno di testimoni di Dio, fino al martirio, come nel Terzo Mondo, non certo dei generici e scialbi richiami al buon governo che qualcuno in via Matteo Bonello starà sicuramente preparando.

Visualizza commenti

  • Sono trascorsi cinque giorni dalle elezioni regionali e su questo sito non è apparso alcun commento sul disastroso esito delle velleità "indipendentiste", terminate con il risultato risibile della lista La Rosa e neppure affacciatesi con la candidatura Busalacchi, esclusa per non aver saputo portare a termine la procedura prevista per la presentazione delle liste e risoltasi in una campagna elettorale per un candidato diretto da una s.r.l. lombarda.
    Forse chi parla sempre "in nome del popolo siciliano" sta semplicemente guardandosi allo specchio.

    • Gentile Marinelli, prima di rispondere sul merito delle sue osservazioni, debbo ancora una volta precisare che il mio movimento non è INDIPENDENTISTA. Il suo obbiettivo era ed è quello di attuare integralmente l’autonomia statutaria. Che, mi creda, è forse molto più dell’indipendentismo che è una utopia praticamente irrealizzabile. Catalogna docet) e che in Sicilia, dove in tanti sono pronti a morire per la Sicilia ma non sono disposti a tassarsi di 10 euro al mese per la causa, è solo un mezzo usato d furbastri per abbindolare qualche imbecille( e i risultati sono davanti ai nostri occhi). Quanto alla mia disavventura, le sarà sfuggito. ed è singolare, data l’attenzione che presta alla mio blog,che due situazioni perfettamente uguali(entrambe cioè viziate dallo stesso errore di forma), sono state giudicate dal Tribunale positivamente e dalla Corte d’Appello negativamente). A scuola in questi casi si parlava di aequitas cerebrina. Il resto è silenzio,per quanto mi riguarda. Cordialità F. Busalacchi

  • Che poi basta entrare nel sito della CESI per leggere quanto i vescovi hanno scritto e detto in materia

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