Alfano, D’Alia e Ardizzone: stanno come d’autunno sugli alberi le foglie…

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C’è un denominatore comune che lega il Ministro Angelino Alfano, l’ex vice Ministro Giampiero D’Alia e il presidente uscente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone: il passaggio dal centrodestra al centrosinistra. Ebbene, in queste elezioni i siciliani hanno deciso – qui la novità – di penalizzare chi pratica il trasformismo politico 

Incredibile ma vero: ricoprire il ruolo di Ministro della Repubblica per cinque anni di seguito, gestire un potere immenso, prima da titolare del Viminale, tra operazione Mare Nostrum e PON (fondi europei a ruota libera); poi Angelino Alfano va al Ministero degli Esteri, sempre in sella; poi, poi, poi… Poi c’è il presidente uscente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone. Insieme, Alfano, Ardizzone e l’ex vice Ministro Giampiero D’Alia nello stesso partito: Alleanza Popolare. Insieme nella stessa caduta: tre pezzi da 90 della politica siciliana, tre flop fragorosissimi!

Alfano perde in Sicilia e perde nella sua Agrigento. Proprio nella Città dei Templi vanno a mare due candidati alfaniani di peso: il deputato uscente Vincenzo Fontana e il parlamentare nazionale, Giuseppe Marinello. Per il Ministro degli Esteri la ‘botta’ è fortissima, perché adesso diventa tutto più difficile.

Certo, per le elezioni nazionali c’è l’accordo con Renzi: ma dopo la sconfitta del PD in Sicilia – sconfitta che, a parte Palermo, dove l’arretramento del Partito Democratico è vistoso, non è poi pesantissima – bisognerà capire come finirà a Renzi.

Insomma, per Alfano il futuro politico si presenta in salita. Sulla stessa barca si trovano D’Alia e Ardizzone, due ex democristiani che nel 2012 sono passati dal centrodestra al centrosinistra. Tutto sommato in questi ultimi cinque anni non se la sono passata male: D’Alia, parlamentare nazionale, come già ricordato, ha ricoperto il ruolo di vice Ministro; mentre Ardizzone, da sempre alleato di D’Alia, è stato presidente dell’Assemblea regionale siciliana.

Sembrava un’accoppiata vincente, quella tra D’Alia e Ardizzone. Sembrava. Perché la prima scossa, mettiamola così, che ha lasciato capire che qualcosa stava cambiando, è stata l’elezione a sindaco di Renato Accorinti, espressione di una sinistra un po’ immaginifica.

Un’elezione, quella di Accorinti, forse determinata da una sorta di gioco dei veti incrociati. O forse dal fatto che le ‘grandi famiglie del mare’ di Messina non si sono impegnate più di tanto. Chissà.

Non altrettanto può dirsi in queste elezioni regionali, se è vero che la famiglia Genovese è scesa in campo con una campagna elettorale a tutto spiano, candidando il figlio di Francantonio Genovese, il ventenne Luigi (COME POTETE LEGGERE QUI). Una prova di forza non tanto e non soltanto del parlamentare nazionale approdato a Forza Italia dopo aver abbandonato il PD, quando di un mondo che a Messina e dintorni conta assai.

Così a D’Alia e ad Ardizzone, finiti alleati di Alfano più per disperazione politica che per convinzione, non è rimasto molto spazio.

Anche per D’Alia – come per Alfano – il futuro, adesso, è un grande punto interrogativo.

Un dato politico emerge con una certa chiarezza: i cambi di di schieramento politico, quando poi passano dal vaglio degli elettori, non pagano. Alfano, D’Alia e Ardizzone, come già ricordato, hanno militato per anni nel centrodestra.

Quando poi, da ex centrodestra ti presenti ai tuoi elettori in uno schieramento politico opposto, gli elettori non ti seguono più.

In effetti, in Sicilia il trasformismo politico non ha mai creato molti problemi. Ma, a quanto pare, adesso li comincia a creare a chi si cimenta nei cambi di casacca…

 

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