Trinacria power/ Ecco perché ci sono tanti siciliani ai vertici dello Stato…

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Questa anomala abbondanza di cariche istituzionali nazionali occupate da siciliani aveva insospettito Franchetti e Sonnino, autori dell’inchiesta in Sicilia del 1876 i quali da acuti ricercatori avevano trovato la risposta…

L’Espresso di qualche settimana fa ha pubblicato un articolo sui Grillopardi e vi ha inserito un polittico di siciliani eccellenti sotto il titolo Trinacria Power. Vi erano riportate le fotografie, tra gli altri, di Mattarella, Grasso, Alfano, Pitruzzella e Paino.

Qualcuno si sarà certamente fatto una domanda: come è possibile che con tante eccellenze collocate ai vertici delle istituzioni repubblicane la Sicilia sia la schifezza della schifezza delle Regioni? Domanda legittima. Dovete sapere che questa è storia antica. Infatti questa anomala abbondanza di cariche istituzionali nazionali occupate da siciliani aveva insospettito Franchetti e Sonnino, autori dell’inchiesta in Sicilia del 1876 i quali da acuti ricercatori avevano trovato la risposta. Siccome i siciliani non ci stanno ad essere derubati e sono gente sempre pronta al dunque, ecco che occorre frantumare il fronte carsico della ribellione e dell’insurrezione sonnecchiante, cooptando nel sistema centrale quanti più rappresentanti siciliani possibili. Ovviamente, poiché la qualità nei siciliani è abbastanza diffusa e quindi c’è abbondanza di materia prima, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

La “chiamata”, proprio in ragione dello scopo che si prefigge, “sopire, chetare”, ha però un prezzo: gli “eletti” non possono parlare della Sicilia, nessun intervento per la Sicilia va perorato, al contrario, la parola d’ordine è assecondare ogni azione del sistema, teso a derubare l’Isola e, per di più, tenere buoni i conterranei siciliani i quali ovviamente si fideranno.

Quale siciliano potrebbe infatti pensare che un siciliano, Presidente del Consiglio, a parte Crispi e Scelba, farebbe sterminare suoi conterranei che chiedono migliori condizioni di lavoro?

Veniamo ai fatti. La fattispecie che descriverò dovrebbe essere nota ai nostri lettori: è stata definita e denominata come il “Patto scellerato Renzi-Crocetta” (COME POTETE LEGGERE QUI). Qui è necessario qualche passaggio un po’ tecnico. E spero me lo me lo perdonerete per amore della verità.

L’Art. 8 dello Statuto della Regione Sardegna così stabilisce:

Le entrate della Regione sono costituite:
a) dai sette decimi del gettito delle imposte sul reddito delle persone fisiche e sul reddito delle persone giuridiche riscosse nel territorio della regione;

L’articolo 36 dello Statuto della Regione siciliana stabilisce che:
1. Al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali
della Regione…

E’ chiaro? Alle Sardegna spettano i 7 decimi del gettito, alla Sicilia l’intero gettito.

Eppure lo Stato italiano, con la collaborazione pelosa dei politici siciliani, è riuscita ad equiparare le entrate della Sicilia a quelle della Sardegna sottraendoci il 30% delle nostre risorse.

Lo Stato, “leale collaboratore” del piffero, ha remato contro, sin dall’inizio della vita della Regione, le ha sperimentate tutte, dal furto con destrezza alla truffa semplice, dal ricorso specioso alla causa temeraria, fino a quando le condizioni per fare i propri comodi non si sono presentate.

Ovvero, la coincidenza che in tutti i punti nodali del procedimento necessario per derubare definitivamente i siciliani ci fossero siciliani.

Care amiche e cari amici, dovete sapere che un determinato articolo del nostro Statuto può divenire operativo se vengono emanate le relative norme di attuazione. Queste sono un meccanismo normativo che regola il passaggio dallo Stato alla Regione dei poteri e delle competenze previste in quel determinato articolo. E’ un percorso lungo e complicato che di mani in mani passa attraverso vari organi istituzionali.

Vi descriverò quello del “Patto scellerato”.

Tutto comincia quando, a corto di liquidità, e con la promessa di avere prestati 800 milioni di euro, Rosario Crocetta (primo siciliano in causa) subisce dal governo centrale due ricatti: il primo di dovere rinunciare ad alcuni ricorsi in materia tributaria alla Corte costituzionale che, se vinti, avrebbero fatto pervenire nella ‘casse’ della Regione svariati miliardi di euro (vedi qui); il secondo di approvare le norme di attuazione dell’art 36 dello Statuto siciliano con la rinuncia all’intero gettito e con l’equiparazione alla norma della Regione Sardegna. Si trattò di una scorretta e anticostituzionale interpretazione della serie “Il lupo e l’agnello”.

Mentre l’Assemblea regionale approva l’operato di Crocetta (per vedere chi vota a favore vai a “Ars, ecco i nomi dei Giuda che affossano la Sicilia),una commissione lavora alacremente: ha il compito di elaborare le norme di attuazione che daranno gambe al ‘Patto scellerato’.

E’ una commissione interamente composta da siciliani, due nominati dallo Stato, Ida Nicotra e Antonio La Spina, e due dalla Regione, Giuseppe Verde e Antonino Caleca, tutti piddini di stretta osservanza renziana.

La legge approvata dalla Regione diventa parte integrante della legge statale sugli enti locali con il voto favorevole dei deputati siciliani (vedi: “Accordo truffa. Ecco i traditori siculo – romani) e dai senatori siciliani ( Ecco i senatori siciliani che hanno detto si al patto scellerato), con il testa il sicilianissimo Piero Grasso.

Il pregevole lavoro della Commissione paritetica viene portato in Consiglio dei ministri, dove Alfano il girgentano si volta dall’altra parte, e infine viene sottoposto alla firma del siciliano supremo, l’ultimo siciliano in causa, Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica.

Questo è il vero Trinacria power!

Visualizza commenti

  • Gentile Franco Busalacchi.
    Le "eccellenze siciliane" in politica ci sono sempre state, già con la variegata disposizione parlamentare del regno-Savoia.
    Non dimentichiamoci di Vittorio Emanuele Orlando, lo stesso Presidente del Consiglio che prefigurava un potere unico statuale, dove ai partiti, secondo lui, non era nemmeno necessario riconoscere una valenza giuridica.
    Già con il "liberale, riformista, socialista..." Giovanni Giolitti, si diede inizio alla partitizzazione della Pubblica Amministrazione, in capo ai partiti di governo, che dura e perdura fino a oggi.
    Lei , gentile Franco Busalacchi e io sappiamo benissimo che il problema dei problemi è quello di formare pubblici dipendenti che si interessino non del loro particulare in simbiosi con quello di chi li ha raccomandati, che sono i partiti da sempre nei governi repubblicani, ma dell'interesse di tutto un popolo che li paga per servire la collettività, e non i "tengo famiglia".
    Questa è l'impresa delle imprese, da far ghiacciare il sangue nelle vene.
    Ecco perché bisogna cominciare dalle scuole, fino dalle elementari, a formare giovani, futuri appartenenti a un intero Paese, a un'intera regione e non a un partito o a dei partiti.
    So già che nelle "istituzioni pubbliche siciliane" , segnatamente nei comuni, sono in atto tutti i "pacti sceleris" per promettere stabilità, posti di lavoro e progresso agli stessi che sono precari a vita e a cui piace dimenticarsi che sono in quello stato, esattamente perché ce li hanno messi quegli stessi che hanno già loro fatto promesse mai mantenute!
    Insomma, siciliani, svegliatevi!
    Votiamo chi parla di partecipazione dalla base alla Cosa Pubblica! Non dall'alto della massoneria e quindi dalla P2.
    Cambiare politica si può e allora si deve: il primo che vi promette posti, prebende e favori è lo stesso che non dovete, non dobbiamo mai votare!
    E allora ci saranno meno "eccellenze politiche siciliane" al governo, che fanno poco e nulla, fino a quando non li avremo dimenticati per sempre!

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