La ‘Munnizza’ al potere: ciò che a Bagheria non si può fare nell’Agrigento di Angelino si fa da anni!

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Stranezze di Sicilia. L’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore ‘Totò’ Petrotto, ricorda che già nel 2011 denunciava a tutte le autorità competenti – magistratura e Commissioni parlamentari d’inchiesta – gli affidamenti diretti dei servizi di raccolta dei rifiuti. Servizi affidati, guarda caso, sempre alle stesse ditte. Con i rifiuti che finivano (e finiscono ancora oggi) sempre nella stessa discarica di Siculiana… Nell’Agrigento di Angelino Alfano, a quanto pare, si può…

di Salvatore Petrotto

Che il problema dei problemi in Sicilia sia quello della gestione del ciclo dei rifiuti crediamo che ormai non sfugga più a nessuno. Compresi i Cinque Stelle, il cui sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, è indagato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, ed al quale è stato addirittura imposta una misura di polizia, consistente nell’obbligo della firma, per l’affidamento diretto di un appalto, risalente al 2015, relativo ad un servizio per la raccolta e trasporto dei rifiuti in discarica dell’importo di 3 milioni di euro.

Embè, qual è la novità? Ma se è dal 2009, da sindaco di Racalmuto e da componente dell’ATO Ag 2 di Agrigento, che chi scrive denuncia queste procedure d’appalto che, adesso – ma solo adesso – e solo la Procura ed il Tribunale di Termini Imerese, ritengono illegali!

Pensate che, nel 2011 avevo persino formalizzato una denuncia, presentata presso la Procura della Repubblica di Agrigento, avendo constatato che, sempre alle stesse ditte empedocline ed agrigentine, sono stati affidati, per 5 anni consecutivi e per un importo complessivo di circa 150 milioni di euro, dall’ormai ex ATO AG 2, praticamente alla stessa maniera di quanto è avvenuto a Bagheria, i servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti di 19 Comuni, compresa la città di Agrigento.
Rifiuti che venivano e vengono tuttora sotterrati nella discarica di Siculiana, gestita da Giuseppe Catanzaro, attuale presidente di Confindustria Sicilia subentrato al posto del suo carissimo amico, Antonello Montante, momentaneamente sotto inchiesta per mafia presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta.

Eppure nell’Agrigentino non è successo niente, nessuno si è accorto di niente, nessuno risulta indagato. Anzi, per certi versi la storia continua, se si tiene conto che, nella città di Agrigento, a gestire tali servizi, da oltre vent’anni a questa parte, praticamente dal 1996 ad oggi, è ancora la stessa azienda, il cui titolare è primo cugino dell’attuale sindaco di Agrigento, Calogero ‘Lillo’ Firetto, nonché ex parlamentare regionale e già sindaco di Porto Empedocle.

Ad Agrigento, come si sa, può succedere di tutto e di più, ma finora non si muove foglia.
Neanche quando queste cose sono state da me segnalate a due Commissioni parlamentari nazionali d’Inchiesta.

Sono stato infatti sentito, il 19 maggio del 2015, dalla Commissione bicamerale che si occupa del ciclo dei rifiuti e dei reati ad esso correlati, presieduta dal parlamentare del PD, Alessandro Bratti, ed il cui vice presidente è Stefano Vignaroli, dei 5 Stelle. In quell’occasione ho denunciato tali corposi affidamenti senza gara e tante altre illegalità che riguardano sempre la gestione dei rifiuti nell’Agrigentino, comprese le autorizzazioni relative alla creazione della mega discarica di Siculiana che, a detta anche degli stessi funzionari regionali che le avevano firmato, e tra questi il dott. Gaetano Gullo, erano illegittime.

Ricordo che, al termine di quell’audizione a Palazzo San Macuto, a Roma, quasi tutti i componenti della Commissione mi dissero esplicitamente che avevo ragione. Addirittura con qualcuno ci siamo lasciati andare a qualche battuta di spirito, allorquando mi è stato chiesto se, presso la Procura della Repubblica di Agrigento, c’era qualche sostituto che si stava occupando di quelle che ad Agrigento devono rimanere, per colpa di qualche più o meno strumentale carenza investigativa, delle illegalità tutte da dimostrare, considerato che non è stato mai avviato alcun accertamento investigativo.

La qualcosa, davvero inquietante, è stata peraltro ammessa nel corso di alcune audizioni anche da parte di qualche magistrato. Ricordo che, di rimando, risposi ai componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta che mi ha sentito che, ad occuparsi di questi miei esposti presentati presso le autorità giudiziarie agrigentine, non c’era né un sostituto, né tanto meno un titolare che si fosse mai interessato di quella che è e rimane, nella Terra di Pirandello, una prassi consolidata: e cioè affidare in continuazione e per diversi anni, appalti su appalti per svariate decine di milioni di euro, ovviamente senza gara!

Anzi, aggiunsi che le uniche gare che conosciamo nell’Agrigentino sono quelle sportive. Ed anche quelle a volte sono truccate.

Un risultato, dopo quell’esperienza romana, per la verità l’ho ottenuto, e cioè quello di avere collezionato una decina di querele per delle presunte diffamazioni, con tanto di imputazione diretta, anche per alcuni servizi giornalistici che il sottoscritto non ha mai né scritto e né pubblicato.

Un vero e proprio stalking giudiziario perpetrato nei miei confronti: Pensate che tali procedimenti per diffamazione, per cose da me mai dette e mai scritte, son tuttora in corso, mentre le mie denunce, ad oggi per lo meno, sono state incardinate su un binario morto e sepolto.

Non contento di ciò, ricordo che queste stesse denunce le ho prodotto anche alla Commissione parlamentare nazionale Antimafia, presieduta da Rosy Bindi e le ho pure inviate al suo vice, attuale candidato alla Presidenza della Regione per la sinistra alternativa al PD, Claudio Fava.

Di queste, per lo meno insolite inerzie giudiziarie agrigentine, ne ho parlato più volte anche con il deputato regionale saccense, Matteo Mangiacavallo, nonché col senatore Mario Michele Giarrusso, entrambi dei 5 Stelle.

Adesso spero che, dopo la vicenda di Bagheria, anche i grillini si siano resi conto che, a volte, la giustizia siciliana ha, per così dire, velocità diverse.

Nella provincia del ministro Angelino Alfano, addirittura quando si denunciano appalti pubblici che riguardano la gestione dei servizi quali rifiuti, ma anche l’acqua od i centri di accoglienza per immigrati, ci si accorge che le procedure, ritenute illegali a Bagheria, da noi, nell’Agrigentino, sono una prassi consolidata da qualche decennio ormai!

Perché fare gare se si sa che deve vincere il cugino del sindaco od il compare del ministro? Tanto vale affidare i servizi direttamente, e chi se ne frega se, trattandosi di rifiuti, ad esempio, essi prevedono la raccolta differenziata, o se vengono violati codici ambientali, oltre a quelli sugli appalti pubblici!

La Corte dei Conti a Palermo si è mossa, minacciando sanzioni per 21 milioni di euro a carico del sindaco Leoluca Orlando e del Presidente della Regione, Rosario Crocetta, nonché dei loro predecessori e di alcuni funzionari pubblici, dopo essersi resa conto che, in maniera del tutto strumentale, non è stata mai effettuata la raccolta differenziata, per favorire il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti del Palermitano nella discarica comunale di Bellolampo.

Ad Agrigento è avvenuta praticamente la stessa cosa, per lo meno dal 2007 ad oggi. Per rendersene conto basterebbe consultare i capitolati d’appalto in cui è previsto il conferimento di tutti quanti i rifiuti in discarica. E poi che importanza ha se poi, chi sotterra i rifiuti, li tritura soltanto, effettua cioè solo la tritovagliatura, anziché fare la biostabilizzazione come prevede la legge!

Tanto se poi la ex Provincia regionale di Agrigento scopre l’inghippo e commina una multa da oltre 8 milioni di euro alla società che non segue le corrette procedure di smaltimento dei rifiuti, come è capitato lo scorso anno, si corre subito ai ripari: si presenta un ricorso tributario che si trascina stancamente per le lunghe e, a quel punto, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato, ha dato.
E… scurdamuni u passatu semu d’Agrigentu paisà!

Tanto un amico ministro, un presidente di commissione parlamentare saccense dello stesso partito, o un funzionario che non fa storie si trova sempre, per aggiustare questo ed altro.

Ad Agrigento, cari grillini, non siamo a Bagheria, da noi l’amicizia è sacra, anche quando ci si incontra in Procura ed in Tribunale.

E così il ministro continua a fare il ministro, i suoi amici parlamentari continuano a fare squadra presso le varie commissioni regionali e nazionali, le inchieste continuano a languire, i rifiuti continuano a marcire in discarica, le tasse sui rifiuti continuano ad aumentare e gli amici e compari del Ministri continuano ad arricchirsi col trasporto e lo smaltimento dei rifiuti!

Da noi, il potere della ‘munnizza’ non si può sconfiggere mai! Fino a quando, non lo sappiamo.
Per ora le cose stanno così.

Dalla terra di Sciascia e Pirandello ho concluso. Adesso passo la linea alla Bagheria di Renato Guttuso e del regista e premio Oscar Peppuccio Tornatore. Chissà se da queste sporcizie, anche e principalmente istituzionali, un film prima o poi verrà fuori, magari lo si intitolerà ‘La munnizza al potere’, mentre il sottotitolo potrebbe essere: “ovvero uno sogno ‘fitusu’ fatto in Sicilia”…

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