Leoluca Orlando e il PD ‘accolgono’ Alfano e puntano a inglobare la sinistra di Fava e Navarra

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Ormai gli occhi ‘cerulei’ di Renzi e Leoluca Orlando sono puntati sul potenziale 6-7% che, nonostante tutto, la lista di sinistra di Claudio Fava e Ottavio Navarra può acciuffare alle elezioni regionali del 5 novembre. Il PD e il sindaco di Palermo non possono ‘permettere’ a una vera sinistra di esistere in Sicilia. Quindi, dopo aver ‘chiuso’ l’alleanza con il Ministro Alfano, faranno di tutto per inglobare (e quindi per fare sparire) la lista di sinistra  

Non si sa quanti parlamentari sono rimasti fedeli al Ministro Angelino Alfano. E non si sa quanti elettori siciliani lo seguiranno. Ma forse è per questo – per provare a frenare la ‘fuga’ di dirigenti e militanti – che in queste ore gli alfaniani hanno ‘chiuso’ in frett’e furia l’accordo con il PD e con Leoluca Orlando: nella corsa per la presidenza della Regione appoggeranno il rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari.

Quello siglato è un accordo di potere, tra alleati che non si amano, costretti a stare insieme per fronteggiare avversari comuni. Alfano, Orlando e il PD hanno lavorato con il ‘bilancino’. Sanno che Alleanza Popolare, negli ultimi giorni, ha perso tanti, troppi ‘pezzi’.

Ma sanno anche che le clientele messe su dal Ministro Alfano e da coloro i quali gli sono rimasti fedeli sono ancora tante. A cominciare dalla gestione dei migranti, adulti e minori. Poi ci sono i Comuni, le amicizie, i favori. Tutto fa ‘massa critica’ in queste ore.

La fretta nel siglare certi accordi – e il ritorno nel centrosinistra di un personaggio ‘svolazzante’ come Fabrizio Ferrandelli, fino a qualche settimana addietro schierato con Forza Italia di Gianfranco Miccichè e con il Cantiere Popolare di Saverio Romano e Toto Cordaro – più che una manifestazione di forza, testimonia la debolezza del centrosinistra siciliano, pronto a fare e a prendere di tutto pur di raggranellare consenso.

Qualcosa in più si capirà nei prossimi giorni, quando assisteremo alla nascita della ‘lista dei territori’, ennesima alchimia trasformista di Leoluca Orlando che, utilizzando in modo improprio il proprio ruolo di presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), sta provando a convincere un drappello di sindaci a candidarsi al Parlamento dell’Isola a sostegno di Micari.

Di fatto, nel centrosinistra si va avanti di forzatura in forzatura. C’è Micari che non si dimette da rettore dell’università di Palermo, perché pensa – o forse s’illude – che il ruolo che ricopre gli potrebbe portare consenso. E c’è Orlando che punta a strumentalizzare i sindaci proprio nel momento di massima crisi dei Comuni siciliani, quasi tutti senza soldi e senza bilanci a causa degli tagli operati dal Governo nazionale.

L’operazione di Orlando è ardita: convincere i siciliani, attraverso i sindaci, a votare per lo schieramento politico che ha portato i Comuni dell’Isola al quasi fallimento. Insomma, i siciliani che dovrebbero votare contro i propri interessi. 

Del resto, se queste ‘operazioni’ trasformiste non le tenta Leoluca Orlando chi le dovrebbe ‘sperimentare’?

Quella dei sindaci in lista non sarà un’azione politica ed elettorale indolore. Ad Agrigento, per esempio, un personaggio storico della sinistra, Giuseppe ‘Peppe’ Arnone, ha già puntato i riflettori sul sindaco della Città dei Templi, Calogero ‘Lillo’ Firetto. All’ombra del Tempio della Concordia, nelle prossime ore, non si escludono ‘giochi d’artificio’…

A sinistra – non nel centrosinistra, ma nel mondo della sinistra siciliana alternativa al PD – è importante l’appuntamento del 10 settembre. Quando il candidato Claudio Fava e il suo vice, Ottavio Navarra, saranno costretti a scoprire le carte.

Questo schieramento politico è nato in alternativa al PD e a Leoluca Orlando. Ma nelle ultime ore Fava ha cambiato le carte in tavola. Trasformando, o provando a trasformare, questa esperienza politica di alternativa al PD in un movimento politico pronto a fiancheggiare lo stesso PD.

Altra operazione trasformista tentata, non a caso, da un ‘allievo’ di Leoluca Orlando (Fava ha mosso i primi passi in politica nei primi anni ’90 del secolo passato nella Rete di Orlando).

Vero è che Fava ha detto a chiare lettere che un eventuale accordo con il PD e con Leoluca Orlando presuppone l’allontanamento dall’alleanza di centrosinistra del Ministro Alfano e dei suoi. E siccome, come già ricordato, gli alfaniani hanno già stretto l’accordo con il PD e Orlando, Fava e Navarra non dovrebbero avere a disposizione sufficienti margini di manovra per un mezzo inciucio con il Partito Democratico e con il sindaco di Palermo.

C’è, però, un problema: il centrosinistra siciliano, nonostante controlli tutte le leve di governo e di potere dell’Isola – compresa la sponda del Governo nazionale – è molto indietro non tanto nei sondaggi (che lasciano il tempo che trovano) quanto nell’immaginario dei siciliani, che etichettano questo schieramento politico come “quello che ha portato Rosario Crocetta”, personaggio considerato, all’unanimità, un disastro a tutti i livelli.

Che vogliamo dire? Semplice: che nonostante la svolta ‘inciucista’ di Fava – che, con molta probabilità, ha già fatto perdere a questa forza politica tanti voti, soprattutto tra i giovani – questo schieramento ha comunque un potenziale elettorale del 6-7%. E in questo momento il PD e Orlando, alla disperata ricerca di consenso, non si possono permettere una lista alla propria sinistra.

Da qui le probabili pressioni per intruppare Fava e Navarra nel centrosinistra: e pazienza se ci sono pure i voti di Alfano, che tra l’altro servono alla ‘causa’ almeno quanto i voti di una sinistra ‘alternativa’ al PD appena nata.

Che poi la ‘causa’ sia il mantenimento dello sfascio economico, sociale e istituzionale nel quale il PD renziano ha fatto precipitare la Sicilia conta poco o nulla: per Renzi (che, non a caso, si ripresenta in Sicilia dopo la batosta del 4 dicembre dello scorso anno), per i ‘capi’ del Partito Democratico siciliano, per Orlando e per il resto di questa allegra brigata conta solo il mantenimento del potere: il controllo dei grandi appalti che non finiscono mai (nel senso che le opere non vengono mai completate: vedere gli scandali della strada Caltanissetta-Agrigento e della strada scorrimento veloce Palermo-Agrigento, vere e proprie ‘macchine mangia-soldi’), il controllo dei fondi europei, il controllo delle politiche del lavoro, dei fondi in agricoltura, dei fondi per la formazione professionale.

E, soprattutto, il controllo del grande affare dei migranti, che consente la gestione, a ruota libera, di un flusso impressionante di denaro pubblico che in parte finisce nelle tasche di chi gestisce i centri di accoglienza e, in parte, consolida un sistema di reclutamento di personale senza evidenza pubblica (basti pensare al personale che opera nei centri di accoglienza, compresi i centri di accoglienza per i minori). 

Non un progetto di cambiamento della società siciliana, ma il tentativo di lasciare tutto così com’è, per consentire a Roma di continuare ‘saccheggiare’ le finanze regionali (gli 8 miliardi di euro circa di indebitamento della Regione siciliana possono diventare 10-12 miliardi: tanto che problemi ci sono, visto che a pagare sono gli ignari cittadini siciliani con le tasse?) e per consentire agli attuali governanti di continuare a ‘spolpare’ la Sicilia.

Fava e Navarra cederanno al voto utile per questa ‘causa’, o manterranno la barra del timone a sinistra? Lo sapremo il 10 settembre.

Foto tratta da nuovatlantide.org

 

 

 

 

 

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